Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/9/2015, 27 settembre 2015
AUTOBOTTI FANTASMA E TAGLI: L’ALLARME ROSSO DEI VIGILI DEL FUOCO
Hai presente la bomba d’acqua che c’è stata a Firenze? Per i soccorsi abbiamo dovuto mandare un’autoscala da Padova. Un mezzo ancora con la guida a destra che avrà sessant’anni… infatti non è riuscito più a tornare indietro”. Mario è vigile del fuoco da vent’anni, parla subito dandoti del tu, chiamandoti per nome, come è tradizione nel suo corpo. Gente senza troppi fronzoli, schietta. Del resto con quello che vede tutti i giorni…
Nei pompieri, ti racconta, “ci sono entrato per passione, un po’ come i bambini che da piccoli vorrebbero indossare quel casco, correre sul camion rosso”. Lo rifarebbe, certo che sì, non importa che a fine mese porti a casa dai 1.150 euro di inizio carriera ai 1.800 massimi di quando vai in pensione, “non c’è uguale a salvare delle vite umane”. Ma ormai i suoi racconti sono un rosario di denunce. Come quelli di Costantino Saporito del coordinamento nazionale Usb dei Vigili del Fuoco: mancanza di uomini, mezzi che cadono letteralmente a pezzi, intere porzioni di territorio scoperte.
Intere parti di territorio “non coperte”
“Guardi qui”, Saporito ti passa un foglio dove sono riportati gli organici del 2007 e quelli di oggi. Ovunque c’è un segno meno. Per dire: al comando di Napoli meno 78 unità, proprio come a Milano. A Roma meno 55. In tutto sono circa 2000 uomini in meno. Ma i numeri, in fondo, non sono il peggio: “Stanno accorpando decine di comandi… Piacenza con Parma, Massa Carrara con Lucca, Prato con Pistoia. E tanti li sostituiscono con presidi”. Un modo per risparmiare? “Forse. Ma c’è una differenza: il presidio di notte è chiuso. E se succede un casino, l’autobotte deve venire da un’altra città”. Ma quando è cominciato? “Sono anni che tagliano. Ma i guai veri sono arrivati con il piano di riordino del 2012 del governo Monti. E adesso il ministro Madia vorrebbe accelerare i tempi. Ma così non ce la possiamo più fare”.
A sentire Saporito, alcuni settori rischiano letteralmente di implodere: “Prendi i sommozzatori dei vigili del fuoco. Due giorni fa hanno chiuso l’unità de La Spezia. Adesso da Ventimiglia fin quasi a Roma c’è un solo comando, a Genova, per quasi 800 chilometri di costa”, conclude Saporito.
L’attuale organico dei vigili del fuoco prevede da 26 mila a 32 mila uomini (a seconda che siano compresi gli amministrativi). Ma Stefano Giordano, rappresentante Usb per la Liguria, ricorda: “Bisogna dividerli su quattro turni. E ricordarci che migliaia di vigili sono impegnati sempre e soltanto per il servizio negli aeroporti. Alla fine si arriva a una media di 3900 unità presenti sul territorio per ogni turno. Con questi uomini – sostiene Giordano – dobbiamo fare fronte a 750 mila emergenze divise per 365 giorni. Fanno 2060 interventi al giorno”, quasi uno ogni due uomini. E con gli ultimi dati, sostengono i sindacati di base, ci sarebbero addirittura intere porzioni di territorio non coperte: “Degli 8000 Comuni italiani molti non sono proprio serviti dai vigili del fuoco; mentre altri sono raggiungibili, ma non in tempi utili. Insomma, non riusciamo a intervenire per affrontare l’emergenza. È come se non ci fossimo. Parliamo di 149 mila chilometri quadrati su 301 mila”.
L’età media dei mezzi è di 20 anni
Basta vedere, secondo Giordano, che cosa succede in Liguria, la regione delle alluvioni, ma anche di incendi devastanti: “In media ci sono 142 vigili del fuoco in servizio per una popolazione di un milione e 600 mila persone”. Meno di uno ogni 11 mila abitanti. Genova (63 vigili del fuoco per 862 mila abitanti contando la provincia) è la città che sta peggio: un soccorritore ogni 13.685 abitanti.
“Il problema non è tanto la scarsità degli uomini, tutto sommato negli ultimi due anni abbiamo stabilizzato duemila precari, ma l’età media”, è convinto Danilo Zuliani della Cgil. “Ormai è di 43 anni per un mestiere da giovani”. E in diverse regioni si sfiorano i 50 anni.
Ma non finisce qui. Basta navigare sulle newsletter, sui social network del Corpo per trovare decine di messaggi, di denunce. Oggetto: i mezzi di soccorso. Che semplicemente vanno in pezzi.
Da Viterbo c’è chi segnala che “su otto autopompe previste, ce ne sono soltanto quattro, di cui una ‘prestata’ da Arezzo. Questa è l’emergenza più grave”, è sicuro Zuliani, “Non si può lavorare con mezzi che hanno in media più di vent’anni e centinaia di migliaia di chilometri sulle spalle. A Roma ci sono autoscale che hanno più di 40 anni”. Per non dire dei mezzi abbandonati nelle rimesse perché non ci sono nemmeno più i soldi per i ricambi.
Infine ci sono loro, i “discontinui”. Chi sono? “Vigili del fuoco perfettamente addestrati, ma precari”, racconta l’onorevole Simone Valente (M5S) che insieme con il collega Emanuele Cozzolino ha presentato disegni di legge e interrogazioni. Semplicemente perché i discontinui sulla carta finora praticamente non esistono. In realtà sì, anzi, il servizio di soccorso senza di loro rischierebbe di non stare in piedi. “Quarantacinque unità cinofile su 186 sono tenute in vita dai discontinui”, spiega Valente. “Vigili del fuoco a tutti gli effetti, ma con un posto precario e uno stipendio che grida vendetta. Peggio perfino del nostro”, è di nuovo Mario che parla. Duemila, si diceva, sono stati stabilizzati. Ma ne resterebbero più di quattromila.
“In mezzo alle fiamme per quattro soldi”
E poi c’è la questione della pensione: “I vigili del fuoco – spiega Zuliani – smettono di lavorare a sessant’anni. Ma se vengono assunti a 40 hanno una pensione di 500 euro. Una miseria”.
Mario alla fine te lo racconta: lui lavora a Roma. Fu tra i primi ad arrivare in via Ventotene quella mattina del 27 novembre 2001 quando quattro suoi colleghi morirono per un’esplosione causata da una fuga di gas: “Non me le dimenticherò mai quelle fiamme alte dieci, venti metri. I palazzi erano sventrati, un’auto era stata sparata su un terrazzo. Ecco, questo è il nostro lavoro. Arrivi la mattina in ufficio e non hai la minima idea di che cosa ti aspetti. Forse niente, forse un incendio, un’esplosione per una fuga di gas. Ma anche per soccorrere un’anziana rimasta chiusa in casa magari devi calarti a trenta metri di altezza, sospeso nel vuoto. E non è facile quando hai cinquant’anni, due figli. Tutto per poche centinaia di euro al mese”.
Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/9/2015