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 2015  settembre 29 Martedì calendario

EFFETTO PETROLIO, L’ARABIA RITIRA 70 MILIARDI DI DOLLARI DI INVESTIMENTI ALL’ESTERO

Il petrolio sta mettendo in difficoltà i colossi del settore e i conti pubblici dei Paesi del Medio Oriente. L’Arabia Saudita ha ritirato decine di miliardi di dollari dagli investimenti all’estero per cercare di arginare il deficit e ridurre l’esposizione alla volatilità dei mercati azionari a causa del calo del prezzo del greggio. Nigel Stilltoe, responsabile dei servizi finanziari della società di market intelligence Insight Discovery, ha calcolato che l’Arabia Saudita deve aver ritirato fra i 50 e i 70 miliardi di dollari di investimenti oltre confine nei mesi scorsi. Altri manager dell’industria del risparmio gestito stimano che i disinvestimenti siano andati ben oltre i 70 miliardi di dollari. Anche perché nel frattempo le riserve in valuta estera della Saudi Arabian Monetary Agency sono crollate di 72 miliardi di dollari dall’estate dell’anno scorso, quando il petrolio ha cominciato a scendere e il Paese ha cominciato a finanziare la campagna militare in Yemen. Dopo anni, inoltre, la Banca centrale dell’Arabia Saudita sta preparando l’emissione di un’obbligazione.
Parte di questa liquidità è stata utilizzata per ridurre il deficit interno, mentre il resto, sostengono i money manager internazionali, pare sia stato investito in asset poco rischiosi e più liquidi. Basti pensare che il Fondo sovrano del Qatar, Qatar Investment Authority, maggior detentore delle azioni privilegiate Volkswagen col 13% e terzo maggior azionista dei titoli ordinari con il 17%, ha visto evaporare 3,8 miliardi di euro nei primi due giorni dopo lo scoppio dello scandalo che sta travolgendo il gruppo automobilistico tedesco.
Nel corso degli ultimi decenni l’Arabia Saudita ha investito nei fondi di Aberdeen, Fidelity, Invesco, Goldman Sachs e soprattutto BlackRock. Nel secondo trimestre del 2015 BlackRock ha registrato uscite nette per 24,1 miliardi dall’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), in netto peggioramento rispetto agli afflussi netti per 17,7 miliardi farri segnare nel corso del primo trimestre.
Sempre sul fronte petrolifero, infine, va registrato che Royal Dutch Shell Plc ha deciso di bloccare le esplorazioni offshore in Alaska a causa degli alti costi e della normativa restrittiva voluta dai gruppi ambientalisti. L’Artico vale oggi per Shell 3 miliardi di dollari, oltre a 1,1, miliardi di commesse in arrivo.
Elena Dal Maso, MilanoFinanza 29/9/2015