varie, 9 ottobre 2015
AMORI ROBERTA
MELANIA Melania Knauss, ex modella nata in Slovenia 45 anni fa, studi di architettura a Lubiana, creatrice di gioielli, moglie di Donald Trump e possibile first lady degli Stati Uniti. Figlia di un commerciante di auto, attirò l’attenzione del fotografo Stane Jerko mentre frequentava l’università. Furono quelle prime foto in cui appariva alquanto paffutella, truccata e abbigliata stile Madonna, che le fecero firmare un contratto con un agenzia milanese e la lanciarono nel mondo delle sfilate di moda. Non raggiunse mai il rango di top model, ma nel 2000 apparve tutta nuda sulle pagine dell’edizione britannica di GQ. Quello stesso anno il New York Post scrisse che durante un volo aveva confidato a Howard Stern che «lei e Donald Trump facevano sesso meravigliosamente almeno una volta al giorno». I due si sposarono nel 2005 nella Chiesa Episcopale di Palm Beach e il ricevimento ebbe luogo nel Mar-a-Lago Club di proprietà di Donald Trump. La sposa indossava un abito di Christian Dior costato oltre 100.000 dollari. Tra gli ospiti Katie Couric, Heidi Klum, Shaquille O’Neal e tutto il gotha del Partito Repubblicano oltre ai coniugi Clinton, la cui presenza – rivelò Trump – gli era costata un occhio della testa (Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 7/10).
VESTAGLIA Antonella Lualdi racconta che quando qualche anno fa tornò a stare con Franco Interlenghi, da cui aveva avuto Antonellina, l’attore «all’inizio era incredulo. Del resto anche lui ha avuto altri amori: nella sua stanza ci sono foto di donne bellissime. Ma, tornata a casa, mi sono ritrovata come se non fosse passato tutto quel tempo: la mia roba era tutta al suo posto, la pelliccia che mi aveva regalato era nell’armadio, anche se rovinata dal tempo. Quando sono andata via, Franco ha voluto che non portassi via niente di quello che mi aveva regalato. Ma ho ritrovato tutto perché non ha permesso a nessun’altra di indossare le mie cose. Perfino la mia vestaglia era ancora appesa nel bagno» (Vivi Zizzo, Chi 7/10).
IRAN 1 La scorsa settimana, un funzionario iraniano ha denunciato la presenza di otto uomini nella nazionale femminile. La Federcalcio, che ufficialmente tace, avrebbe ordinato di condurre una serie di esami per verificare il sesso delle giocatrici. Le otto sospettate non sarebbero uomini decisi a barare, ma transgender che non hanno ancora portato a compimento il cambio di sesso. Tema delicatissimo, visto che l’operazione in Iran non sempre è questione di libero arbitrio: l’omosessualità è punita nelle migliore delle ipotesi a colpi di frusta, nella peggiore con l’impiccagione. Le giocatrici iraniane sono costrette a indossare una divisa che lascia scoperto solo il volto, e rende così più difficile smascherare eventuali inganni. Non è la prima volta che sospetti simili toccano la nazionale: lo scorso anno si era parlato di quattro giocatrici-uomini, e le autorità avevano condotto dei test a sorpresa in tutto il campionato. Come nel 2010, primo caso conosciuto (Andrea Luchetta, La Gazzetta dello Sport 8/10).
IRAN 2 Il regime raniano è talmente sessuofobo da vietare l’ingresso allo stadio alle donne, per impedire che possano vedere in pantaloncini un uomo diverso dal marito (ibidem).
MARGAY Quando la femmina di margay (un felino, cugino piccolo dell’ocelot) entra in calore, ogni 32-36 giorni, il maschio si fa vivo e resta nei paraggi per pochi giorni, durante i quali mette in atto ripetuti accoppiamenti della durata di circa un minuto. Poi sparisce. Se fecondata, dopo circa due mesi e mezzo la femmina darà alla luce un piccolo, raramente due (Patricia Edmonds, National Geographic 10/2015).