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 2015  settembre 27 Domenica calendario

NELL’INDOTTO VW MILLE AZIENDE PER UN FATTURATO DI 1,5 MILIARDI

Almeno mille aziende coinvolte e un fatturato che supera gli 1,5 miliardi all’anno. Il terremoto Volkswagen partito dagli Usa e che ha travolto la casa madre a Wolfsborg rischia di far sentire i suoi effetti anche tra le filiere italiane della componentistica che solo in Germania esportano 4 miliardi all’anno sui 19 totali. Con il Piemonte, la Lombardia e la motor valley dell’Emilia Romagna tra le Regioni più esposte a queste scosse telluriche, perché è da questi distretti dell’automotive che partono tanti componenti che hanno contribuito finora il successo della casa tedesca nel mondo.
Quello dell’automobile oggi in Italia è un settore da 144mila imprese e 117 miliardi di fatturato complessivo, con 485mila addetti. L’Istat nel suo censimento sull’industria e i servizi conta 1.544 aziende impegnate nella componentistica e accessori per autoveicoli, di cui ben 981 concentrate tra Piemonte, Lombardia ed Emilia. Ma per l’Anfia - l’associazione della filiera dell’industria automobilistica - il numero è molto più grande se si prendono in considerazione anche tutte quelle imprese che tra le loro linee di business hanno anche la componentistica: si tratta di almeno 2500 aziende. Con un fatturato di 40 miliardi e 165mila addetti. Di queste ben 932 secondo l’Anfia si trovano solo in Piemonte e oltre 700 in Lombardia. La stima dunque di almeno mille aziende della filiera della componentistica coinvolte - tra fornitori e subfornitori - nelle commesse a Volkswagen è più che verosimile. Anche perché la stima Anfia relativa al fatturato della componentistica italiana fornita solo alla casa tedesca supera annualmente 1,5 miliardi.
Numeri importanti sui quali questo terremoto sicuramente si farà sentire: «È?indubbio che ci sarà un impatto immediato sui fornitori italiani, difficile fare una stima precisa oggi», avverte Roberto Vavassori presidente Anfia. Che prova comunque a immaginare le possibili perdite per la filiera della componentistica made in Italy: «Se il problema sarà circoscritto e si farà chiarezza presto non prevedo un grande impatto, penso non più di 50-100 milioni di perdite per le commesse italiane».
Ma il terremoto Volkswagen non riguarda solo i fornitori ovviamente. Un impatto soprattutto «emotivo» potrebbe infatti averlo anche sul fronte delle vendite e delle nuove immatricolazioni di tutte le automobili: «Sì sicuramente nel breve periodo il consumatore potrebbe decidere di rinviare l’acquisto, ma anche qui credo che sarà cruciale fare chiarezza presto ricordando come il problema riguardi le auto euro 5 e non le nuove euro 6 che sono assolutamente in regola». Stesso discorso anche per la “reputazione” del diesel che va ristabilita immediatamente visto che il 20% delle automobili che non usano benzina sono proprio Volkswagen: «È?fondamentale informare i consumatori – spiega Vavassori – e fargli sapere che gli ultimi veicoli diesel hanno lo stesso livello di emissioni di quelle a benzina».
Per Alberto Mutinelli, docente a Brescia e responsabile della banca dati Reprint sugli investimenti delle imprese italiane «bisogna capire quanto e come il caso Volkswagen peserà sulle scelte dei potenziali clienti europei. Se ipotizziamo che lo scandalo possa scatenare un rafforzamento della coscienza ecologista dei consumatori europei e ridurne la propensione ad acquistare nuove auto, allora ci sarà certamente un impatto negativo». «Ma forse – aggiunge Mutinelli – è più probabile ipotizzare che il potenziale cliente Volkswagen che deve acquistare un’auto nuova consideri la possibilità di comprare un’auto di un’altra marca, piuttosto che non comprare alcuna auto; mentre chi sta valutando l’acquisizione mettiamo di una nuova Fiat certamente non deciderà di non comprarla perché la Volkswagen ha barato negli Stati Uniti». «Bisognerà anche vedere come Volkswagen reagirà – conclude il docente –, la casa tedesca potrebbe a esempio cercare di non perdere clienti aumentando gli sconti al cliente finale. Questo potrebbe innescare una più o meno forte guerra dei prezzi tra le diverse case che potrebbe determinare addirittura un aumento delle vendite».
Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore 27/9/2015