Guido Gazzoli, il Fatto Quotidiano 9/10/2015, 9 ottobre 2015
“DOPPIO-GIOCHISTA L’IDOLO-DESAPARECIDOS”
[Intervista a Ceferino Reato] –
Un libro accusa l’ex dirigente Montonero e autore del libro che ha denunciato i “voli della morte”, Horacio Verbitsky, di esser stato un collaboratore del regime militare che governò l’Argentina negli Anni Settanta. Il libro Doble agente di Gabriel Levinas rivela, tra l’altro, come il 30 marzo 1981 Verbitsky avrebbe firmato un contratto per 10 milioni di pesos , pagati dalla Fuerza Aerea, con l’Istituto Argentino di Storia Aeronautica, per “Una revisione finale su uno studio che descrive la nostra storia”. “Tutto il mondo che frequentava Verbitsky quando faceva parte di Montoneros è caduto, mentre lui rimase miracolosamente in piedi al punto di presentare tranquillamente una fattura a suo nome in piena dittatura e questo è incomprensibile a meno che non fosse un collaboratore.
La dittatura era perversa però non idiota”, aggiunge in una intervista radiofonica Miguel Bonasso , altro ex membro dei Montoneros. Il giornalista ha replicato accusando Bonasso di non aver salvato – fornendogli un biglietto aereo – il giornalista Rodolfo Walsh, vittima della dittatura. Sarebbe però stato smentito dalla figlia di Walsh che ha replicato: “Le accuse di Verbitsky sono ingiuste e false: mio padre non volle mai abbandonare l’ Argentina e quindi non stava aspettando alcun biglietto”.
Da tempo si assiste a un processo di revisione sugli Anni Settanta, di cui il giornalista Ceferino Reato è stato il precursore come autore di libri che documentano, smantellandola, la costruzione agiografica di uno dei periodi più bui dell’Argentina.
Ceferino Reato, quando si registra l’inversione di rotta?
A partire dal 2008 iniziano a esser pubblicati testi sulla guerriglia che trattano l’argomento da un punto di vista più critico e che riportano il panorama a una realtà di anni di governi costituzionali, dal 1973 al ‘76 , dove sì operavano bande parastatali , come la “Triple A”, ma dove la lotta armata ha prodotto 1.075 morti. Quello che si sta giudicando, giornalisticamente, è quanto ognuna delle due parti – destra e sinistra – abbia contribuito a quel triste periodo.
Due fazioni che combattevano anche in nome di Dio.
I Montoneros avevano origine nei movimenti cattolici così come i militari si ispiravano a ideali religiosi. Il generale Videla credeva di essere uno strumento di Dio e che si sarebbe salvato: non si vedeva come un assassino ma credeva che uccidere, provocando la morte di migliaia di argentini, fosse necessario per compiere una missione divina . C’è da dire che anche all’interno della Chiesa è mancata una vera autocritica rispetto a quei tempi. Se dalla parte dei militari la sua influenza è chiarissima altrettanto lo è nella guerriglia, dove molti preti e anche arcivescovi formavano parte dei Montoneros, che si erano organizzati come un esercito regolare.
Nel libro Viva la Sangre riporta dati sui desaparecidos ben lontani dal numero di 30.000.
Sì, sono 6.415. Cifra enorme se si pensa che all’epoca la popolazione dell’Argentina era di circa 28 milioni. Non sono però il numero che, secondo Graciela Fernandez Meijlde, militante dei diritti umani e poi ministro, e che ha sofferto la sparizione di un figlio, è un dato inventato in Europa dagli esiliati per via della dittatura, dato che doveva attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale.
Guido Gazzoli, il Fatto Quotidiano 9/10/2015