Notizie tratte da: Charles Seife «Le menzogne del web. Internet e il lato sbagliato della notizia», Bollati Boringhieri Editore 2015, pagg 238, € 22, 30 settembre 2015
Notizie tratte da: Charles Seife «Le menzogne del web. Internet e il lato sbagliato della notizia», Bollati Boringhieri Editore 2015, pagg 238, € 22Vedi Libro in gocce in scheda: 2332007Vedi Biblioteca in scheda: manca• La rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente non solo il modo in cui raccogliamo informazioni sul mondo, ma anche il modo in cui possiamo manomettere le informazioni che altri stanno raccogliendo
Notizie tratte da: Charles Seife «Le menzogne del web. Internet e il lato sbagliato della notizia», Bollati Boringhieri Editore 2015, pagg 238, € 22
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• La rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente non solo il modo in cui raccogliamo informazioni sul mondo, ma anche il modo in cui possiamo manomettere le informazioni che altri stanno raccogliendo.
• L’informazione digitale è uno strumento straordinariamente potente.
• L’informazione digitale segna un cambiamento da tutto ciò che conoscevamo prima, perché possiede una combinazione unica di proprietà fisiche, che non ha nessun’altra forma di informazione. Può viaggiare per il mondo alla velocità della luce. Può essere conservata in uno spazio talmente piccolo da essere quasi inesistente, senza che si deteriori o si rovini. Può essere copiata con perfetta fedeltà a un costo risibile. Tutti i media, che siano cartacei, video, audio o altro, possono essere elaborati da un computer sufficientemente sofisticato e salvati su dispositivi sostanzialmente identici.
• Noi umani siamo animali sociali e il mondo online sta trasformando la maniera in cui creiamo e manteniamo i legami sociali. Oggi siamo interconnessi in modo tale che chiunque di noi può comunicare con miliardi di altre persone sul pianeta. Il mondo è diventato un posto davvero piccolo.
• La parola scritta (o incisa) sul papiro, l’argilla o la pietra permise ai nostri pensieri di essere così persistenti da sopravvivere per centinaia o addirittura migliaia di anni. La nascita della parola scritta fu, letteralmente o quasi, l’alba della storia. Ancora oggi possiamo leggere le iscrizioni su monarchi e templi e transazioni fondiarie che quattro millenni fa sarebbero cadute nell’oblio se qualcuno non avesse pensato di mettere quelle informazioni per iscritto.
• Un incendio può mandare in fumo un papiro; un conquistatore può frantumare la pietra e l’argilla. La sopravvivenza di un documento dipende non solo dal materiale su cui è scritto, ma anche dalla sua diffusione: più copie esistono, più è difficile che quel documento scompaia per sempre.
• L’era della stampa ha inizio nel xv secolo, con Johannes Gutenberg. Sistemando in una cornice delle lettere di metallo intercambiabili e di facile fabbricazione, Gutenberg riusciva a sfornare un gran numero di copie pressoché prive di errori di uno stesso manoscritto, in fretta e a basso costo.
• Dopo l’invenzione del torchio tipografico, diventò possibile stampare centinaia o migliaia di copie di un documento, il che significava che trasmettere le informazioni era diventato facile quanto distribuire un pamphlet prodotto in massa. L’informazione, anche l’informazione complessa che richiedeva pagine e pagine di scrittura, poteva diffondersi più rapidamente, più facilmente e più estesamente che mai prima d’allora. All’improvviso, le nostre voci erano amplificate. L’informazione era diventata molto più trasmissibile.
• Alla metà dell’Ottocento l’invenzione del telegrafo permette di mandare messaggi in giro per il mondo in un attimo. Ci vollero solo pochi secondi perché la frase «What hath God wrought?» (Cosa ha compiuto Dio?) volasse da Washington a Baltimora, una distanza che il treno avrebbe impiegato ore a coprire.
• Con l’invenzione della telegrafia senza fili, mittente e destinatario non dovevano essere collegati in modo fisico. L’informazione poteva semplicemente volare nell’aria alla velocità della luce, lasciandosi alle spalle i suoi creatori ancorati alla materia.
