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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

APPUNTI SUI PALAZZI DI HONG KONG PER ULISSE


Jack Crone per dailymail.co.uk 4/8/2015 (traduzione Dagospia) – 
Hong Kong è una città in perenne ricerca di spazi per accomodare i suoi sette milioni di cittadini e qualcuno ha pensato che, impilando le case una sopra l’altra, si poteva risparmiare un sacco di spazio. Così sono nati gli enormi quartieri residenziali di periferia come quelli fotografati da Jason Langley: una ripetizione ipnotica degli stessi schemi e degli stessi colori che potrebbe tranquillamente passare per un pezzo di arte astratta.
Circa un terzo della popolazione di Hong Kong vive in questi condomini da brivido che possono ospitare fino a 36 mila persone. Nella maggior parte delle foto compaiono gli edifici del quartiere residenziale più antico della città, il "Shek Kip Mei", composto da 7.363 appartamenti colorati di rosso, blu e grigio senza uno schema preciso.
«Questi condomini hanno ridisegnato il panorama urbano della città – afferma il fotografo Jason Langley – il loro unico scopo è fornire un’abitazione a quante più persone in uno spazio piccolo e densamente popolato. Il risultato? Sono centinaia di finestre tutte uguali che danno le vertigini per il semplice motivo che è impossibile abbracciarle tutto con lo sguardo!».
Jason, originario di New Orleans, Stati Uniti, dice che ciascun condominio funziona come una piccola città e ha i propri negozi, ristoranti e palestre, alcuni hanno anche la loro guardia medica, uffici postali dedicati e le stazioni della metropolitana.

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Costruire non è mai stato facile ad Hong Kong, sempre alla ricerca di nuovi spazi per sistemare i suoi sette milioni di cittadini: la scomparsa delle houseboat di Aberdeen, invasa dal cemento, ne è una riprova. Qualcuno ha pensato che impilare le case una sopra l’altra poteva essere una soluzione semplice. Così sono nati gli enormi quartieri residenziali di periferia come quelli fotografati da Jason Langley, un cui reportage fotografico è stato pubblicato dal Dailymail on line e ripreso da Dagospia. Da quando sono arrivati i cinesi, la situazione è decisamente peggiorata: sono spuntati nuovi, orribili alveari.

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LETTERA43 4/8/2015 –
Hong Kong è la città più verticale del mondo, con una densità abitativa di 6.390 persone per chilometro quadrato. Nelle torri della megalopoli asiatica, nate per ottimizzare il poco spazio a disposizione, vivono più di due milioni di persone, su una popolazioe totale che supera i sette milioni.
Il fotografo di viaggio Jason Langley si è avventurato tra i complessi verticali più antichi della città, come lo Shek Kip Mei Estate. Un centro ’storico’ affascinante, le cui architetture, riprese con l’obiettivo grandangolare, suggeriscono l’immagine di un gigantesco alveare umano

