M.C., Panorama 1/10/2015, 1 ottobre 2015
CHE FINE FANNO I CAPITALI CHE RIENTRANO?
Avrebbe dovuto portare un bel tesoretto, qualche miliardo piovuto dal cielo per permetterci qualche spesuccia extra. E invece la voluntary disclosure serve solo a mettere una pezza alle crepe del bilancio. Il 30 settembre infatti scadevano due clausole di salvaguardia, mine innescate dal governo Renzi (l’aumento della benzina per far fronte alla bocciatura Ue di quella reverse charge su cui il governo ha fatto una gran figuraccia dopo aver mostrato un’arrogante sicumera) e dal governo Letta (di 102/2103, con aumento acconti Irpef e Ires), per un totale di 1,399 milioni. L’emersione dei capitali in Svizzera e altrove, che viaggia per il momento poco sopra il miliardo, dunque ancora non basta, deve aumentare il gettito, ma nelle casse dello Stato non resterà molto. Per questo l’operazione-trasparenza deve portare più denaro possibile. Ecco dunque che il Consiglio dei ministri ha varato la proroga della proroga con cui si dà più tempo per aderire alla voluntary disclosure, astruso termine anglosassone che nessun commercialista è in grado di pronunciare correttamente, figuriamoci i funzionari dell’Agenzia delle entrate.
«Vanno prorogati anche i termini degli accertamenti» spiega però a Panorama Gerardo Longobardi (presidente dei commercialisti) «altrimenti a fine anno va in prescrizione il 2010 e si perde il gettito». Se ne ricorderà qualcuno? Per fortuna che nel frattempo un bell’aiuto arriva dalle banche svizzere. «C’è chi ha detto ai miei clienti» rivela un commercialista milanese «che se ne aderiscono alla disclosure riceveranno un assegno circolare con i loro soldi: poi saranno liberi di depositarli dove credono, ma non in Svizzera». (M.C.)