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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

PERISCOPIO

Pil italiano in crescita nel 2015, torna l’ottimismo. Il negoziante sotto casa ha appena aggiunto uno smile alla scritta Vendesi. Gianni Macheda.

Giorgia Meloni, intervistata da Paolo Del Debbio durante Atreju15, ha accusato il governo di avere come unica ricetta per le famiglie quella sull’utero in affitto, che «è una pratica incivile». La Meloni sostiene che fra le altre perle della presidenza del Consiglio dei ministri sul tema gender c’è un programma educativo per i bambini all’asilo che fa mettere ai maschietti vestiti da bimba e alle fanciulle vestiti da maschietto, per sottolineare che non c’è distinzione di sesso. «Questa idea è venuta al burocrate dell’ufficio anti-discriminazioni di palazzo Chigi che voleva censurarmi. E non a caso l’unica scesa in campo a difenderlo è stata la lobby gay. Ma io non mi farò zittire da loro». Franco Bechis. Libero.it.

Alla democrazia fa bene l’opposizione dei punti di vista diversi. Se manca, ci sono solo omologazione, pensiero unico, il religiosamente e il politicamente corretto. Ecco perché, in genere, non mi piacciono i festival del consumo culturale: sono un posto dove la gente ribadisce le idee già sentite dagli opinion leader sui soliti due-tre giornali. Giuliano Ferrara. Il Giornale.

Il nuovo deutsche Mark nasce nel 1948 accudito a una Bundesbank che coltiva gelosamente (con l’unanime approvazione dell’opinione pubblica) la sua indipendenza rispetto al governo. I prezzi restano stabili. I forzieri della banca centrale tedesca si riempiono d’oro. La Germania si offre il lusso di rivalutar e più volte la sua moneta senza perdere i suoi mercati all’estero. Certo, il marco non detronizza il dollaro, nuovo re del mondo monetario, ma, alla fine degli anni 1980, pesa per il 15% sulle riserve monetarie del mondo, molto dietro la moneta americana (67%), ma nettamente davanti lo yen giapponese (7%) mentre la sterlina inglese è scomparsa e il franco francese non si fa più vedere. Jean Boissonnat, Europe annèe zèro. Europa anno zero. Bayard, 2001.

Io voglio una politica thatcheriana, cameroniona, schroederiana. Voglio cioè dire, molto semplicemente, che il giudizio straordinariamente negativo che porta una parte degli osservatori e dei responsabili politici francesi su degli uomini e delle donne che hanno permesso il raddrizzamento dei loro paesi, la dice lunga sul peso dei tabù e sulla consistenza del dibattito politico francese. François Fillon, ex primo ministro francese ai tempi di Sarkozy. Le Monde.

Lo scandalo VW dimostra che negli Usa, al vaglio preventivo dei burocrati e all’intervento delle procure, si preferisce il randello nodoso della sanzione che può portare al dissesto economico. Un deterrente, questo, che funziona ma che, in Italia, è osteggiato perché potrebbe danneggiare la stabilità dell’impresa: da noi gli interessi dei soci, creditori e dipendenti prevalgono sempre su quelli dei consumatori. Ai tanti fautori del modello europeo vale la pena ricordare che la truffa della Volkswagen è stata scoperta grazie all’International Council of Clean Transportation: un ente privato, finanziato da privati. Alessandro Penati. la Repubblica.

Rione Sanità,cuore di Napoli, 30 mila abitanti per 2 chilometri quadrati. Senza scuole, senza uno straccio di asilo nido, con i guaglioni che, a frotte, se ne fottono della scuola e dei suoi obblighi (evasione al 50%). Non c’è lavoro e un giovane su due, se lo vuole, deve chiederlo alla camorra, non c’è un parco, non ci sono centri di ascolto per le famiglie disagiate. Qui, onesti e malacarne sono costretti a vivere insieme la loro vita difficile. Enrico Fierro. Il Fatto.

Nel linguaggio di oggi si estinguono gradatamente i prefabbricati del pensiero rivoluzionario, con le loro minuziose equivalenze e gerarchie concettuali, con i loro tropi mortuari («nella misura in cui», «a livello di disaggregazione», «ricomposizione», «espropriazione», «spessore», «sfruttamento», «processi reali», «portare avanti», «farsi carico» ecc. ecc.) e si insinuano invece espressioni e agglutinazioni da agenzia turistica e da ufficio commerciale («un colore valido», «voglia di ombrellone», «si sposti un attimino più in là»). Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.

Emma D’Avack, la moglie del rettore dell’università di Roma, ha, tanto per cambiare, l’esaurimento nervoso. Dice che gliel’hanno fatto venire i contestatori, che di notte la svegliavano a tutte le ore per chiederle: «Parla quella puttana della moglie del rettore?... Che tariffa?...». E lei: «Alta, ragazzi, al disopra dei vostri mezzi...». Indro Montanelli, I conti con me stesso - Diari 1957-1978. Rizzoli.

In Piemonte, il pretore Vanghetta, nelle preture e nei tribunale dove era sempre stato in sottordine, non si era mai sentito a suo agio. Dovunque aveva trovato l’ambiente avverso e impenetrabile, dominato da vecchi magistrati e da autorevoli avvocati con grossi patrimoni alle spalle, che gli avevano fatto sentire tutta la sua pochezza. A Cuvio invece poteva considerarsi di gran lunga l’uomo più importante del mandamento, anche perché gli sarebbe stato possibile ostentare, da quando era morto lo zio di sua moglie, una certa larghezza economica. Del che diede subito segno comprandosi l’automobile, cosa rara a quei tempi per un pretore e addirittura un presidente di corte d’appello. Piero Chiara, Il pretore di Cuvio. Mondadori, 1973.

È un istante raro, dove la sensazione del passato ritorna nel presente e si sovrappone ad esso. Come facendo l’amore, quando tutti gli uomini passati e quello che è là diventano un tutt’uno. Annie Ernaux, La vie extèrieure. Folio.

Non per mancare di rispetto, ma da sempre seguo tutti gli avvenimenti dello sport. Una delusione così grande non l’ho mai avuta. Mondiali di atletica leggera a Pechino. L’Italia non la vedevo mai. Atleti italiani nessuno, nessuna medaglia. Mai edizione è stata così povera. Mi consolo che ho visto il mio grande e unico amore, Blanka Vlasic, vincere l’argento. Amore, sei ancora più bella e più brava. Per l’atletica italiana non importa, faremo meglio più avanti. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

I miei simili sono terribili, non li frequento, ma faccio un’eccezione per il mio compagno di avventura Pino Strabioli che non ha i tipici difetti della categoria degli attori e non passa le giornate a parlar male degli altri e non ama il narcisismo. Paolo Poli, attore, 86 anni (Malcom Pagani). Il Fatto.

Temo di più chi guarda altrove che chi mi scruta. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 1/10/2015