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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - MARINO SI È DIMESSO


ROMA - Si è dimesso il sindaco di Roma Ignazio Marino. Dopo una lunghissima giornata di incontri, pressing e trattative, in serata il primo cittadino della capitale ha deciso di lasciare l’incarico. Una mossa attesa sin dalla mattinata il cui annuncio ufficiale è arrivato però solo alle 19.30. In piazza del Campidoglio alla notizia è esploso il coro "Tutti a casa".
"In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Questa è la sfida vinta" ha scritto in una lettera aperta ai romani il sindaco. "Non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio" ha aggiunto.
E ancora: "Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Le condizioni politiche oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni".
Un addio, "non come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini", in cui però Marino si lascia aperta una via d’uscita: "Le dimissioni possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche".
LA LETTERA DI DIMISSIONI
E’ arrivata dunque la fine dell’era Marino. E presumibilmente, come afferma il capogruppo capitolino del Pd, si andrà al voto tra maggio e giugno 2016. In Campidoglio è stata una lunghissima giornata, con l’ormai ex sindaco chiuso per ore a Palazzo Senatorio e deciso a resistere fino all’ultimo. I primi a dare l’addio sono stati il vicesindaco Marco Causi e gli assessori Stefano Esposito e Luigina Di Liegro: "Non sussistono più le condizioni per andare avanti", avevano detto i tre esponenti dell’esecutivo, ultime new entry dopo il rimpasto di luglio. E altri assessori erano già pronti all’addio: solo le titolari al Patrimonio e all’Ambiente, Alessandra Cattoi e Estella Marino, sono rimaste con il sindaco.
"E’ finita. Si va a casa" commentavano nel primissimo pomeriggio fonti Pd. Ma in Campidoglio si è vissuta a lungo una situazione di stallo. La giunta è stata sospesa, gli assessori e i consiglieri dem hanno lasciato Palazzo Senatorio per incontrare il commissario romano e presidente del Pd Matteo Orfini al Nazareno. Da lì Causi e l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella sono poi rientrati in Campidoglio per riportare a Marino le valutazioni fatte in sede nazionale: fare un passo indietro. Un incontro decisivo che ha sbloccato la situazione, dando il via libera alle dimissioni.
"Esprimiamo apprezzamento per il gesto di responsabilità con cui Ignazio Marino ha ritenuto di presentare le proprie dimissioni da sindaco di Roma. È una scelta giusta che dimostra la sua volontà di mettere al primo posto l’interesse della città" si legge in una nota del Partito democratico, che "assicura il massimo impegno per continuare ad affrontare i problemi di Roma e per garantire la piena riuscita dell’imminente Giubileo, occasione di rilancio della città, cui devono essere dedicate tutta l’attenzione e le energie possibili, mettendosi a disposizione del futuro commissario di Roma".
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LIVEBLOG: MARINO VERSO LE DIMISSIONI, LA CRONACA
In caso di mancata rinuncia Pd e Sel avevano già concordato questa linea: all’ordine del giorno della loro riunione la possibilità di sfiduciare in Aula il primo cittadino, l’ "arma finale" per far cadere il primo cittadino. Anche i dem avevano pronta la via d’uscita: con le dimissioni in blocco di metà più uno dei consiglieri comunali, e quindi 25 su 48, l’Aula sarebbe decaduta insieme alla Giunta e allo stesso sindaco.
La poltrona di Marino aveva seriamente iniziato a vacillare da ieri. E dopo un vertice notturno a Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha fatto sapere di non essere più disposto a tollerare la permanenza di Marino a Palazzo Senatorio un minuto di più. E cosa accadrà ora a Roma? La sua rinuncia diventerà irrevocabile entro il 2 ottobre. Inizia così la procedura di scioglimento del Consiglio comunale e cessano tutte le cariche politiche. Il prefetto Franco Gabrielli dovrà ora nominare un Commissario.
Dalle primarie al giorno più lungo: i 28 mesi in salita del sindaco Marino
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In piazza del Campidoglio per tutta la giornata si sono alternati cori contro Marino intonati soprattutto da esponenti di ’Noi con Salvini’ e Ncd che hanno esposto striscioni con la scritta: "Bye bye Marino #gameover". Ma sono arrivati anche alcuni cittadini a sostegno del primo cittadino, con t-shirt con la scritta ’Marino resisti’ e ’Io sto con Marino’. Il primo a invocare le dimissioni è stato il vicepresidente di Casapound Italia, Simone Di Stefano, anche lui presente in piazza del Campidoglio: "Dopo Marino la sfida è tra il Movimento Cinque Stelle e quello che riusciremo a mettere insieme noi, Salvini e chi si aggreghera’".
Roma, bufera su Marino: l’attesa davanti al Campidoglio
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Le voci insistenti di un’uscita di scena del sindaco, sotto attacco tra l’altro per le spese istituzionali, si rincorrevano da ieri dopo la decisione di restituire di tasca sua tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma. Insomma, netta era la sensazione che l’avventura di Ignazio Marino a sindaco di Roma fosse in procinto di scadere.
Sono stati 28 mesi difficili per Marino e alla fine proprio la vicenda degli scontrini gli è costata cara. Un episodio simile avvenne già 13 anni fa, quando fu costretto a dimettersi dall’università di Pittsburgh e dall’Ismet di Palermo per una brutta storia di note spese anomale e rimborsi doppi.
Intanto, la Procura di Roma chiederà a breve al Campidoglio tutta la documentazione relativa all’utilizzo della carta di credito assegnata a Marino per il rimborso delle spese di rappresentanza. La restituzione dei ventimila euro spesi in due anni da parte di Marino non avrebbe comunque effetti sulle valutazioni della procura. Stando a quanto appreso in ambienti giudiziari, l’eventuale reato di peculato ipotizzato nell’esposto presentato da Fratelli d’Italia - in base al quale è stato aperto un fascicolo senza ipotesi di reato a carico di ignoti - non verrebbe estinto in caso di restituzione delle somme. Al momento, gli esposti compilati dalle opposizioni arrivati in procura sono due. Il primo
dei due, quello inviato da Fratelli d’Italia, sarebbe arrivato via telefax, e sul documento si stanno effettuando delle verifiche. Il secondo, invece, a firma del Movimento 5 Stelle, sarebbe arrivato solamente ieri pomeriggio a piazzale Clodio. Anche gli inquirenti però attendevano gli sviluppi dal Campidoglio. Questo almeno quanto era filtrato dopo un vertice, questo pomeriggio, in Procura a Roma tra Giuseppe Pignatone e i titolari dell’indagine avviata sulle spese del sindaco.