3 ottobre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - IL COMING OUT DEL TEOLOGO OMOSESSUALE
REPUBBLICA.IT
CITTA’ DEL VATICANO - Papa Francesco fatica ancora a scuotersi di dosso l’accusa rimbalzata dall’America di aver sposato con un abbraccio l’integralismo cattolico anti-lgbt, che un sacerdote polacco con alti incarichi in Vaticano dichiara di essere gay, di avere un compagno. Che anche l’omosessualità è amore e merita una famiglia. Ed ecco una trama in grado di far apparire gli intrighi di Dan Brown dilettantesche fantasie, avvolgere nelle sue spire, con perfetto tempismo, l’attesa del Sinodo sulla famiglia a due giorni dall’inizio dei lavori in Vaticano. Non c’è antimateria che tenga. E’ su questo terreno che la Chiesa si gioca la sua credibilità nella partita col futuro.
Il capo della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dichiara che il prelato polacco Krzysztof Olaf Charamsa, 43 anni, segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale vaticana e ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede, dovrà "lasciare ogni incarico" presso la Santa Sede a causa delle sue esternazioni. "Gli altri aspetti della sua situazione - precisa il portavoce vaticano - sono di competenza del suo Ordinario diocesano". Ovvero, del vescovo di Pelplin, essendo Charamsa sacerdote della diocesi polacca, ordinato il 28 giugno del 1997.
Il coming out di monsignor Charamsa: "Sono felice e questo è l’uomo che amo"
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Alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, e non a caso, Charamsa ha parlato con l’edizione polacca del Newsweek e con il Corriere della sera per affermare che "l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno di una famiglia. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri". Dopo l’intervento di padre Lombardi, il prelato polacco replica incontrando la stampa in un ristorante di Roma, avendo accanto Eduard, il suo compagno di origini catalane. "Chiedo perdono per tutti gli anni in cui ho sofferto in silenzio davanti alla paranoia, all’omofobia, all’odio e al rifiuto degli omosessuali che ho vissuto in seno alla Congregazione per la dottrina della fede. Che è il cuore dell’omofobia nella Chiesa. Non possiamo più odiare le minoranze sessuali, perché così odiamo una parte dell’umanità".
Monsignor Charamsa: ’’Chiedo perdono agli omossesuali per i ritardi della Chiesa’’
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Sulla prossima rimozione dai suoi incarichi in Vaticano, Charamsa si rimette alla "volontà di Dio" e taglia corto: "Cercherò lavoro". E annuncia, "pronto per la stampa, in italiano e in polacco, un libro in cui metto la mia esperienza a nudo". Intanto, già attivo sui social network, da Twitter a Linkedin, Charamsa dallo scorso agosto ha inaugurato un suo blog, dove si presenta al pubblico della rete con una foto in t-shirt gialla e con un saluto in diverse lingue. Il sacerdote ringrazia il "fantastico papa Francesco, ci ha fatto riscoprire la bellezza del dialogo, non dialogavamo. Ora il Sinodo sulla famiglia sia davvero di tutte le famiglie e nessuna sia esclusa". E chiede al Pontefice di modificare il catechismo, aggiungendo che informerà personalmente il Pontefice: "Devo ancora consegnargli la lettera".
Alla domanda se ci siano "tantissimi" gay in Vaticano, Krysztof Charamsa dapprime annuisce, poi spiega: "In ogni società di soli uomini ci sono più gay che nel mondo come tale". E dedica "il mio coming out" proprio a quei "tantissimi sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire dall’armadio. Ma vorrei che fossero felici perché sono ottimi sacerdoti. Liberi dall’omofobia interiore, sono ottimi ministri di Dio per gli uomini di questo mondo". La dedica abbraccia anche "la mia famiglia, mia madre, mio fratello, mia sorella, che amo semplicemente con il cuore di un gay che gli vorrebbe avvicinare il cielo. Vorrei che mi accettassero, lo fanno già. Vorrei che non soffrissero per l’omofobia del nostro ambiente polacco. Vorrei che non dovessero pagare l’orribile prezzo che per una mentalità collettiva probabilmente dovranno affrontare".
Sinodo, cattolici omosessuali a convegno: "Siamo famiglie"
Nelle interviste che hanno fatto irrompere il caso, Charamsa ha spiegato che le sue posizioni non appartengono "all’attuale dottrina, ma sono presenti nella ricerca teologica". Di qui, un coming out che mira a "scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa" proprio nel momento in cui tutta l’attenzione è rivolta al Sinodo sulla famiglia i cui lavori partiranno lunedì. Dichiarazioni fermamente condannate da padre Lombardi. "Nonostante il rispetto che meritano le vicende e le situazioni personali e le riflessioni su di esse, la scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia della apertura del Sinodo - sottolinea il capo della Sala Stampa vaticana - appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l’assemblea sinodale a un’indebita pressione mediatica".
