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 2015  settembre 27 Domenica calendario

IL LUNAPARK DEL PERICOLO PER IMPARARE A GESTIRE I PERICOLI

Un costante deficit di rischio affligge gli adulti contemporanei. Ossessionati dalla sicurezza abbiamo perso il piacere del pericolo e, a differenza dei bambini che lo sperimentano nel gioco, non siamo più capaci di metterci alla prova. Ne è convinto Hong Soon-min, designer sudcoreano, ideatore del Risk Theme Park , parco tematico ispirato al potere educativo delle minacce. Nella «Disneyland dell’apocalisse» non ci sono castelli ma palazzi in fiamme, alberghi che crollano, tsunami in piscina: tutte le attrazioni del parco sono ispirate al pericolo e pensate come una palestra del rischio. Qui il visitatore sperimenta incidenti simulati, impara a reagire e sviluppa empatia verso i pochi individui ancora in contatto costante con la tragedia. I pompieri.
Sono loro gli eroi cui Hong ha dedicato Risk Theme Park , perché — spiega — in Sud Corea sarebbero poco pagati, scarsamente equipaggiati e pur compiendo un lavoro nobile non godrebbero di grande considerazione pubblica. In una società intenta a cancellare il pericolo, chi lo pratica per lavoro viene dimenticato. Non solo. Anche la scelta della città in cui il parco dovrebbe essere costruito entro il 2021 non è casuale: Daegu, terza metropoli del Paese, dove nel 2003 un incendio doloso in metropolitana uccise 192 passeggeri.
La Corea del Sud, secondo Hong, non ha imparato a gestire la paura. E a poco sarebbero serviti i centri per la sicurezza pubblica voluti dal governo: sette, sorti tutti fuori città — in posti adatti a nascondere l’oggetto degli incontri — sono la sede dei corsi sul rischio, frequentati dai cittadini per capire come comportarsi in caso di incidente e in che modo praticare i primi soccorsi.
«Il mio approccio è speculare, voglio provare esattamente l’opposto», ha dichiarato Hong durante la presentazione del proprio progetto alla London School’s End of Year Show. Nessuna lezione teorica sulla sicurezza, solo pratica del rischio, e al posto delle tecniche di difesa, simulazioni pratiche della minaccia. Il parco è proprio pensato per sorgere in pieno centro abitato, in un’area oggi occupata da una stazione di polizia e da una casa di riposo per anziani. I passanti, in sostanza, non hanno scampo: devono vedere le attrazioni e sentire le grida.
L’incubo di un pazzo? Non proprio. C’è una ragione per cui un turista potrebbe acquistare il biglietto e visitare il Risk Theme Park . Ed è la stessa per cui amiamo i film horror, twittiamo le immagini degli uragani, ci fermiamo a guardare un incidente per strada. Non ci sentiamo mai così vivi, ha scritto Eric G. Wilson, della Wake Forest University, come nel momento in cui prendiamo parte a una calamità senza subirne nel concreto le conseguenze. Nel libro Everyone Loves a Good Train Wreck (Sarah Crichton Books, 2012), Wilson spiega come la curiosità verso i disastri abbia una funzione evolutiva: essere ben informati riguardo al pericolo, anche potenziale, ci aiuta a sopravvivere e a provare empatia. Inoltre la disgrazia simulata — come nel parco — al pari di quella vista in foto, è catartica: vivendo l’orrore in sicurezza, ci liberiamo della paura.
Il meccanismo sarebbe alla base anche di quello che «Politico» chiama l’ apocalypsticle : l’articolo apocalittico, genere giornalistico dedicato al disastro. In una formula: molto impatto emotivo, poca spiegazione, qualche numero. Alla base della disaster addiction — la dipendenza dalle calamità, per cui ne vogliamo conoscere sempre di più — ci sarebbe però anche il meccanismo del capovolgimento edonistico.
Secondo i ricercatori dell’Università della Pennsylvania, autori nel 2013 del paper Glad to be Sad («Felice di essere triste»), alle persone piace fare quello che la logica vieterebbe: praticare sport estremi, guardare immagini cruente e, forse, visitare il parco di Hong. Le esperienze negative, infatti, vengono trasformate in positive quando sappiamo di disporre di una rete di sicurezza: la distanza geografica dall’epicentro di un terremoto, la certezza di vivere una simulazione, la lontananza psicologica da una situazione. Gran parte del piacere, inoltre, risiederebbe nella sfida che il corpo, mettendosi in una condizione pericolosa, ingaggia con la mente. E vince.
Insomma, il visionario parco di Hong Soon-mi potrebbe diventare un successo. Non solo perché le tavole del progetto (sopra) sono belle, ispirate agli ukiyo-e , le stampe giapponesi su blocchi di legno. Il Risk Theme Park ha un valore sociale. Svela la natura del rischio e lo riporta in piazza. Dove tutto avviene, anche il pericolo.