• Nel 1910 il dottor Crippen uccise la moglie e, insieme all’amante, lasciò l’Inghilterra a bordo di una nave da crociera diretta in Canada. Dopo essere salpati, il capitano riconobbe i fuggitivi e mandò un messaggio via radio. Un agente di Scotland Yard si imbarcò su una nave più veloce, raggiunse il Canada prima del dottore, e lo ammanettò prima che potesse mettere piede sul continente americano. Ormai, neppure una nave in mezzo all’oceano era un luogo isolato dal resto della società.
• La telegrafia, via cavo o via etere, la telefonia, la radio, la televisione, le comunicazioni satellitari – tutte queste invenzioni consentono vari tipi di comunicazione alla velocità della luce, collegandoci tutti insieme in modo più stretto e completo.
• La distanza fisica ha smesso di essere un ostacolo per l’informazione.
• Con internet arriva l’informazione digitale – l’informazione conservata in bit e byte – che riunisce tutte le caratteristiche delle rivoluzioni precedenti. Non solo una copia, se memorizzata nel modo corretto, dura più a lungo di un libro; ma immagazzinare dati non costa quasi nulla e quell’«archivio» ha bisogno di uno spazio minimo. L’informazione digitale può essere copiata con perfetta fedeltà in una minuscola frazione di secondo.
• Dovunque ci siano l’energia elettrica e una connessione internet, o anche un segnale del cellulare o una buona visuale del cielo, è possibile collegarsi a internet e accedere a vasti archivi di informazione digitale negli angoli più remoti del pianeta.
• Nel bene e nel male, l’informazione digitale è oggi la cosa più contagiosa del pianeta.
• A mezzogiorno del 16 maggio 2007, «Engadget», la rivista online che si occupa di tecnologia, postava uno scoop sulla Apple. Grazie a un memorandum interno trapelato, quelli di «Engadget» erano venuti a sapere che l’uscita del nuovo iPhone sarebbe stata rimandata di mesi. Nel giro di pochi secondi le azioni di Cupertino subirono un tracollo, segnando una flessione di oltre il 2%. Centinaia e centinaia di persone avevano perso milioni di dollari che altre avevano guadagnato. Pochi minuti dopo, un portavoce della Apple chiamò il sito web per dare un’informazione importante: quel promemoria era falso. Qualcuno aveva confezionato un promemoria interno fasullo ma convincente e lo aveva spedito per posta elettronica a varie persone; usando un indirizzo email artefatto, l’impostore aveva fatto sì che l’email sembrasse provenire dalla Apple. Quindi quella che «Engadget» aveva preso per una fonte affidabile non lo era affatto. Invece, era qualcuno che voleva danneggiare la Apple diffondendo cattive informazioni.
• Un’informazione senza valore, priva di consistenza ma camuffata in modo convincente, può riuscire a diffondersi in tutto il mondo, producendo un effetto reale sul portfolio degli azionisti e influendo sulle sorti di una grande società.
• Da sempre il mercato fluttua al minimo pettegolezzo. La rapidità con cui una voce prende piede e, di conseguenza, l’enorme impatto che può avere una cattiva informazione sono quasi inimmaginabili.
• La cattiva informazione è una malattia che colpisce tutti noi, una malattia che è diventata incredibilmente potente grazie alla rivoluzione digitale. E non esiste un vaccino.
• Wikipedia è uno dei siti web più visitati del mondo (di solito si piazza al quinto o sesto posto). Con circa quattro milioni di voci su oscure squadre di calcio, pop star, arcane teorie matematiche, personaggi storici, culture del mondo, e tutto quel che ci sta in mezzo, Wikipedia è diventata uno dei maggiori depositi di sapere eclettico del mondo anglofono. Una delle sue caratteristiche più importanti è che non viene scritta da un gruppo scelto di esperti e redattori, ma da volontari, persone normali che hanno a disposizione un computer, una connessione internet e un po’ di tempo libero. E a volte un piano.
• «Portiamo la democrazia nel sapere, ecco cosa facciamo».
[Stephen Colbert di Comedy Central]
• Wikipedia viene scritta e rivista a tutte le ore del giorno e della notte da volontari di tutto il mondo. Ogni singola parola di Wikipedia rischia di essere cambiata in qualsiasi momento.
