Valeria Benedetti, SportWeek 26/9/2015, 26 settembre 2015
IL BEL MURO DELL’ITALIANA
[Cristina Chirichella]
Lo ripete spesso: le piace passare inosservata. Detto da una che conta 195 centimetri di altezza, ed è anche carina, suona un po’ come una bella pretesa. Eppure Chiriche’ (come la chiamano in Nazionale) è così. Non smania per stare sotto i riflettori e si sorprende ancora di tutta questa popolarità che le è piovuta addosso da un anno a questa parte, da quando, con il Mondiale giocato in casa, ha conquistato il pubblico italiano con muri, primi tempi e tanta grinta. Cristina Chirichella, 21 anni, a settembre scorso era la più piccola dell’Italia, e si stupiva di avere tanto spazio in un Mondiale. Un anno dopo, con sulle spalle una stagione di club da protagonista a Novara, con cui ha disputato la finale scudetto, la centrale napoletana è ormai una realtà della Nazionale che ora si gioca l’Europeo in Olanda, a caccia di una medaglia sulla strada che porta alla qualificazione olimpica di gennaio, appuntamento clou della stagione azzurra.
È arrivato l’Europeo, dopo un’estate impegnativa.
«Una preparazione lunga, abbiamo fatto buoni test (con Germania e Azerbaigian, ndr) e ce la stiamo mettendo tutta».
Un anno dopo, che squadra è?
«Il clima è uguale, mi trovo benissimo con tutte le giocatrici e alla fine siamo quasi le solite. È bello portare avanti un gruppo affiatato, sotto il punto di vista del gioco ma anche fuori dal palazzetto. È bello lavorare con gente che ha voglia. Individualmente, dallo scorso anno, ogni giocatrice è cresciuta di esperienza e tecnica».
E lei quanto è cambiata?
«Spero di essere cresciuta tanto. Io sono molto critica su me stessa e voglio migliorare sempre. Sicuramente ho un po’ più di esperienza, soprattutto nel gestire certi attimi durante la partita, certe tensioni. Però comunque con lo stesso entusiasmo, lo stesso stupore di sempre».
Una squadra meno incosciente?
«Sappiamo di poter lottare per l’Europeo, però ogni partita è a sé. Abbiamo l’idea di dover combattere a sangue contro chiunque, però siamo consapevoli della nostra forza come gruppo».
Brucia di più il quarto posto al Mondiale o la finale scudetto persa?
«Bruciano tutte e due. Se devo essere sincera la finale scudetto è rimasta nel cuore. Il Mondiale però fa male perché vesti la maglia della Nazionale e quindi tutti e due lasciano l’amaro in bocca».
Due anni fa una Nazionale con diverse giovani di adesso arrivò sesta fra le polemiche che costarono il posto a Marco Mencarelli. Lei che ricordo ne ha?
«Ci rimasi male per Marco, lui ha fatto del suo meglio. Comunque lui è stato il mio primo allenatore a livello agonistico e io lo posso solo ringraziare. E il lavoro che ha fatto con noi giovani alla lunga è servito. Noi giocatrici ci aspettiamo tanto, vogliamo fare bene, sappiamo che possiamo giocarcela con tutte le squadre. Andremo in Olanda per fare il meglio possibile».
Via con Polonia, Slovenia e Olanda.
«Sicuramente sarà un girone dove dobbiamo tenere la testa concentrata, senza distrazioni. Abbiamo le padrone di casa con tutto il tifo dalla loro parte».
Stavolta non potrete contare su palazzetti pieni dalla vostra parte.
«Dalla televisione però ci saranno sempre molte persone che ci sostengono. Dopo il Mondiale sappiamo che c’è tanta gente che segue la pallavolo. Sarà un incentivo in più».
Sentite ancora il calore della gente?
«Io me ne sono accorta in campionato, c’erano sempre molte più persone a vedere le partite. E comunque la Nazionale riempie sempre i palazzetti».
Lei è uno dei volti divenuti più popolari dopo il 2014.
«È una cosa che mi ha sorpreso. Non è che amo tanto l’attenzione altrui. Però è bellissimo sapere che la gente ti segue. È una lusinga, no? Io però sono una che ama l’anonimato, preferisco passare inosservata».
Sui social conta decine di migliaia di follower, come lo vive?
«È piacevole leggere commenti, spesso sono coetanee o anche bambine. Finora per fortuna sono arrivati solo complimenti».
Proposte di matrimonio, striscioni e gran complimenti. Cristina, si sente bella?
«Io mi sento normale come tante altre ragazze, se la gente mi reputa bella posso solo ringraziare».
E il suo ragazzo (conosciuto al Club Italia dove faceva il barista, ora fa il wedding planner) non è un po’ geloso?
«Claudio per ora non tanto. O meglio non me lo dice (ride, ndr), forse un pochino lo è».
La pallavolo perché?
«Mi sono appassionata vedendo Mila e Shiro, poi a 11 anni mi hanno buttato in una palestra con una palla e una rete e quindi da là è nato un piccolo amore. Però avevo fatto tanti altri sport».
Se non fosse così alta che sport avrebbe fatto?
«Danza classica».
I suoi 195 cm sono in buona compagnia in famiglia...
«Ai Colli Aminei (un quartiere di Napoli, ndr) ci chiamano “la famiglia alta” o i watussi».
Che rapporto ha con la sua altezza?
«Già in prima media ero fuori misura, in prima superiore ero già così. Da piccola un pochino mi dava fastidio essere sempre la più alta, ora non ci faccio neanche più caso».
In campo è abbastanza grintosa, urla, esulta; fuori com’è?
«Più timida. In campo riesco a esprimermi di più. Fuori invece non riesco ad aprirmi con tutti, lo faccio solo con persone fidate».
Fra queste ci sono sicuramente mamma Sonia e papà Giuseppe, che a 15 anni l’hanno lasciata andare a Roma per il Club Italia.
«I miei mi seguono dappertutto, sono abbastanza accaniti. All’inizio è stata dura sia per me che per loro ma mi hanno supportato e li ringrazio di non avermi mai spinto a smettere».
Con la sua altezza come le piace vestire?
«Mi piace indossare i vestitini, essere molto femminile, anche se non sempre è facile trovare roba adatta. Adoro i tacchi, e anche lì con il 44 è difficile trovare le scarpe».
E se i vestiti adatti non si trovano, non si fa certo fermare...
«Già, faccio da sola: nell’ultimo periodo ho ritrovato l’amore per il cucito. Mia nonna, quand’ero piccola, mi aveva insegnato qualcosa. Mi piace creare cose nuove e anche modificare gli abiti, personalizzarli».
Sperando che il prossimo accessorio da indossare sia una medaglia, possibilmente d’oro.