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 2015  gennaio 25 Domenica calendario

METTI UNA SERA A CENA A LIMA TRA GRANDE CIBO E LEZIONI DI VITA

“Chinchoso!”, detto a un ragazzino che cerca di fare lo slalom tra le auto cementate sulla strada.
Il traffico di Lima è qualcosa di ineguagliabile: se credi che Roma sia intasata, il Cairo impossibile, hai soltanto fatto qualche passeggiata nella zona selvaggia, niente di più.
“Bavoso!”, con la “s” dolce, detto a un altro automobilista che tenta di immettersi da una laterale.
E non ci sono alternative. La metropolitana di superficie è uno scherzo. Giocato in nome della cooperazione internazionale da un ex presidente demagogo, Alan Garcia, e da un politico italiano, Bettino Craxi. Un fiume di soldi riempì la città di piloni uniti da nuvole. Dopo quasi vent’anni “el tren de Craxi”, come lo chiamano senza sapere bene che cosa significhi, è finalmente partito, ma collega quel che può, non quel che dovrebbe.
“Vate a la cocina!”, detto a una donna al volante che non ha altre colpe se non essere una donna al volante. Due ore così, dalle diciotto alle venti, per fare meno di dieci chilometri.
Ci siamo sottoposti a questa prova di resistenza per un pasto, ma il mio ospite è sicuro che ne valga la pena: andiamo a celebrare Astrid y Gastón. Quando questo articolo verrà pubblicato avranno una nuova sede, nel quartiere di San Isidro, un edificio millenario, la casa Moreyra, sopravvissuta a un’invasione, un terremoto e una guerra. Questa di stasera, dopo vent’anni, è l’ultima cena a Miraflores, tra le mura dove tutto cominciò: ci saranno venti portate, una per ogni anno di attività. Chi mi ha condotto qui vuole solo farmi mangiare bene, non pensa che sarà, un piatto dopo l’altro, una deliziosa lezione di vita. Invece.
Anticucho de esparrago blanco.
Gastón Acurio era figlio di un politico, un senatore che avrebbe voluto lasciargli in eredità il seggio. Si iscrisse a giurisprudenza, come voleva il padre, si laureò e annunciò che sarebbe andato in Europa, a Parigi, a specializzarsi, per poi tornare e candidarsi alla sua prima carica. Atterrò in Francia e si iscrisse a una scuola di cucina. Quella era la vita che voleva per sé.
Ceviche como en un bote.
Era autunno: la stagione in cui nelle capitali del mondo mettono trappole. Astrid era una studentessa tedesca. Gli disse che era pronta a condividere tutto: sogni e rinunce. Perfino Lima e quel traffico che (hai presente Francoforte?) non poteva neppure immaginare. Scesero dalla scaletta del volo di ritorno insieme, accompagnati da belle notizie: ci sposiamo, avremo una bambina, non farò il ministro, ma il cuoco. Il comitato d’accoglienza si dissolse. Gli amici radunarono 45mila dollari per fargli aprire questo ristorante che sarebbe diventato il più famoso del Sudamerica.
Pinzas de camaròn a la plancha.
Il mio ospite mangia soddisfatto, anche se recrimina sulle porzioni. È un uomo di portata immensa, con un naso andino e lenti scure in questa penombra. È stato nel governo, nei servizi, nell’antiterrorismo. Ha contribuito a sgominare Sendero Luminoso, poi si è messo in proprio. Il giorno prima, mentre prendevamo il sole al Circolo Navale, tra uomini che gli assomigliavano tutti, come gli agenti- cloni di Matrix ma più imponenti, l’ho sentito parlare di droni, sierra e taglie. È, a suo modo, un tipo semplice, senza mediazioni. Dice cose come: «Io so da che parte stare, e per quella combatto». «Mi piacciono la guerra, lo scontro fisico, sono fatto per quello. Fai ciò per cui sei nato, sennò muori».
Papa leona.
Non ci sono alternative. Chiunque abbia provato a ingannare il proprio “daimon” per compiacere qualcun altro, per cedere alla lusinga del potere o dei soldi o per semplice insicurezza, è morto dentro. C’è una frase che ho stampata in mente. L’ha scritta il figlio dello scrittore John Fante, Dan, nel libro Angeli a pezzi raccontando il periodo degli studios di Hollywood, sceneggiature sciocche e strapagate: «Sperimentai quel che succede quando un artista passionale smette di fare quello che ama e comincia a odiarsi. Ho visto mio padre ubriaco, l’ho visto trattare con disprezzo e durezza i suoi cari, mentre i suoi stipendi si facevano sempre più ricchi».
Granita de cumu cumu.
Tempo dopo Alan Garcia, incredibilmente rieletto dopo 16 anni, offrì a Gastón Acurio il dicastero della cultura. Poteva realizzare (anche) il sogno di suo padre attraverso il proprio: passando dalla cucina. Rifiutò: avrebbe tolto tempo a quel che più amava. Il mio ospite ride e dice che lui spera sua figlia quasi trentenne si occupi di moda e non conosca mai guerre. Dice di averla chiamata Alessandra. Dico: Alejandra. Lui ribadisce: Alessandra, in onore del mio giocatore preferito, Costacurta. A Lima: Alessandra come Costacurta. Penso che dovrei farglielo sapere e forse questa riga è il modo, qualcuno la leggerà e glielo riferirà. E questo alla fine era il mio sogno senza via di scampo: essere nessuno, solo quello seduto di fronte, che ascolta una storia, cerca il tratto che la rende unica e la fa viaggiare.
Gabriele Romagnoli, la Repubblica 25/1/2015