• T. Mills Kelly, professore di storia alla George Mason University, insegna ai suoi studenti come modificare o anche creare una pagina di Wikipedia, infilandoci una bufala. Nel suo corso “Mentire sul passato”, Kelly chiede agli studenti di «inventare bufale e liberarle sulla Rete, per vedere se qualcuno ci casca».
• Quando Wikipedia diede a tutti, nessuno escluso, la possibilità di creare e modificare le pagine dell’enciclopedia, non si trattò solo di un atto di democratizzazione; fu anche un atto d’anarchia.
• «Sarebbe importante che il pubblico non pensasse che Wikipedia è “scritta da una banda di dodicenni”».
[Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia]
• Per dare credibilità alle sue opinioni, MacMaster crea Amina Arraf. Mettendo le sue idee in bocca a una donna siriana omosessuale, spera di ammantarle di un’autorevolezza che altrimenti non avrebbero avuto. E ha ragione. Difficilmente un appassionato di fantastoria di Edimburgo avrebbe attirato l’attenzione del mondo sulle sue idee circa gli avvenimenti siriani. Invece una donna lesbica che partecipa alle proteste e che tiene un blog, a suo rischio e pericolo, è tutta un’altra storia. È il potere del sockpuppet, o falso profilo.
• Il sockpuppetry è l’uso di una falsa identità per trarre in inganno qualcuno.
• Nel 2012, Raymond Kelly, capo della polizia di New York, dichiarò che gli agenti erano autorizzati a creare false identità e usare laptop non riconducibili al Dipartimento di Polizia per frequentare i siti di social media nella speranza di scoprire dei crimini. La polizia usava da anni questo genere di trucchi. Spacciarsi per minori su internet, per esempio, per riuscire ad arrestare i pedofili. La facilità con cui è possibile creare online un mucchio di falsi profili, con l’intento dichiarato di infiltrarsi nei social network, sta rendendo nervosi i difensori delle libertà civili.
• Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), il settore militare responsabile delle operazioni in Iran, Iraq, Afghanistan, Pakistan e Medio Oriente, firmò un contratto da 2,76 milioni di dollari con la società californiana Ntrepid, in cambio del miglior software per sockpuppetry che permettesse a cinquanta utenti di creare dieci falsi profili ciascuno, «ognuno con background, una storia e dettagli personali, e cyber presenze che siano tecnologicamente, culturalmente e geograficimente [sic] coerenti. «Le singole applicazioni consentiranno a un operatore di usare più account online dalla medesima postazione di lavoro e senza il timore di essere scoperto da avversari sofisticati».
• Oggi con l’avvento dell’era digitale siamo in grado di comunicare con i nostri pari di tutto il mondo con la stessa facilità con cui andiamo a trovare il nostro vicino di casa. Questa estrema interconnessione porta con sé la possibilità di creare molti più legami sociali, di intessere una rete di relazioni personali vasta come non mai.
• Lo Speakers’Corner è un luogo in cui i londinesi e i loro connazionali possono esprimere le loro lagnanze, non importa quanto assurde. Una dozzina circa di uomini e qualche donna, appollaiati su scalette e podi di fortuna sbraitano le loro critiche ed esortazioni ai passanti. «Sulla sinistra troverete i marxisti, sulla destra i cristiani apocalittici, e nel mezzo tutte le sfumature di credenti che arringano la folla nella speranza di fare proseliti». Non è la libertà di parola che attira così tanti oratori in quel particolare angolo di Hyde Park ogni domenica pomeriggio. Dopo tutto, la stragrande maggioranza di loro può esprimere liberamente le sue idee in un mucchio di altri luoghi, sia pubblici che privati, senza essere trascinata in prigione. Quel che li porta a Hyde Park la domenica è un pubblico gratuito.
• Il mondo intero pende dalle labbra del presidente degli Stati Uniti o del Papa; prima della loro elezione, Barack Obama e Jorge Bergoglio dovevano faticare e sgolarsi per catturare l’attenzione di un numero significativo di persone e raramente avevano l’opportunità di riunire un grande pubblico.
