Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 27/9/2015, 27 settembre 2015
IL RISCHIO-FIDUCIA SULLA FRAGILE RIPRESA
Rischi sulla fragile ripresa europea e italiana in particolare, rischi su quel fondamentale ingrediente, la fiducia, decisiva per invertire le aspettative e con esse la propensione al consumo e agli investimenti.
Il clamoroso disastro “morale politico” della Volkswagen colpisce al cuore non solo la locomotiva tedesca ma l’intera ripresa dell’economia europea, trainata proprio dal settore dell’auto e dal suo indotto. In gioco, per quel che ci riguarda, è un volume di export delle imprese italiane verso Vw di 1,5 miliardi, parte non secondaria dei 5 miliardi di esportazioni dell’intero settore della componentistica verso la Germania. Di riflesso, è una mina potenziale sulle stime di crescita del Pil, che il Governo ha appena rivisto al rialzo allo 0,9% quest’anno e all’1,6%, due decimi in più rispetto alle precedenti previsioni. Non è allora un caso che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parli senza mezzi termini di un «colpo duro alla fiducia», con effetti potenziali sul fondamentale volano degli investimenti. La necessità assoluta di ripristinare la fiducia è l’identico compito «primario» che il neo amministratore delegato del gruppo, Matthias Müller si è dato per traghettare Vw fuori dal “Diesel gate”. Si cammina evidentemente su un crinale molto stretto, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, che dopo oltre cinque anni di recessione e un decennio di sostanziale stagnazione solo in questo scorcio del 2015 cominciano a intravvedere la luce al di là del tunnel. Un conto è lasciarsi alle spalle la recessione, come mostrano i dati sull’andamento dell’economia nei primi due trimestri dell’anno, un conto è imboccare la strada di una crescita stabile, solida e duratura. L’economia italiana si trova appunto in questa complessa fase di transizione, con diversi punti di forza (tra questi la vitalità del proprio potenziale produttivo e il consistente avanzo primario) e non pochi ostacoli di natura strutturale da superare, primo tra tutti l’ingente debito pubblico, l’alta evasione fiscale, la scarsa efficienza e produttività della macchina pubblica. Il Governo scommette per il secondo anno consecutivo sugli effetti di una manovra che si annuncia “espansiva”, dunque sul taglio delle tasse (concentrato sulla prima casa) e sulla possibilità di realizzare il piano di tagli alla spesa, che il Documento di economia e finanza dello scorso aprile cifrava in 10 miliardi. Se s’intacca la fiducia, il motore rischia di incepparsi, e dunque potrebbe a cascata complicarsi la trattativa in corso con la Commissione europea per spuntare margini di flessibilità pari a oltre 10 miliardi, che andrebbero ad aggiungersi ai 6,5 miliardi già concessi per il 2016 grazie alla clausola di flessibilità sulle riforme. Terreno scivoloso, se appunto in gioco è la variabile fiducia. Il clamoroso disastro di un gigante dell’industria automobilistica europea ritenuto fino a qualche giorno fa tra i più solidi e affidabili al mondo rischia in poche parole di neutralizzare quel «circuito della fiducia che passa dalla crescita del prodotto alla maggiore e migliore occupazione, per arrivare ai consumi», su cui si sofferma lo stesso Padoan nella premessa alla Nota di aggiornamento del Def.
Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 27/9/2015