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PANORAMA 14/6/2011 –
Comparse negli anni ‘50 come come un sistema di alloggio provvisorio per la manodopera immigrata, oggi le “case gabbia” di Hong Kong vengono affittate soprattutto da anziani, poveri e malati, che pur ricevendo un sussidio governativo non possono permettersi una sistemazione più decorosa.
Le case gabbia dell’ex colonia inglese sono delle vere e proprie gabbiette metalliche collocate negli affollatissimi condomini dei quartieri più o meno periferici di Sham Shui Po, Mong Kok, Kwun Tong, To Kwa Wan e Wan Chai. Le varie stanze sono separate da reti o pareti improvvisate -le reti sono più pratiche, perché permettoni di appendere grucce e sacchetti di plastica dove riporre le proprie cose, dove le persone dormono su brandine o materassi di fortuna condividendo “bagno” -di solito un buco in uno stanzino senza luce, e cucina -un fornello posizionato in un altro angolo angusto della casa. Questi “alloggi”, ammesso sia possibile definirli in questo modo, sono ovviamente sprovvisti di qualsiasi tipo di comodità, quasi sempre infestati da insetti, e spesso persino molto cari.
In una metropoli ricchissima come Hong Kong le case gabbia restano per molti un enigma, per altri uno scandalo. In genere vengono allestite ai piani più alti dei grattacieli dei quartieri popolari, e si riconoscono per gli insoliti cartelli “alloggi in affitto”, e per la sporcizia e l’improvvisazione nella posa di cavi elettrici e tubature. Dal momento che nessuno si preoccupa della manutenzione, più passa il tempo più le case gabbia diventano invivibili, anche se i prezzi continuano ad aumentare: questi posti letto di due metri quadrati al massimo costano niente meno che 1.500 dollari di Hong Kong al mese, l’equivalente di 150 euro.
Chi visita le case gabbia della metropoli orientale ritiene che siano peggio di qualsiasi slum, e che anche dormire per strada o nelle barchette dei pescatori sia più igienico. Anche le Nazioni Unite ritengono rappresentino “un affronto alla dignità umana“, e continuano a giudicare “inaccettabile l’inazione del governo di Hong Kong, nonostante questo abbia a disposizione risorse finanziarie in abbondanza”. In effetti negli ultimi anni sono stati costruiti centinaia di migliaia di alloggi popolari, ma a dispetto delle apparenze i poveri sono talmente tanti da ritrovarsi a dover cercare una soluzione alternativa per aspettare che vengano smaltite le richieste di liste d’attesa decennali. Anche perché per i single ottenere un alloggio popolare è estremamente difficile. Se le famiglie aspettano in media tre anni, i single devono resistere almeno per dieci.
E’ difficile contare quante siano oggi le case gabbia. Poche decine, afferma il governo. Molte di più, denunciano gli attivisti, convinti che a Hong Kong ci siano almeno 100.000 poverissimi costretti a vivere in condizioni tanto disagiate. L’esecutivo ha definito le case gabbia “alloggi in cui almeno dodici locatari affittano un posto letto a pagamento”. Nel tempo i gestori hanno deciso di rinunciare al dodicesimo cliente per non essere schedati come proprietari di “gabbie” ed evitare così i controlli relativi a igiene e misure antincendio rese obbligatorie dal governo.

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MIRROR.CO.UK 3/8/2015 –

These dazzling images could be the latest eye-melting optical illusion to hit the internet. But they’re actually dizzyingly tall tower blocks which create a mosaic effect as far as the eye can see.
The housing blocks are mesmerising thanks to their seemingly random colour scheme, but although the apartments appear quite surreal, they are home to tens of thousands of people.
Travel snapper Jason Langley captured the fascinating shots of blocks sprawled across Hong Kong, China.
Around one third of Hong Kong’s staggering 7.188 million population live in housing blocks like these, and the largest can house up to 36.000 people.
Jason, 30, pictured the unusual colour scheme of Hong Kong’s oldest public housing estate - the Shek Kip Mei Estate.
The 7.363 yellow, red, blue and grey apartments on the estate don’t seem to follow a pattern and are home to a staggering 14.000 people.
Jason also captured highrise apartments in Tseung Kwan O, which are an astonishing 40 floors tall.
Jason, who is originally from New Orleans, Usa, saideach estate functions as a small city within Hong Kong as many have their own shops, restaurants and fitness centres. He also said some even have doctor’s offices, schools, dedicated post offices and metro stations.
Jason said: «These apartment blocks in Hong Kong have come to define the modern urban landscape of the city».
«The flats cover a broad range of architectural styles and layouts all designed with a common aim - to provide housing for as many people as possible in a relatively small, densely populated urban space».
«Each estate functions almost as a small city within a city, with many featuring shops, restaurants, fitness centres, doctor’s offices and schools.
«Some even have dedicated post offices and metro stations. In the Shek Kip Mei Estate, the effect of the bright colours is very striking, and even from several blocks away the buildings stand out».
«Some of the colour schemes can be very deliberate with certain colours or patterns repeating over entire city blocks, while others are seemingly random».
«I believe that each block has a chosen colour scheme, but each tenant gets to pick which of the colours they’d like to have on the outside of their flat. All of the apartments are so mesmerising, they are even dizzying. The overall scale of the buildings is spectacular, they are so big it is difficult to capture in pictures».
«Many of the buildings seem to be composed of hundred of identical windows, but upon closer inspection there are many smaller details that show signs of individual lives. If you look closely you can actually see laundry hanging from some windows or even a single house-plant on a balcony».