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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

LA MIA ARTE (NOBILE) DI COLLEZIONARE

Dalla fine degli anni Sessanta a oggi Hans Adam II, principe del Liechtenstein, ha raccolto quella che molti ritengono la collezione d’arte antica privata più importante del mondo. Nelle Princely collections, questo il nome ufficiale della raccolta, si trovano dipinti (Rubens, Moroni, Canaletto, giusto per fare qualche nome familiare), ma anche sculture, porcellane, bronzi, strumenti scientifici, armi. Ma dopo 40 anni di attività e circa 700 acquisizioni i criteri di scelta che hanno guidato il principe, oggi settantenne, non sono cambiati nel tempo: arte antica e grande lungimiranza.
Principe, perché non le interessa l’arte contemporanea? Non ho alcun talento personale a questo riguardo e quindi, tranne rare eccezioni, non amo l’arte contemporanea. Forse qualcuno dei miei successori avrà più inclinazione di me in questo senso, e allora si vedranno le cose in modo diverso.
Meglio allora coltivare la passione per ciò che è antico? Nel mio caso direi che collezionare è stato un mestiere, più che una passione. Alla fine degli anni 60 mio padre mi chiese di ricostruire gli affari di famiglia, e fra questi c’era anche la nostra raccolta d’arte. Alla fine della seconda guerra mondiale molte opere andarono distrutte, o confiscate in Cecoslovacchia dai comunisti, oppure furono vendute per coprire altri bisogni. Personalmente sono più interessato alla fisica e alle scienze. Se mio padre non mi avesse affidato questo compito, probabilmente non avrei mai iniziato a collezionare arte.
È stato dunque un vantaggio avere un obiettivo preciso? Dal punto di vista del collezionismo credo di sì e per compensare i buchi lasciati da perdite e cessioni ho semplicemente cercato, quando ciò è stato possibile, di ricomprare le opere da privati e musei che ne erano entrati in possesso. Ma ho comprato anche sul mercato antiquario, da galleristi e case d’asta. Questo è stato il mio lavoro fino a ora, il lavoro che mio padre mi aveva chiesto di compiere.
Vuole dire che smetterà di collezionare? Ci sono ancora opere che vorrei acquistare e che purtroppo non sono in vendita in questo momento, ma credo di aver riportato la collezione al livello che, più o meno, era prima della seconda guerra mondiale. Quindi non ho intenzione di investire ancora molto nelle belle arti. Dunque, dopo 700 opere e mezzo secolo di esperienza, cosa crede di aver imparato?
Sono cresciuto circondato da opere d’arte e amo l’arte. Ma sono ancora convinto di non avere alcun particolare talento a riguardo. Al contrario di mia moglie, per esempio, o di mio padre. Come ha fatto allora a raccogliere tanti capolavori?
La mia prima esigenza, come collezionista, è stata quella di avere a disposizione un luogo per conservare appropriatamente le opere. E in effetti si è trattato di un investimento, il mio primo in arte. A quel punto mi sono rivolto a esperti e studiosi. Ora abbiamo un comitato per le acquisizioni e un team di restauratori. Valutiamo le opere che compaiono sul mercato e le offerte che riceviamo. Quando poi ci troviamo d’accordo su una certa opera, allora negoziamo col venditore. Perciò, anche se come ho detto questo è stato per me un vero e proprio lavoro, continuo a considerarmi un amatore, che però opera con il supporto di un team altamente qualificato.
Quale consiglio darebbe a un giovane collezionista? Non mi sento nella posizione di dare alcun consiglio. Tuttavia gli direi di essere sempre molto prudente e di avvalersi dell’aiuto di persone esperte. Poi credo sia utile guardare alla propria collezione come a un portafoglio di investimento. In questo modo si è spinti a prendere in considerazione anche fattori non direttamente connessi con la qualità artistica del lavoro come, per esempio, la capacità dell’opera di mantenere il suo valore economico nel tempo.
Lei dice che comprare arte può essere un buon investimento. Ma è nel contemporaneo, che lei non ama, che si sono realizzati i profitti migliori negli ultimi 20 anni.
I prezzi delle opere d’arte contemporanea possono essere manipolati da mercanti e case d’asta. È molto probabile che dopo pochi decenni le opere si deteriorino, e così i loro prezzi. Il risultato è che lavori costati molto in un dato periodo, soltanto pochi anni dopo faticano a trovare un compratore.
