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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

Un gatto sa riconoscere i suoi nonni? - I video commoventi di animali che si ritrovano dopo molto tempo oggi abbondano, da cani della stessa cucciolata che si riconoscono una volta adulti, fino a un elefantino riunito alla sua mamma in Thailandia

Un gatto sa riconoscere i suoi nonni? - I video commoventi di animali che si ritrovano dopo molto tempo oggi abbondano, da cani della stessa cucciolata che si riconoscono una volta adulti, fino a un elefantino riunito alla sua mamma in Thailandia. Ma gli animali sono davvero in grado di riconoscere i loro parenti in quanto tali? Più specificamente, ad esempio, un gatto domestico saprebbe capire di aver appena incontrato il suo nonno o nonna? Famiglie feline Potevamo non iniziare dai gatti? Secondo John Bradshaw, esperto di comportamento felino della University di Bristol, in Inghilterra, è molto improbabile che a un gatto domestico capiti di incontrare i suoi “nonni”. Le colonie feline selvatiche, tuttavia, “si basano sulla cooperazione tra le femmine attraverso le generazioni: le nonne, le figlie e poi i loro cuccioli”. I maschi non sono coinvolti nell’accudimento dei piccoli. Eppure, una volta che questi ultimi siano stati separati dalle madri, “sembrano perdere il ricordo di loro piuttosto rapidamente, e in genere non le riconoscono quando le incontrano di nuovo”, spiega Bradshaw. In caso di un incontro con la madre o la nonna, un gatto potrebbe in realtà riconoscerle come individui familiari, ma non come “famiglia” nel senso in cui lo intendiamo noi. Si tratta invece di quella che viene chiamata prior association, l’associazione che permette a un animale di riconoscere i suoi “parenti”. Un altro modo che permette loro di riconoscersi è la somiglianza fenotipica, ovvero l’apprendimento dei tratti distintivi della propria famiglia - come un odore particolare - quando si è piccoli, creando così una sorta di riferimento per fare confronti, nel tempo, con altri animali. “In questo modo gli animali possono ‘riconoscere’ i consanguinei anche se non vi sono cresciuti insieme, ad esempio cugini o fratellastri con cui condividono il padre”, commenta Jill Mateo, esperta nel riconoscimento della parentela all’Università di Chicago. Amore fraterno Alcuni animali hanno bisogno di poter riconoscere i loro consanguinei perché da questo dipende la loro sopravvivenza, oppure la possibilità di riprodursi. Mateo, ad esempio, ha scoperto che il citello di Belding può re-imparare l’odore dei suoi parenti anche dopo che sono stati separati per tutti i mesi del letargo. Questa capacità è particolarmente importante per le citelle sorelle che, in California, rimangono insieme per proteggersi dai predatori. Altre specie ancora devono saper riconoscere i consanguinei per evitare di riprodursi con loro, scongiurando il rischio dell’endogamia. Questo, ad esempio, è il motivo per cui le femmine dei gatti di colonia sanno riconoscere i loro parenti maschi. Mi riconosci? Siamo parenti Nonostante molti animali si affidino all’olfatto, per riconoscere i consanguinei, gli indizi vocali e visivi giocano anche loro un ruolo importante. Jason Bruck della University of Chicago ha scoperto che i tursiopi ricordano i fischi specifici dei loro parenti - ma anche di individui non consanguinei - anche dopo 20 anni che non li incontrano. Per quanto riguarda i famosi video che mostrano i ricongiungimenti tra animali, il riconoscimento è genuino. Ma non tutti gli animali reagiscono in modo così forte. Mateo ha studiato il fenomeno anche negli scoiattoli terricoli dorati, che sono capaci di riconoscere i parenti ma non si comportano in modo tanto eclatante quando succede. È probabile che per i gatti sia lo stesso. Uno studio dell’Università di Tokyo ha mostrato che i gatti domestici sanno distinguere la voce del loro padrone da quella degli altri esseri umani, ma reagiscono come se non gli interessasse affatto. E perché dovrebbe? Hanno già conquistato Internet.