ItaliaOggi 8/10/2015, 8 ottobre 2015
La centralina taroccata della Volkswagen è stata una benedizione, in fondo era una banale truffa (seppur di grandi dimensioni), come avviene ogni giorno vicino alle stazioni ferroviarie con il “gioco delle tre carte”, il fatto che fosse tedesca ci ha permesso di dargli una dignità che non aveva, ci siamo schierati in massa e abbiamo fatto emergere i nostri pregiudizi antitedeschi, dal nazismo al calcio, infine, depurati dalle scorie germaniche, ci siamo detti, alla Bonolis: “avanti un altro”
La centralina taroccata della Volkswagen è stata una benedizione, in fondo era una banale truffa (seppur di grandi dimensioni), come avviene ogni giorno vicino alle stazioni ferroviarie con il “gioco delle tre carte”, il fatto che fosse tedesca ci ha permesso di dargli una dignità che non aveva, ci siamo schierati in massa e abbiamo fatto emergere i nostri pregiudizi antitedeschi, dal nazismo al calcio, infine, depurati dalle scorie germaniche, ci siamo detti, alla Bonolis: “avanti un altro”. Ci attendavamo un paio di giorni di dibattiti alti sul Sinodo della Famiglia, con Bergoglio costretto a fare un “tagliando” a una serie di norme sulle quali voleva fare innovazioni, invece la scena gli è stata sottratta da certo Monsignor Caramsa, riuscito a ritagliarsi uno spazio mediatico di un paio di giorni per “lanciare” il suo libro e ritirarsi in Catalogna per vivere una sua tenera storia d’amore. Subito dopo ci sono capitati due squallidi individui, senatori (!), che si sono presi la scena, con la lingua dei segni. Sono un seguace, convinto, della teoria dei “15 minuti” di Andy Warhol, ma questi birbanti ormai non si accontentano più del quarto d’ora d’ordinanza, sono disposti a tutto, pur di non lasciare la scena. Improvvisamente, sulla scena irrompe il caso Air France, grazie al Direttore delle Risorse Umane che interpreta il suo ruolo in modo innovativo, alla Marino. Ricordo, con simpatia, il dottor Amerio, Capo del Personale di Fiat Auto, riempito di botte e sequestrato da “compagni che sbagliano” (ci misero anni ad ammettere che le BR era una banda di delinquenti comuni), rimase otto giorni prigioniero, fu liberato, il giorno dopo tornò nel suo ufficio di Mirafiori, tacque. Costoro, da quando hanno assunto la denominazione “Risorse Umane”, hanno perso la dignità minima che un manager deve avere, sono dei CEO in sedicesimo. Un passo indietro. Una decina di anni fa, economisti, accademici, esperti di trasporti, media, maramaldeggiavano, tutti convinti della soluzione “cediamo (leggi regaliamo con dote) Alitalia ad Air France e la salviamo!”. Stanche ripetizioni di un modello che avevano (hanno) ridotto a schemino, nulla avevano capito del futuro delle linee aeree. Pensavano che una Air France, allora ricca ed efficiente (si diceva) unita a una Alitalia prossima alla bancarotta ma di grande prestigio, più una solida KLM, avrebbero fatto massa critica per competere a livello mondiale. Una bufala costruita a tavolino. Nessuno degli esperti aveva capito che il “mercato” stava cambiando, nell’arco di pochi anni le compagnie low cost si sarebbero presi i voli a breve-medio raggio, le grandi compagnie del Golfo e dell’Oriente avrebbero fatto man bassa dei voli a lungo raggio, “svuotando” così gli obesi vettori occidentali, da un lato dei volumi (quindi dell’assorbimento dei costi fissi), dall’altro della redditività del segmento business. La fusione di Alitalia in Air France sarebbe stata un disastro, anche vista la qualità del management francese era quello che abbiamo visto, il tapino scamiciato e terrorizzato, aiutato dalle guardie del corpo (questa mi mancava), a scalare una rete metallica (Orbán style) con l’agilità di un profugo eritreo. Se allora ci fossimo fusi con AF, ora i 3.000 esuberi sarebbero tutti italiani. Invece sono tutti francesi (triste dire: Tiè). Di questo supermanager francese ci manca solo una sua lectio magistralis su “management e gestione del panico”. Cosa ci ha insegnato il caso Air France? Noi occidentali fingevamo di credere che le nostre aziende di trasporto aereo operassero in un regime di mercato, ma era una bugia che raccontavamo agli altri e a noi stessi. I vettori europei erano (sono) protetti dalla locuzione “compagnia di bandiera” che permetteva loro pratiche incestuose, così come quelle americane erano (sono) protette da comportamenti anti stranieri. Le compagnie vincenti sono quelle del Golfo, hanno capito l’antifona, si sono adeguate al nostro finto mercato con un modello altrettanto geniale, seppur finto: gli investimenti li fanno i rispettivi Stati, i profitti invece li prendono gli azionisti (sceicchi), né più né meno di quello che fanno le aziende californiane di internet (sceicchi con la felpa). Meno male che i grandi liberali dell’800 e del ‘900 sono morti, il loro cuore non avrebbe retto a questo scempio.