• Il problema del pubblico svanisce e la grande interconnessione di internet permette a ognuno di noi di far sentire a tutti la propria voce. Forse è questo il cambiamento più importante e radicale portato dall’informazione digitale. Ogni singola persona collegata alla Rete può raggiungere istantaneamente qualsiasi altra persona. In teoria, il pubblico può essere il mondo intero.
• Twitter è uno Speakers’Corner internazionale, il più grande che si potesse mai immaginare. Potete dire qualcosa e, in teoria, centinaia di milioni di persone in tutti e sette continenti vi sentiranno forte e chiaro – se riuscite a convincerli a seguirvi.
• Nel 2002 Ghyslain Raza, un liceale canadese, si filma mentre fa vorticare una lunga asta come fosse un’arma da kung fu. Paffuto e terribilmente scoordinato, Raza è parecchio buffo. Lascia la videocassetta in giro e i suoi compagni la tovano e la caricano su YouTube. Il video diventa virale. Ghyslain viene soprannominato «Star Wars Kid» per le sue mosse stile arti marziali molto poco jediane e diventa una celebrità internazionale. Nel 2013, il video è stato guardato ventotto milioni di volte.
• Qualunque idea, per quanto bizzarra, può sembrare convenzionale se riuscite a trovare un manipolo di persone che la pensano come voi. Ci sono i plushies (gente a cui piace far sesso con animali di peluche), i furries (gente a cui piace fare sesso indossando un costume da animale) e gli oggettofili (gente che sviluppa un attaccamento sessuale per gli oggetti inanimati). Ci sono gruppi che danno la caccia ai rettili umanoidi mutanti attorno a noi, altri decisi a dimostrare che è stato il governo americano a buttare giù le Torri Gemelle l’11 settembre e altri ancora convinti che l’Agenzia delle Entrate non abbia alcun diritto di riscuotere le tasse sul reddito. Esistono fan group dedicati ai viaggiatori nel tempo, costruttori di macchine per il moto perpetuo e teorici squinternati d’ogni genere. La fede di un individuo in qualsiasi idea non ortodossa può rafforzarsi – e diventare incrollabile – grazie ai legami sociali con altri credenti.
• Google News controlla i vostri schemi di lettura e sceglie di fornirvi notizie che probabilmente vi interesseranno in base alla vostra posizione geografica, le vostre scelte di lettura passate, persino la vostra cronologia. Non lo fa solo Google News. Google stessa usa la vostra cronologia e il vostro comportamento passato per cercare di indovinare che genere di link potreste trovare utili. Magari non ne siete consapevoli, ma il vostro comportamento online sta determinando le notizie che riceverete, i dati che vi verranno forniti.
• Se notizie e dati sono confezionati su misura per i nostri pregiudizi, ci priviamo della vera informazione.
• Tutta questa interconnessione ci sta isolando. Stiamo diventando tutti dei solipsisti, intrappolati in mondi di nostra stessa creazione.
• Una cattiva idea, un’informazione sbagliata, un virus digitale che altera il cervello possono diffondersi alla velocità della luce tramite internet e trovare presto ospitalità in un gruppo (sparpagliato ma digitalmente interconnesso) di sinceri sostenitori. Questo gruppo funge da «portatore» della cattiva idea, permettendole di acquisire forza e reinfettare la gente; via via che il gruppo cresce, la credenza, per quanto folle, si radica sempre di più tra i fedeli.
• Fin dalla fine degli anni ottanta, Peter Duesberg, un biologo di Berkeley, sostiene che l’aids non sia causato da un virus, e che sia invece una conseguenza dell’uso di droghe – o dell’assunzione dei farmaci contro l’hiv che vengono usati per tenere il virus sotto controllo. Diversi gruppi negazionisti dell’hiv si coalizzano sul web, spacciando la ricerca di Duesberg come la prova del fatto che l’aids non esiste. Il 28 ottobre 1999, Thabo Mbeki, all’epoca presidente del Sudafrica, tiene un discorso controverso sull’azt, il primo farmaco contro l’hiv. Uno studio del 2008 sul «Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes» stima che più di trecentomila persone hanno perso la vita tra il 2000 e il 2005 in seguito all’ostinato rifiuto di Mbeki di permettere ai cittadini di assumere farmaci antiretrovirali. Naturalmente volumi e volumi di letteratura negazionista sull’hiv sono tuttora a portata di click su Google e trecentomila morti potrebbero essere la più estrema conseguenza di una ricerca su Google andata male.