Una reazione dura, che Charamsa aveva previsto. "So che dovrò rinunciare al mio ministero - dice nell’intervista -. La Chiesa mi vedrà come uno che non ha saputo compiere il proprio dovere (riferimento alla castità, ndr), uno che si è perso e per di più non con una donna ma con un uomo. Ma io - tiene a far sapere Charamsa - non faccio questo per vivere con il mio compagno, lo faccio per me, per la mia comunità, per la Chiesa. E’ una decisione molto più profonda, che nasce dalle mie riflessioni su ciò che guida la Chiesa".
SINODO DELLA FAMIGLIA
CITTA’ DEL VATICANO - La discussione sulla famiglia voluta da papa Francesco arriva al momento decisivo. Con la messa di domenica in San Pietro, presieduta dal pontefice, si apre ufficialmente la XIV assemblea ordinaria del sinodo e da lunedì, con la lettura dei testi introduttivi affidati al cardinale segretario Lorenzo Baldisseri e al cardinale relatore generale Peter Erdo, inizieranno le discussioni nella sala sopra all’aula Paolo VI. Tre settimane di confronto che si annuncia serrato, in particolare quando si affronterà la terza parte dell’Instrumentum laboris, quella che fa riferimento alla missione e alle "ferite" delle famiglie, con i passaggi che un anno fa, nel corso del sinodo straordinario e preparatorio, hanno causato i dissidi più marcati. Si tratta in particolare dei temi relativi alla comunione per i divorziati e ai legami omosessuali, mentre un nuovo fronte sembra profilarsi rispetto alla contraccezione, che negli ultimi mesi è stata al centro di confronti tra teologi convocati dal Pontificio consiglio per la famiglia.
PARLANO ANCHE PARROCI E SPOSI. Saranno 318 le persone che avranno diritto di parola durante i lavori. I padri sinodali sono 270, tra cardinali e patriarchi, vescovi, rappresentanti degli ordini religiosi provenienti da tutto il mondo. Per la prima volta si aggiungono ad essi anche due parroci, chiamati dal Papa, entrambi italiani, a portare le loro esperienze di periferia: si tratta di monsignor Saulo Scarabottoli di Perugia e monsignor Roberto Rosa di Trieste. A loro si aggiungono poi 14 "delegati fraterni", rappresentanti delle altre chiese cristiane, un’esperta e 17 uditori, scelti tra coppie di famiglie e genitori.
CAMBIA LA METODOLOGIA. Ciascuno di loro potrà intervenire per 3 minuti in assemblea e poi avrà facoltà di parola nei "circoli minori", le 13 sessioni (4 in inglese, 3 in spagnolo e francese, 2 in italiano e una in tedesco) nelle quali si approfondiscono i singoli argomenti emersi in aula. Ciascuna settimana i circoli saranno dedicati ad uno dei capitoli dell’Instrumentum laboris: l’ascolto delle sfide sulla famiglia; il discernimento della vocazione familiare; la missione della famiglia. Ogni circolo formulerà una relazione che poi sarà divulgata dopo che i padri sinodali, ogni sabato, si saranno pronunciati in aula per eventuali emendamenti.
Come ha spiegato il cardinale Baldisseri nella conferenza stampa di oggi, scompare, invece, la relatio post disceptationem, il testo generale intermedio che tante polemiche aveva generato un anno fa e rispetto alla quale erano stati ridimensionati alcuni passaggi, in particolare i riconoscimenti sull’affettività omosessuale.
Le conclusioni del sinodo arriveranno sabato 22 ottobre, con un testo che sarà consegnato al Papa dopo essere stata votata dall’assemblea per ogni punto: i passaggi che avranno raggiunto i due terzi dei consensi saranno considerati pronunciamenti ufficiali e su essi il pontefice si baserà per le sue deduzioni.
CANONIZZATI I GENITORI DI SANTA TERESA. Nel frattempo, saranno tre gli appuntamenti che faranno da corollario. Si parte già sabato 3 ottobre con la veglia che si terrà in piazza San Pietro alla presenza del Papa. Sabato 17 ottobre, invece, ci sarà la commemorazione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del sinodo dei vescovi: è prevista una cerimonia dalle 9 alle 12,30 aperta ai fedeli nell’aula
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Paolo VI. Domenica 18 ottobre, infine, ci sarà in San Pietro la messa di canonizzazione tra gli altri dei beati Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin, genitori di santa Teresa del Bambino Gesù, primi coniugi ad arrivare insieme alla canonizzazione e scelti proprio