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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

SEI, SETTE, OTTO: È DIBATTITO SULLE ORE DI LAVORO


La Svezia non è l’unico Paese che punta a rivoluzionare i propri orari di lavoro. Le ricette però non vanno tutte nella stessa direzione. Se gli svedesi, dopo una sperimentazione avvenuta con successo, avranno l’orario ridotto a sei ore al giorno, in Francia l’ex presidente Nicolas Sarkozy ha detto che ogni azienda dovrebbe decidere sulla base delle proprie esigenze.
Già in campagna per le elezioni del 2017, Sarkozy ha messo in discussione il mito delle 35 ore. Nel Regno Unito poi il premier David Cameron sta brigando per mantenere la deroga (opt out) alla direttiva Ue che impone un orario massimo di 48 ore settimanali. Dal 2010 i lavoratori inglesi che superano questo limite sono aumentati del 15 per cento. Tutto ciò mentre la Corte europea di Giustizia, accusata da Londra di «tormentare le aziende», ha di recente stabilito che il tragitto casa-lavoro va retribuito, almeno per i lavoratori senza un ufficio fisso e che si recano da casa direttamente dal primo cliente della giornata.
L’orario di lavoro, in un momento di difficile ripresa economica, sembra essere così diventato un terreno di competizione fra i Paesi europei, ma anche fra gli stessi Stati membri e le autorità di Bruxelles. «Il comun denominatore è l’intenzione di conciliare meglio il lavoro con la qualità della vita, nonché potenziare produttività e occupazione» spiega Edgardo Ratti, responsabile del dipartimento di Diritto del lavoro dello studio legale Trevisan & Cuonzo. «È evidente che un orario di lavoro ridotto può migliorare la qualità di vita, soprattutto nei settori più usuranti, e favorire l’occupazione di nuove risorse. Inoltre in questo modo si incide sui costi dell’assistenza sanitaria: basti pensare a quante patologie siano attualmente correlate allo stress lavorativo».
L’ex premier francese François Fillon vorrebbe invece abolire del tutto le 35 ore. «Semmai è interessante la proposta di demandare la scelta alla contrattazione tra il datore di lavoro e i sindacati» osserva l’avvocato Ratti. «Ciò renderebbe più flessibile il sistema e favorirebbe scelte più mirate». (Alessandro Bonini)