Gianni Mura, la Repubblica 27/9/2015, 27 settembre 2015
L’AGILE SPEME DI ROMARIO E L’UVA GRADITA A CAPELLO
Con l’agile speme precorre l’evento: questo sarebbe stato il commento del collega Manzoni, ieri, a una lunga intervista a Romario pubblicata martedì da Extra Time, supplemento della Gazzetta. Titolo in prima pagina: “Platini e Dunga: bocciati”. Sommario: “Michel fa parte del mondo di Blatter, che spero e prego venga arrestato presto”. Be’, siamo lì lì senza essere Marleen. Il fulmine è caduto senza indugi, Blatter sembra dentro fino al collo, e Platini? «Non posso affermare che Platini sia corrotto, ma si vede che il suo modo di guidare l’Uefa non è il migliore. Platini fa parte di quel mondo e non c’è nulla di positivo nel suo modo di amministrare ». Quanto al ct Dunga, «fa convocazioni interessate ed è coinvolto nella sporcizia federale ». In effetti, il presidente della federcalcio brasiliana, Marco Polo Del Nero, è nel mirino della Fbi che a breve dovrebbe chiederne l’estradizione, il suo predecessore Marin è detenuto in Svizzera. A questo punto, bisogna dire che Romario non parla solo da ex calciatore ma da senatore in carica che potrebbe anche candidarsi a sindaco di Rio. È stato eletto con 4 milioni e 700mila voti. Si è avvicinato alla politica per via di una figlia, affetta da sindrome di Down: «Mi dedico prevalentemente a tre aree: educazione, sport e sostegno a persone con handicap o malattie rare». Ma al povero Dunga cosa rimprovera? «È mio amico ma non è più il suo momento. Non convoca più i migliori, esistono degli interessi dietro. Il dg della Nazionale è Gilmar Rinaldi, che fino a un giorno prima di essere nominato era agente di calciatori. Una presa in giro. Ha visto i convocati? Appartengono tutti a procuratori che si arricchiscono con le convocazioni».
Chi può, invece, si arricchisce con le assegnazioni: non è una novità né per le Olimpiadi estive e invernali né per i campionati del mondo o d’Europa. I guai, per Blatter e forse per Platini, nascono dal disco verde al Qatar. Dove, nel 2022, si giocherà in inverno, dal 21 novembre al 18 dicembre. Campionati nazionali, anche il nostro, interrotti per almeno 45 giorni. «Nei paesi arabi ci sono due miliardi di tifosi da conquistare »: così Blatter spiegò i voti pro-Qatar. «Sono dispiaciuto ma non sorpreso», disse Gary Lineker che sosteneva la candidatura inglese. A me dispiacerebbe se i mondiali del 2022 fossero visti solo in chiave manovre e mazzette, dimenticando che fin qui sono già morti 1.200 operai che lavorano come schiavi alla costruzione dei nuovi impianti. La previsione di Amnesty International e di altre 90 organizzazioni umanitarie che tra mille difficoltà tengono il conto dei caduti è che si possa arrivare a 4.000. Da uno dei Paesi più ricchi del mondo si dovrebbero pretendere livelli più alti della sicurezza sul lavoro. Come minimo.
Oltre al rimbalzello Blatter- Platini prontamente ribattezzato Blatteropoli, la Gazzetta in prima pagine ne propone ieri un altro: brutto-bello. Arruolati sui rispettivi fronti i colleghi Dostoevskij (“ La bellezza salverà il mondo”) e Machiavelli (“Il fine giustifica i mezzi”). A dissertare sul tema “brutto è bello” Fabio Capello, definito “il maestro del calcio concreto” (in Russia, mica tanto). Capello dice: «Rispettate gli 1-0. Grande Mancini». Concetto ribadito più sotto: “Capello sta con l’Inter”. È un suo diritto, non sono dispiaciuto né sorpreso. Avrei un piccolo choc se Capello stesse col Frosinone. E non penso assolutamente che Capello salti sul carro del vincitore, ha troppa esperienza e rispetto dei ruoli, e poi anche un suo Milan vinse lo scudetto a colpi di 1-0. Solo due piccole osservazioni. Dice Capello: «Considero Mancini un grande allenatore perché è bravo a farsi comprare i giocatori che desidera e perché sa adattarsi al materiale che ha. Nel calcio vale un antico detto contadino: produci il vino con l’uva che hai». Giusto, ma se Mancini è bravo, e lo è, nel farsi comprare i giocatori (l’uva) che desidera, sono bravi anche Castori, Giampaolo, Colantuono nel ricavare un vino decente dall’uva che hanno. «Divertire perdendo? Io preferisco vincere»: ecco, qui Capello va fuori tema. Nessuno si diverte se perde, non è questo il punto. Il punto, che per ora tocca l’Inter ma in passato anche altre squadre prime in classifica, sta nella differenza tra vincere e convincere, cioè vincere giocando bene, e vincere senza convincere. Capello è passato per i campi spagnoli e sa cos’è una panolada. Avrebbe detto le stesse cose, intervistato dal Pais o dal Mundo Deportivo?
Non lo so. So che mi piace segnalare l’ultimo lavoro di Sandro Portelli, docente di letteratura angloamericana alla Sapienza. È “Badlands”, titolo non casuale, sottotitolo “Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni” (ed. Donzelli, 214 pagine, 25 euro). Il lavoro (quando c’è e quando non c’è) e i sogni (spesso) sono due temi essenziali nelle canzoni del Boss, del suo esercito di sconfitti che non s’arrendono mai. Ma forse solo a Portelli, onnivoro studioso di rock, folk, blues, poteva venire l’idea di accostare “ The river” a “Nina” di Gualtiero Bertelli. Chapeau, professore.
Gianni Mura, la Repubblica 27/9/2015