Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/10/2015, 9 ottobre 2015
PERISCOPIO
Inquiniamo l’ambiente con le auto. Espelliamo 400 mila irregolari. Bombardiamo Paesi stranieri. Ci manca solo cambiare il nome in Stati Uniti d’Europa. Gianni Macheda.
Finalmente si è capito perché le Volkswagen sono così belle: le truccano. Talmente tanto che negli ultimi anni, in catena di montaggio, pare abbiano assunto dei visagisti. Dario Vergassola. ilvenerdì.
Ascoltare, per la politica, è un dovere. Un politico che non ascolta il popolo è come un medico che non ascolta il paziente. Paolo Del Debbio, conduttore tv. (Salvatore Merlo). Il Foglio.
Benedetto da Norcia, rifugiandosi a Subiaco, «scappa dalla frivolezza di un mondo che, pur prossimo a morire, non vuole guardare la realtà che bussa alle porte». Sembra una frase per l’Italia di oggi. Anche allora, a 500 anni dalla venuta di Cristo, Roma si distingueva per dissolutezza. Giorgio Boatti, storico (Stefano Lorenzetto). il Giornale.
Quella sinistra che abbiamo conosciuto è finita e forse non è un male. Piergiorgio Bellocchio, fondatore di Quaderni piacentini. la Repubblica. (Antonio Gnoli).
Non credo alla scissione del Pd che spesso si ventila per i tanti maldipancia della sinistra Pd, perché tengono tutti famiglia. Urlano, ma poi restano nella casa madre, e non hanno alcuna intenzione di cambiare. Se fanno politica partendo dalla domanda: «verrò eletto o no», hanno già perso. Sono dei dipendenti... Marco Rizzo, segretario del Partito comunista (Franco Bechis). Libero.it
Inizio anni Cinquanta, sala Scarlatti del Conservatorio di Napoli. Paul Hindemith (dico!) prova un concerto con l’Orchestra Scarlatti da Napoli, allora un complesso di altezza europea del quale Vitale era direttore artistico. A un certo punto si ferma: col suo orecchio eccezionale dice: «Sento un Do. Chi lo ha fatto?». Tutti negano. Da capo. Di nuovo il Do e di nuovo tutti negano. Era così impercettibile che persino Hindemith lo coglieva ma non riusciva a individuarne la fonte. Il maestro Ferrara sedeva in fondo alla sala. Si alzò e, chiedendo scusa se si intrometteva, indicò uno strumentista di viola. Questi, involontariamente, con l’arco sfiorava la corda Do e non se ne accorgeva egli medesimo! Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Dino Buzzati mi ha chiesto di recensirgli il libro. Gliel’ho promesso. Se è bello, parlerò del libro. Se è brutto parlerò dell’autore. Il solito sistema. Indro Montanelli, I conti con me stesso - Diari 1957-1978. Rizzoli.
A un certo punto della vita ti accorgi che l’autunno comincia a somigliarti: nell’ombra, nel prosciugarti, nel sentirti spoglia, qualcosa ti è dolorosamente affine. A vent’anni mi inebriavano, le folate di vento e i mulinelli di foglie fiammanti, trascinate via. Ma mi sento foglia, adesso; una foglia, esattamente nel momento in cui è ancora verde, e attaccata al suo ramo, eppure in una notte la linfa nelle vene si è arrestata, e il verde si è impercettibilmente ingrigito. Il fatto è, credo, che davvero non siamo fatti per morire; e il cuore, non appena avverte quell’orizzonte inesorabile, anche se ancora lontano, si inclina come una barca nel mare grosso. I campi di girasoli del colore dell’oro, l’aria ebbra di profumi, il canto delle cicale pazze di sole: cos’è l’estate, se non eco e insieme annuncio di un Eden perduto? Marina Corradi. Tempi.it.
Ho cercato spesso di stabilire un colloquio con l’immagine di mio padre e con quella di mia madre, oscillando tra rivolta e sottomissione. Ma mai ho potuto cogliere e capire l’intima natura di queste due sfingi poste a guardia della mia vita. Peter Weiss, incipit di Congedo dai genitori.
Riesco a mettere sul mercato 800 mila bottiglie, più di quanto vendo con i cd. Al Bano. (Carlo Baroni). Corsera.
Nell’aprile del 1944 fui presa come segretaria nell’ospedale tedesco di Pocol. Non era esattamente come fare l’infermiera ma entrai in contatto con quel mondo della convalescenza dove il confine tra speranza e disperazione non era del tutto definito. Lì si curavano soldati tedeschi vittime anche loro della guerra. Soprattutto cinquantenni: infermi, feriti, malandati, spesso senza denti, ingrigiti nei capelli. Non era un bel vedere. Ricordo, poi, la stanza numero 20. Era detta la stanza dei morituri. Ci portavano i casi disperati. Vidi uno di quei casi. Un aviatore, giovane. Malridotto. Mi scambiò per un dottore. Voleva che fossi io a curarlo. Gli dissi che ero solo una segretaria. Mi mostrò le sue foto. E la medaglia d’argento. Mi raccontò della sorella che studiava medicina a Norimberga. Alla fine riuscii a parlare con l’infermiera che lo aveva in cura e credo che grazie alla sua assistenza quel soldato sia stato uno dei pochi a uscire vivo dalla stanza numero 20. Mary de Rachewiltz, figlia di Ezra Pound (Antonio Gnoli). La Repubblica.
Krollo, giovanissimo Rittmeister, e il suo collega capitano Steitz, sostano presso il caposaldo italiano del 31° guastatori e bevono il grappino rituale. Un rombo d’aerei attira gli sguardi verso l’alto: una squadriglia di Me 109 tedeschi, in volo serrato, punta verso sud-est. «Sono i cacciatori del comandante Eduad Neumann», dice Kroll guardando l’ora: «Prima delle dieci e mezza, in 25 minuti, potrebbero essere sopra il Cairo». I due capitano ripartono: le visite tedesche sono raramente prolisse. Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi.
Il treno è già pronto: domani il battaglione «Mondovì» parte per l’Albania. Arriva da Roma l’ordine urgentissimo di arrotare le baionette; arriva, nella notte, un nuovo comandante. Davanti alla caserma, lassù, dopo la casa di Giolitti, c’è una ressa di donne con gli occhi rossi e con i bambini per mano sotto il nevischio. Chi mai poteva prevedere questa legnata, su per le alte valli? Italo Pietra, I Grandi e i Grossi. Mondadori. 1973.
Mi piace farla, la televisione, ma non guardarla, la considero un’arma di distrazione di massa, tutta finzione, il cui scopo è distogliere la nostra attenzione dalle cose davvero importanti. Stefano Bollani, pianista. (Lorenzo Viganò). Corsera.
Quando vedo che i ragazzi lasciano tutto nel piatto mi arrabbio moltissimo (una signora che vota Pd)... oddìo amore, ci siamo dimenticati di spedire la cartoline agli amici della Consob...». Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli. 2014.
Se la musica non cambia, cambio ballerina. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/10/2015