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 2015  settembre 29 Martedì calendario

METALLI PREZIOSI, BANCHE NEL MIRINO

La commissione per la concorrenza svizzera, nota sotto l’acronimo Weko, ha reso nota l’apertura dell’accertamento per presunta manipolazione dei prezzi nella contrattazione di oro, argento e altri metalli preziosi. Le banche coinvolte sono le svizzere Ubs e Julius Baer assieme a Deutsche Bank, Hsbc, Barclays, Morgan Stanley e Mitsui.
La Weko ha ragione di credere che le banche si siano illecitamente accordate per coordinare i prezzi, vale a dire il bid/ask spread dei metalli preziosi. Non si tratta della prima investigazione nei mercati delle materie prime, che fino a sette anni fa erano una fonte di reddito fondamentale per le banche. Lo scorso mese, il garante per la concorrenza dell’Unione Europea ha affermato che sta indagando per «comportamenti anticoncorrenziali» nella negoziazione a pronti dei metalli preziosi.
A febbraio, il Wall Street Journal (ripreso anche da MF-Milano Finanza) aveva riferito che la divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti era occupata nell’analisi del processo di definizione dei prezzi di oro, argento, platino e palladio a Londra, mentre la Commodity Futures Trading Commission aveva aperto un’indagine civile. Lo scorso anno, l’ente regolatore svizzero ha riscontrato che alcuni dipendenti di Ubs avevano «quantomeno provato» ad alterare i prezzi dei metalli preziosi e i tassi di cambio, oltre che obbligato la banca a restituire 134 milioni di franchi svizzeri, ovvero 137 milioni di dollari, di utili relativi a questa prassi. Quell’anno, l’ente di disciplina inglese ha multato Barclays per 26 milioni di sterline, ovvero 40,2 milioni di dollari, per il ruolo giocato nelle irregolarità circa il fixing giornaliero del benchmark dell’oro. Storicamente, la Svizzera ha sempre avuto un ruolo importante nello scambio, nella lavorazione e nella detenzione di metalli preziosi come l’oro. Un portavoce della Weko ha rivelato che se l’autorità rileverà degli illeciti, la sanzione massima applicabile sarà equivalente al 10% del fatturato in Svizzera derivato dalla relativa manipolazione. L’accertamento della condotta dei grandi istituti nei mercati fisici delle commodity si colloca sulla scia di una serie di investigazioni di alto profilo circa la manipolazione dei parametri finanziari e del mercato delle valute. Gli operatori di questo mercato scambiano materie prime come olio, oro e rame in tutto il mondo sfruttando le differenze di prezzo tra le varie regioni, e rinforzano il proprio book con dei derivati legati alle commodity. Nello specifico, la negoziazione dell’oro ha un turnover giornaliero di circa 150 miliardi di dollari, risultato che lo rende il mercato dei metalli preziosi più ampio. Nonostante l’incremento delle indagini e delle accuse, la Financial Conduct Authority (Fca) inglese ha di recente ammonito le società di negoziazione delle materie prime, affermando che avevano imparato poco dai numerosi casi di abuso, e che si stanno dimostrando incapaci di monitorare adeguatamente i rischi legati a questa attività illecita. La Fca ha spiegato che le società di negoziazione delle materie prime che ha esaminato si sono rivelate concilianti di fronte ai rischi legati a questo abuso, e che molte ritengono che i mercati delle materie prime siano «troppo fitti, troppo liquidi, e ci siano troppi partecipanti» perché siano manipolati.
In Svizzera, gli investigatori si sono uniti a quelli internazionali nella promozione di una serie di indagini sui mercati finanziari. Lo scorso anno, la Weko ha divulgato l’apertura di un accertamento, ancora in corso, per possibile manipolazione dei tassi di cambio da parte di banche come Ubs, Barclays e Julius Baer. Peraltro nel 2012 Ubs ha patteggiato, pagando una penale di 1,5 miliardi di dollari, a conciliazione di una serie di inchieste per manipolazione dei tassi di cambio di riferimento da parte dell’attività della banca in Svizzera. E all’inizio dell’anno anche a Deutsche Bank è stata comminata una sanzione di 2,5 miliardi di dollari per risolvere le accuse da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna circa la manipolazione dei tassi di riferimento.
Traduzione di Giorgia Crespi.
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John Revill, MilanoFinanza 29/9/2015