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 2015  settembre 30 Mercoledì calendario

PILLOLA, È FINITO UN CICLO

Ho preso la pillola per così tanti anni che quando l’ho smessa, perché Justin (Timberlake, ndr) e io cercavamo un figlio, non avevo la più pallida idea di come funzionasse il mio ciclo». Così l’attrice Jessica Biel spiega, all’edizione americana di Glamour, perché ha deciso di buttarsi nell’educazione sessuale: con una webserie, online da lunedì 21 settembre (in inglese, su Womancareglobal.org), che insegna alle ragazze «la prudenza, ma soprattutto la consapevolezza».
«Ho avuto momenti duri, grazie anche agli effetti depressivi di una pillola anticoncezionale che prendevo», racconta Natalie Portman dei suoi anni ad Harvard; e dalle colonne del suo blog The Kind Life, l’ex Catwoman Alicia Silverstone raccomanda la lettura di Sweetening the Pill, letteralmente «indorare la pillola», un manuale femminista che sconsiglia la pillola per i suoi effetti collaterali, ma anche, scrivono le autrici sul loro blog, «perché disconnette dai cicli naturali del corpo femminile».
La pillola anticoncezionale è stata – dal giorno della messa in commercio nel 1960 – il catalizzatore di una rivoluzione mondiale dei costumi; ma come molti rivoluzionari passati al governo, ora sembra avere sempre più detrattori. Anche fra le donne italiane: l’ultimo rapporto Istat/Ifm, datato 2012, racconta di un 16,2% di donne che la prendono, ben dietro «metodi naturali» e preservativo; il 37% secondo un recente sondaggio Eurisko ha abbandonato la pillola: nel 50% dei casi perché dava problemi. Quali?
Un giro in uno dei gruppi Facebook dove si riuniscono le scettiche, come «Donne in pillole», circa 600 iscritte, è un rosario di lamenti: mal di testa, secchezza vaginale, aumento di peso, e soprattutto calo della libido.
«Sono effetti che si presentano spesso, soprattutto quelli sull’umore e sul desiderio: la femminilità è ciclica, e la pillola la “appiattisce”, togliendo per esempio i picchi naturali della libido», conferma la ginecologa Stefania Piloni, che nel suo ambulatorio milanese ha visto calare le richieste «del 10, 15% negli ultimi 5 anni. Un po’ per i metodi alternativi sempre più affidabili, come le nuove spirali che possono essere utilizzate dalle donne che non hanno mai concepito, o i computerini che, in presenza di un ciclo regolare, monitorano i momenti fertili. Ma soprattutto perché si fa coppia fissa più tardi: e con una sessualità più occasionale si usa il profilattico». Ma ci sono anche molte pazienti che, da quando il contraccettivo d’emergenza è sul mercato, «lo considerano una soluzione tampone e lo usano anche due, tre volte l’anno. Un errore, che fa male alla salute».
«Anche molti medici», continua Piloni, «sono sempre più restii a prescrivere la pillola a lungo: una ragazza che inizia a 15 anni e che cercherà la prima gravidanza in quella che oggi è un’età comune per farlo, 35, avrà preso la pillola per 20 anni. Troppi, per la proporzione fra gli anni di stimolazione ormonale continua e, per esempio, l’insorgere di tumori».
Ma questa nouvelle vague di contrarie alla pillola è un rigurgito antifemminista? «Forse è un diverso concetto di pari opportunità», continua Piloni. «Perché mai una sessualità più spensierata dovrebbe significare appiattirsi su un modello maschile come il preservativo? Da 10 anni esistono contraccettivi orali per l’uomo, per esempio a base di progestinici e testosterone. Ma non vanno sul mercato, perché il marketing giura che l’uomo si sentirebbe “svirilizzato”. La vera rivoluzione non sarebbe che ora li prendessero un po’ loro?».