Cos’ha provato quando il ritratto di Ginevra Benci dipinto da Leonardo, prima nelle vostre collezioni, è stato ceduto?
Non mi sono dispiaciuto più del dovuto. Era uno dei tanti pezzi d’arte che andarono venduti. Era in una stanza qui nel Castello di Vaduz. Nel 1945, quando l’Armata rossa si stava avvicinando alla Cecoslovacchia, dove si trovava l’80 per cento delle proprietà della nostra famiglia, mio padre portò molte opere della nostra collezione in un magazzino sicuro, fra Vienna e Salisburgo. L’opera di Leonardo fu tra quelle che mio padre trasportò personalmente con la sua auto. Poi fu acquistato dalla National gallery di Washington. C’erano ragioni diplomatiche? Fu in qualche modo un tributo pagato agli Stati Uniti?
No, in nessun modo. Eravamo semplicemente in cerca del miglior offerente. E a quel tempo 5 milioni di dollari erano la cifra più alta mai pagata per un’opera d’arte. Si stima che oggi sarebbero circa 30 milioni, cioè pochissimo se si pensa alle quote astronomiche che si pagano per Picasso, Warhol e Richter. Qual è la ragione di questa evidente asimmetria economica?
In anni recenti è stato stampato moltissimo denaro, e questa liquidità doveva andare da qualche parte. Una parte di questa liquidità è finita nell’arte, soprattutto contemporanea, e i prezzi sono saliti. Tuttavia, quando questa liquidità prenderà nuove strade, per un motivo o per l’altro, i pezzi scenderanno, come del resto è già successo in passato. Quando la mia famiglia comprò i dipinti di Rubens attualmente nelle nostre collezioni, i prezzi dell’artista erano molto alti. Poi Rubens è passato di moda e i prezzi sono crollati. Anni dopo, però, hanno ripreso a salire.
Lei visita le fiere d’arte?
quel tempo 5 milioni di dollari erano la cifra più alta mai pagata per un’opera d’arte. Si stima che oggi sarebbero circa 30 milioni, cioè pochissimo se si pensa alle quote astronomiche che si pagano per Picasso, Warhol e Richter. Qual è la ragione di questa evidente asimmetria economica?
In anni recenti è stato stampato moltissimo denaro, e questa liquidità doveva andare da qualche parte. Una parte di questa liquidità è finita nell’arte, soprattutto contemporanea, e i prezzi sono saliti. Tuttavia, quando questa liquidità prenderà nuove strade, per un motivo o per l’altro, i pezzi scenderanno, come del resto è già successo in passato. Quando la mia famiglia comprò i dipinti di Rubens attualmente nelle nostre collezioni, i prezzi dell’artista erano molto alti. Poi Rubens è passato di moda e i prezzi sono crollati. Anni dopo, però, hanno ripreso a salire.
Lei visita le fiere d’arte?
No, mai. Per comprare un’opera ho bisogno di tempo. Tutti gli aspetti vanno controllati con grande attenzione. Per questo, come dicevo, ho un comitato apposito. Oltretutto, ricevo costantemen- te offerte da collezionisti e mercanti. Le piace visitare i musei? Certo. Di solito visito quelli che espongo- no pezzi in qualche modo legati alla nostra collezione. Quali sono le raccolte private che preferisce? Ho visto quella della regina d’Inghilterra, che ha opere straordinarie. Ha ristrutturato apposta il Garden palace a Vienna per mostrare la sue opere al pubblico, come ai tempi di sua madre, la contessa Georgina von Wilczek. Però poi ha cambiato idea. Il Garden palace è ancora destinato a mostrare la collezione, ma abbiamo cambiato il modo in cui si può visitare. Cioè solo con visite guidate su prenota- zione, oppure nel pomeriggio di ogni secondo venerdì del mese. Questa soluzione è economicamente più vantaggiosa e ci permette più flessibilità quando dobbiamo affittare il palazzo per eventi privati. Negli scorsi anni la collezione ha viaggiato soprattutto nel Far East. Le mostre hanno contribuito a far conoscere il Liechtenstein, soprattutto ai politici e agli uomini d’affari. Inoltre, la LGT Bank può sponsorizzare le mostre, che diventano per la banca stessa degli efficaci strumenti di marketing. Il Rinascimento è stato esportato negli Usa, in Sud America e in Asia quando queste erano economie emergenti. Quando crede si vedrà la prima mostra nel continente africano? Non so dire quando i musei africani e i trasporti saranno pronti per un compito di questo tipo.