Stefano Boldrini, La Gazzetta dello Sport 30/9/2015, 30 settembre 2015
DIAMANTI: «A WATFORD PER TORNARE A BRILLARE»
Dalla Cina con ardore. Alessandro Diamanti ha voltato pagina dopo l’esperienza al Guangzhou, anche se il suo cartellino è ancora nelle mani del club di Canton. Il trasferimento al Watford è un prestito, ma Diamanti ha l’aria di uno che non si sente provvisorio in Inghilterra. Mettiamo un po’ di ordine. A Firenze non esercitano il diritto di riscatto e Diamanti torna in Cina.
Che cosa succede a questo punto?
«Che arriva Scolari e io non rientro nei suoi programmi. In estate sono stati acquistati Robinho e Paulinho. Io voglio giocare e inizio a guardarmi intorno. Mi piacerebbe tornare a Bologna, ma capisco che non rientro nei programmi. Non c’è mai stata una trattativa, anche se qualcuno ha lasciato circolare voce che le mie pretese economiche avrebbero fatto saltare l’affare. Balle! Allora mi contatta il Watford, l’interesse è cosa seria e vengo qui rinunciando a una discreta sommetta di denaro. Potevo restare in Cina e pensare solo al conto in banca, ho preferito rimettermi in discussione tornando in Inghilterra».
Dove però finora ha giocato poco.
«Non ero pronto fisicamente. Ora sono a posto».
L’esperienza cinese?
«Bellissima sotto diversi punti di vista. Abbiamo vinto il campionato e partecipato alla Champions. Ho visitato l’Asia e l’Australia. I problemi sono stati altri: il clima micidiale di Canton e le trasferte lunghissime. I viaggi in aereo non finiscono mai. Dal punto di vista umano è stato un arricchimento. Ho visto Paesi più avanzati del nostro, città dove vivono 20 milioni di persone».
Torna in Inghilterra dopo l’anno al West Ham.
«Ho trovato un calcio più moderno. Al West Ham ognuno mangiava quello che voleva. Gli allenamenti erano più semplici. Nel Watford si segue una dieta precisa. Dopo il lavoro sul campo hai sessioni di yoga e pilates. C’è molta attenzione per la parte video. Abbiamo un insegnante di inglese a disposizione. Un nuovo mondo».
Cosa l’ha riportata in Inghilterra, oltre al calcio?
«Lo stile di vita. Easy going . Come piace a me: vivi e lascia vivere. Londra è città fantastica».
Il bello del calcio della Premier?
«Le partite non finiscono mai. Meno tattica e più pressing. Un diffuso senso di sportività. Ma la vera differenza rispetto all’Italia è il mondo esterno. Gli stadi sono moderni, funzionali, accoglienti. Le pressioni sono minori. In Italia si perde tempo in chiacchiere, qui si bada ai fatti».
Poche interviste nella carriera di Diamanti.
«Una scelta di vita come quella di non coltivare i social. Non mi piace leggermi sui giornali e ancora meno leggere le balle sul mio conto».
Un esempio?
«La storia che chiedevo troppo per tornare a Bologna. Per venire qui ho tagliato di un terzo lo stipendio. Il trasferimento in Cina poi ha permesso al Bologna di incassare bei milioni. E sa perché mi hanno fatto male queste voci? Amo Bologna. È la città italiana dove vorrei vivere».
Firenze e Livorno?
«La prima è stata troppo veloce, Livorno mi ha fatto diventare uomo».
La sua Prato?
«Il manuale di regole del calcio di strada. Ci sono cose che non potrai mai imparare nelle scuole. La strada ti insegna a stare al mondo».
Il giocatore più forte del suo podio personale?
«Roberto Baggio. Immenso. Oggi potrei dire Messi o Ronaldo, ma io sono rimasto affascinato da Yaya Touré: un gigante che sposta l’aria».
L’allenatore che vorrebbe avere?
«Mourinho. Sono curioso di vedere che cosa potrei fare con lui».
Lo scudetto che verrà?
«Spero che lo vinca il mio amico De Rossi».
Il suo gol più bello?
«In finale playoff di B Livorno-Brescia 3-0 del 20-6-09. Spaccai la rete con un destro fortissimo».
Ci pensa ancora alla nazionale?
«Mi dispiace non aver partecipato al Mondiale brasiliano. Avevo fatto parte del gruppo 3 anni e si era creato un bel rapporto tra noi giocatori».