• «A chi legge non importa dell’originalità in quanto tale, non più di quanto importi a chi mangia».
[Richard Posner]
• Può sembrare una questione da nulla, ma l’atto di copiare al computer mette in evidenza uno degli elementi più importanti e rivoluzionari dell’informazione digitale. La digitalizzazione ci ha permesso, per la prima volta nella storia, di fare delle copie scritte (o video, o di altre forme di informazione) in fretta, con facilità, a buon mercato e senza errori. La copiatura perfetta è uno dei tratti distintivi dell’informazione digitale, una delle caratteristiche che la rendono diversa dall’informazione analogica.
• «L’informazione analogica è difficile da replicare, e ogni volta che viene copiata si rovina un po’. Immaginate che qualcuno vi presti un vecchio volume rilegato in pelle e che vogliate farne una copia. Presumendo che non possiate mettere le mani sulle lastre tipografiche, vi restano solo un paio di opzioni. Potete trovare un monaco medievale che vi prepari una copia a mano, oppure potete rivolgervi a un dattilografo. Ma è una soluzione poco pratica, se non si tratta di un libretto molto breve. Un’opzione migliore è passare un’ora o due accanto a una fotocopiatrice, a fare copie del libro. È una bella scocciatura dover fotocopiare tutto il volume, ma alla fine avrete una copia utilizzabile anche se non perfetta. Ci saranno senz’altro macchie e sbavature; le parole potrebbero essere tagliate o illeggibili. Persino una fotocopia molto pulita di una pagina non è mai identica al cento per cento all’originale. A ogni nuova generazione di fotocopie, il testo è meno leggibile. Una copia digitale, se fatta a dovere, è assolutamente identica all’originale. Non ha nemmeno senso parlare di «originale» e di «copia» perché l’una non è più autentica dell’altra. Sono la stessa cosa.
• Ogni volta che visitate un sito con un browser, si crea una copia di quella pagina che finisce nella «cache» del vostro disco rigido. Sebbene la legge sul copyright proibisca di fare delle copie delle proprietà intellettuali altrui, il vostro browser viola automaticamente quella norma pressoché ogni volta che visitate una pagina web. L’atto stesso di andare con il vostro programma su un sito implica che stiate facendo una copia delle informazioni di qualcun altro.
• Un bene digitale (libro, film, registrazione audio, software) è poco più di una stringa di zeri e uno. Queste stringhe di zeri e uno possono essere replicate con perfetta fedeltà e ridistribuite in una frazione di secondo. E siccome è così facile fare copie perfette di un bene digitale, siamo inondati di facsimili pressoché gratuiti di un originale che è stato creato con grande dispendio di tempo ed energia. Questo implica la fine del mercato dell’informazione, perlomeno così come lo conosciamo.
• «È una sfortuna per noi vivere nel momento di massimo aumento della capacità espressiva della storia umana, una sfortuna perché il surplus è sempre più traumatico della scarsità. La scarsità fa sì che le cose di valore diventino ancora più di valore, un cambiamento concettualmente facile da accettare. Il surplus invece fa sì che cose prima preziose smettano di esserlo, e questo manda la gente in paranoia».
[Clay Shirky, docente alla New York University]
• Nel 2009 Amazon cancellò alcuni ebook dai Kindle di molti utenti senza prima chiedere il loro permesso. In un attimo, i libri svanirono dagli scaffali virtuali dei lettori. Tra gli ebook che Amazon aveva ritirato, c’era 1984 di George Orwell.
• Durante un’esercitazione militare, il 9 luglio 2008, l’Iran sparò dei missili in aria. Era un’esibizione di forza, volta a dimostrare che la potenza militare iraniana era ormai una realtà con cui fare i conti. Sepah News, definita dal «New York Times» «il braccio mediatico dei Guardiani della Rivoluzione», distribuì orgogliosamente una fotografia ai media di tutto il mondo: quattro missili sospesi su colonne di fumo e fiamme, proiettati verso il cielo. Quell’orgoglio presto si sarebbe tramutato in umiliazione. Qualche ora dopo che la foto era stata pubblicata in Occidente, si scoprì che c’era un missile di troppo. Il terzo missile era un collage messo insieme alla bell’e meglio con un programma di fotoritocco e un po’ di destrezza informatica. In realtà uno dei missili aveva fallito il lancio. Per nascondere quel fallimento, l’esercito iraniano aveva creato dal nulla un nuovo missile nel tentativo di ingannare il pubblico.
