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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

INCOMPRESO

«Non sono un problema, sono solo incompreso. Ho sbagliato, ma ormai la gente si è fatta un’opinione e vede solo il mio passato. Questo non mi permette di guardare avanti e voltare pagina» (il centrocampista della Lazio Ravel Morrison, considerato una “testa calda”).

LINGUA «Ricordo i miei primi giorni a Genova. Tutti mi dicevano che l’italiano era una lingua facile, ma non capivo nulla. Ci hanno pensato Burdisso e Roncaglia ad aiutarmi. Credo che un gruppo forte e compatto come il nostro forse non sia sufficiente per farti vincere lo scudetto, ma è fondamentale per farti allenare felice e rendere al massimo sul campo» (Diego Perotti).

ASTENSIONI «Non mi pronuncio, su Mario preferisco astenermi...» (Fabio Capello interrogato sul futuro di Balotelli).

AIUTI «Noi ragazzi degli Anni Novanta abbiamo già dimostrato di essere forti. Ci manca la continuità. E magari qualche gol: per chi fa l’attaccante, aiuta…» (Stephan El Shaarawy).

UMILE «Lui è stato umile, ha viaggiato e lavorato in Ungheria, Israele, nella B inglese, in Svizzera. E soltanto adesso che è pronto e preparato è arrivato in Italia. Studia. Si informa. Si vede la sua mano nella Fiorentina» (José Mourinho parlando di Paulo Sousa).

SCIENZA «La pallavolo non è una scienza nucleare, basta fare molto bene poche cose. E vincere aiuta a vincere, a entrare in uno stato mentale di fiducia. Ora siamo curiosi di giocare in Italia e vedere a che punto siamo noi e le altre europee» (Ivan Zaytsev, opposto della nazionale azzurra).

MENO «Una proposta l’ho già avuta ma ho rifiutato. Era un paese emergente, molto lontano dall’Italia. Non sarà facile tornare perché sarà sempre qualcosa di meno rispetto all’occasione di poter allenare la nazionale del proprio paese» (l’ex ct degli azzurri del volley Mauro Berruto).

PIZZERIA «Non avrei mai pensato, da piccolo, di diventare campione del mondo su strada. In Slovacchia non c’è la base per il ciclismo. Non c’era il materiale, comprava tutto mio papà. Io pensavo alla scuola e poi al lavoro. Magari avrei aperto un negozio, magari avrei lavorato con Milan, il mio fratello maggiore, che ha 36 anni. Sì, avrei lavorato in pizzeria con lui a Zilina, ne ha una che si chiama Pizzeria Milano, perché lui è... Milan» (Peter Sagan).