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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

I MILIARDARI DELLA PORTA ACCANTO


Alzi la mano chi non ha mai sentito nominare il tonno Rio Mare e la carne in scatola Simmenthal, il Wc-net e Omino Bianco, l’olio solare Bilboa, la colla Uhu, il talco Neutro Roberts, i cosmetici Collistar. Qualcuno potrà pensare: certo, fanno sicuramente capo a Procter & Gamble, oppure all’Unilever, le due grandi multinazionali che hanno in portafoglio una quantità di prodotti per la casa e per la persona.
E invece no, sono i marchi di una piccola (si fa per dire) multinazionale milanese che si chiama Bolton, per nulla conosciuta ai non addetti ai lavori, controllata al 100 per cento da un anziano signore di origini greche, Joseph Nissim, e dalla sua famiglia.
I Nissim detestano comparire, farsi notare e ogni notizia su di loro rimbalza sul web con grandi difficoltà di verifica. Per restare nell’anonimato, anche la proprietà della Bolton srl è schermata dalla Spafid, la fiduciaria di Mediobanca che serve appunto a questo tipo di operazioni (del tutto legali, sia ben chiaro).
La storia di Nissim, ormai prossimo ai 100 anni di età, come quella di molti anziani ebrei si porta dietro i drammi del Novecento. Pare che durante il nazismo abbia combattuto nelle fila dell’esercito inglese anche se alla fine del conflitto ha scelto di abbandonare la Grecia per un Paese, l’Italia, che certo qualche imbarazzo verso gli ebrei ce l’aveva.
Per quanto desiderosi di stare lontani dai riflettori, i Nissim sono perfettamente inseriti nella Milano che conta, quella che mette da parte i denari a nove zeri. Oltre alla fiduciaria di Mediobanca, infatti, c’è un legame importante con Sergio Erede, il re degli avvocati d’affari milanesi e, in sostanza, ormai lui stesso una banca d’ai fari. Erede è presidente della capogruppo dei Nissim, ed è anche l’imprenditore-finanziere che li ha convinti a investire una decina di milioni di euro (giusto un chip, per carità) nell’operazione che ha portato in Borsa le matite Fila.
La famiglia non disdegna neanche la presenza nelle associazioni che contano per il loro business: Marina Nissim, vicepresidente di Bolton srl, è membro del comitato direttivo di due importanti associazioni: Centromarca, che raggruppa circa 200 tra le più importanti imprese nei settori dei beni di consumo, e l’Upa, l’associazione che rappresenta invece i più importanti investitori pubblicitari del nostro Paese.
A completare il consiglio di amministrazione della Bolton srl, a fianco di Erede, l’amministratore delegato Salomone Benveniste e Marina Nissim c’è poi Freddy Roland Martell, un anziano signore di nazionalità britannica ma nato in Egitto che certo deve avere con i Nissim un rapporto particolarmente stretto, visto che aveva anche la procura del conto (3 milioni di dollari) intestato alla Nissim nella filiale svizzera della Hsbc. I nomi erano saltati fuori dalla lista Falciani, anche se non è affatto escluso che l’operazione fosse pienamente regolare.
Ma veniamo ai numeri, che sono poi quelli che fanno della Bolton srl una vera e propria cassaforte straripante di denaro. La srl ha come attività l’assunzione e gestione di partecipazioni, che non sono poche: Bolton Alimentari, Bolton Real estate, Manetti & Roberts, Bolton Manitoba, Collistar, Uhu Bostik e altre minori, tutte al 100 per cento o poco meno. Ben più sottile la struttura organizzativa della holding: ci sono solo quattro amministratori, due dipendenti e 17 milioni di capitale sociale. Ma quando, quattro mesi fa, è stato approvato il bilancio 2014, i soci hanno potuto congratularsi tra loro per un utile di ben 217 milioni di euro.
Al 31 dicembre 2014 la Bolton della famiglia Nissim aveva in bilancio partecipazioni per 627 milioni (520 milioni nelle controllate e 107 milioni in un’impresa collegata, la spagnola Corvo di cui controlla solo il 38 per cento). A questo va aggiunto un altro cospicuo tesoretto costituito da partecipazioni finanziarie (242 milioni) e altri titoli (153 milioni).
Non mancano le disponibilità liquido, con depositi bancari e postali per ben 102 milioni di euro. In sostanza tra partecipazioni non immobilizzate, titoli e depositi, i Nissim hanno 500 milioni di euro più o meno cash, liquidi. Il patrimonio netto, che supera 1,2 miliardi, è dunque diviso a metà tra il valore delle partecipazioni industriali e le attività finanziarie. Debiti: zero.
Dal punto di vista industriale, il gruppo, che sta portando a termine un’altra operazione in Spagna, dove ha raggiunto un accordo con un fondo di private equity per rilevare il 55 per cento della Conservas Garavilla (pesce in scatola), 345 milioni di euro di fatturato, viene accreditato di un giro d’affari di circa 1,5 miliardi di euro (il sito internet non ne fa cenno e non esiste un bilancio di gruppo) quasi interamente realizzato in Europa (il 48 per cento in Italia).
La suddivisione merceologica vede il comparto alimentare in testa (pesa per il 45 per cento delle vendite), seguito da detersivi e prodotti per la casa, cosmetici e prodotti per la cura della persona, adesivi. I dipendenti sono più di 3 mila. I 142 milioni di dollari spesi nel 2012 per il 38 per cento nella Calvo rappresentano a tutt’oggi l’unica partecipazione non di maggioranza dell’impero dei Nissim: loro, di solito, preferiscono comandare.