• L’avvento di Photoshop ha cambiato il volto della truffa scientifica. Secondo l’Office of Research Integrity (Ori), un’organizzazione governativa che indaga sulle presunte violazioni deontologiche in ambito scientifico, nel 1990 i casi di manipolazione delle immagini costituivano meno del 3 per cento del totale esaminato.7 Nel 2000, quel numero era salito al 14 per cento. Solo quattro anni dopo, nel 2004, era balzato al 40 per cento, e nel 2008 sfiorava il 70 per cento.
• Nel 2001 Catherine Verfaillie, una ricercatrice che studiava le cellule staminali alla University of Minnesota, salì agli onori della cronaca quando affermò di avere isolato, nel sangue, cellule staminali in grado di trasformarsi in qualunque tipo di tessuto. Fino a quel momento, si era creduto che le cellule staminali si trovassero solo negli embrioni. In uno dei suoi articoli, quattro figure su sette erano state manipolate in modo tale da distorcere i dati scientifici.
• «Ma nel nostro paese», fece Alice ancora un po’ ansimante, «generalmente si arriva in un altro luogo... dopo aver corso così presto e per tanto tempo come abbiam fatto noi». «Dev’essere un paese molto pigro!», disse la Regina. «Qui, invece, bisogna correre più in fretta che si può, se si vuole restare nello stesso posto. Per andare in qualche altro luogo, si deve correre almeno con una velocità doppia della nostra».
[Lewis Carroll, Attraverso lo specchio]
• La tecnologia digitale, insieme al basso costo dei supporti di archiviazione, ci permette di registrare in tempo reale le immagini e il sonoro della nostra intera esistenza. Con una piccola videocamera e un microfono in grado di trasmettere i dati wireless, possiamo immagazzinare tutto ciò che vediamo e sentiamo per il resto della nostra vita. Basterebbero alcune migliaia di terabyte di spazio su hard-disk per archiviare un’intera esperienza audiovisiva umana, dalla culla alla tomba.
• Per la prima volta, noi in quanto specie abbiamo la capacità di ricordare tutto quello che ci è mai successo. Per millenni, abbiamo faticato a trovare informazioni che fungessero da materia prima delle idee. Oggi rischiamo di averne troppe.
• Ogni giorno vengono inviati centinaia di miliardi di messaggi email. Circa il 75 per cento è spam.
• Secondo la leggenda, nel lontano 1978, quando neppure tremila persone erano collegate alla rete che costituiva la rudimentale spina dorsale della futura internet, un venditore di computer spedì un’email non richiesta a quattrocento utenti. «La Digital presenterà i nuovissimi membri della famiglia Decsystem-20», annunciava l’email. «Siete tutti invitati a venire a scoprire il 2020 e a conoscere la famiglia Decsystem-20 nelle due presentazioni che terremo questo mese in California». Fu il primo messaggio spam.
• Non importa quanto sia meraviglioso il vostro articolo né che il vostro scoop sia fenomenale. Se non riuscite a far finire il vostro articolo ai primi posti nei risultati dei motori di ricerca, nessuno lo troverà mai. E quindi nessuno lo leggerà. Negli ultimi anni è nata una disciplina tutta nuova: l’arte di scrivere per gli algoritmi di Google.
• Nel 2011, la catena di grandi magazzini J.C. Penney fu sorpresa a usare un sotterfugio per migliorare il suo ranking nelle ricerche su Google. L’azienda pagava per avere migliaia e migliaia di link esterni che rimandavano al suo sito web, tanto che le ricerche su Google di molti prodotti battevano persino concorrenti più grossi ed esperti di internet, come Amazon.com. «The New York Times», autore dello scoop, scrisse che quando si cercava «bagaglio a mano Samsonite» su Google, la Penney si piazzava al primo posto, battendo persino la Samsonite stessa.
• Nel 2012, Facebook annuncia che 83 milioni di profili e quindi quasi il 10 per cento del numero totale presente sul sito sono fasulli.
• A metà del 2012, Facebook ammette pubblicamente di avere un problema con i profili automatizzati, che mettono «like» a svariate aziende in cambio di soldi.
• FarmVille viene introdotto nel 2009 da Zynga, una società produttrice di videogame. Dopo pochi mesi ci giocano più di sessanta milioni di utenti. FarmVille diventa il gioco più popolare del mondo. La premessa è semplice. Cominciate con un pezzetto di terra, una mucca e qualche moneta del gioco. Con un clic del mouse, arate un campo. Un altro clic, e comprate i semi da piantare. Un terzo clic, e li seminate. Ci vogliono alcune ore perché le piante crescano, dopodiché tornate e cliccate per raccogliere le vostre messi e guadagnare in cambio delle monete. Nel frattempo, potete cliccare sulla mucca e mungere il latte, ottenendo altre monete che potete usare per comprare altre sementi. Via via che seminate piante e guadagnate monete, avanzate nel gioco, ottenete coccarde e riconoscimenti e avete la possibilità di comprare una varietà sempre più ampia di piante, animali e oggetti che vi permettono di personalizzare la vostra fattoria. Nel caso vogliate accaparrarvi queste chicche più in fretta, potete sempre comprarle, se siete disposti a sganciare dei soldi veri per acquistare delle proprietà virtuali. In un certo senso, FarmVille è più un lavoro che uno svago.
• Quando Zynga venne quotata in borsa, alla fine del 2011, era in procinto di guadagnare grossomodo un miliardo di dollari l’anno grazie ai giochi online circa un quarto del quale da FarmVille. In un senso molto concreto, FarmVille è come una fabbrica virtuale dove si sfruttano i lavoratori: gli utenti cliccano e ricliccano per far guadagnare Zynga. A differenza di altri giochi online, FarmVille non è stato creato per far divertire i giocatori, ma per attirarli dentro la fabbrica sfruttatrice e farli sgobbare, così da arricchire i padroni.
• Peter Molyneux lanciò Curiosity, un gioco in cui c’è un gigantesco scatolone fatto di minuscoli cubetti. I giocatori cliccano su quei cubetti per eliminarli, uno alla volta, strato dopo strato. Ogni volta che qualcuno rimuove un cubetto, guadagna una moneta. Raggiunto un numero sufficiente di monete, si può comprare uno strumento per eliminare quei cubetti in modo più efficiente. Qualche settimana dopo l’uscita, erano milioni le persone che avevano provato Curiosity, e ogni giorno ci giocavano in circa trecentomila. Cosa c’era al centro? Intanto che il gioco andava avanti, Molyneux si teneva sul vago, promettendo solo che lo scatolone custodiva un segreto «stupefacente», del tipo che «ti cambia la vita». Ma c’era un inghippo. Solo un giocatore l’avrebbe scoperto. Ebbene sì, dopo che per mesi e mesi milioni di persone avevano cliccato e ricliccato per rimpicciolire l’enorme scatola virtuale, solo una persona avrebbe potuto vedere cosa conteneva.
• Noi umani siamo i più bravi nel regno animale a rimandare la nostra gratificazione immediata nella speranza di una più grande ricompensa futura.
• Google guadagna monitorando il più possibile il vostro comportamento online e usando quei dati per sottoporvi degli annunci pubblicitari in modo più efficace. LinkedIn guadagna raccogliendo informazioni su di voi e la vostra rete di contatti e vendendoli a talent scout e società di marketing. Di per sé, non è un male; se pensate di guadagnare da queste società più di quanto perdete in privacy, allora sono tutti contenti. Ma perlomeno dovrete essere consapevoli di cosa cedete in cambio di quei servizi «gratuiti».
• Chiunque abbia una connessione internet può raggiungere il resto del mondo in un istante. In teoria i vostri mormorii, postati sul vostro piccolo blog in un angolo dimenticato del cyberspazio, possono essere letti da miliardi di persone di tutti i continenti. Il vostro più piccolo respiro può essere udito un po’ in tutto il mondo, da un pubblico vasto come non mai.