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 2015  settembre 27 Domenica calendario

MORO, CACCIA ALLA FOTO DEL MISTERO

ROMA Una foto per chiarire l’ultimo mistero, o per alimentarne altri nel gioco di specchi infinito che da 37 anni circonda il delitto Moro. E’ una foto apparentemente scomparsa l’ultima traccia a cui sta lavorando la commissione d’inchiesta parlamentare presieduta da Giuseppe Fioroni. E ora l’ipotesi alla quale i commissari credono con più ottimismo è che l’immagine sia stata conservata dalla procura di Perugia, titolare del fascicolo sull’omicidio di Mino Pecorelli.
L’OMBRA DELLA ’NDRANGHETA
La foto del mistero è stata scattata in via Fani dal reporter Gherardo Nucci pochi minuti dopo il rapimento e prima che arrivassero i soccorsi e immortalerebbe in via Fani Antonio Nirta, uomo della ’ndrangheta in contatto con il generale dei Carabinieri Francesco Delfino, considerato depositario di molti dei misteri d’Italia dell’epoca. C’è persino chi ipotizza che lo scatto riprenda Nirta e Delfino insieme o che comunque nello scatto ci siano altre figure ”fuori posto”. L’ipotesi che Nirta fosse coinvolto nel rapimento di Aldo Moro e che fosse addirittura infiltrato nelle Brigate rosse era circolata anche negli anni ’90, quando nell’ambito del processo ”Moro quater”, il pm Antonio Marini interrogò il pentito di ’ndrangheta Saverio Morabito circa quello che l’organizzazione criminale calabrese aveva saputo sul delitto. E l’idea che qualche esponente della ’ndrangheta fosse riconoscibile sullo sfondo di uno scatto di Nucci, domiciliato proprio in via Fani, è persino più antica. La commissione però ha preso a cercare assiduamente lo scatto dopo aver avuto più di una conferma nel corso delle audizioni degli ultimi mesi.
LE RICERCHE
Di certo, quella foto o forse l’intero rullino scattato da Nucci la mattina del 16 marzo 1978, fecero parecchi giri . Sua moglie, una giornalista parlamentare dell’Asca, si occupò di proporle ad alcune redazioni, inclusa quella del Messaggero. E lo stesso Nucci si presentò in procura a Roma per consegnare tutto al pm che coordinava le indagini, Luciano Infelisi. Qui però c’è la prima contraddizione: alla commissione, Infelisi ha raccontato che gli scatti non avevano particolare importanza, mentre un cronista dell’Unità dell’epoca ha spiegato di aver notato nelle stanze della questura delle gigantografie di quelle stesse foto appese, con i volti dei personaggi sullo sfondo cerchiati in rosso, anche se negli archivi non ce n’è traccia. Dunque, Fioroni e gli altri commissari hanno chiesto la collaborazione delle redazioni che acquistarono gli scatti di Nucci. «La commissione deve fare di tutto per raggiungere elementi di verità oggettiva senza inseguire chimere dietrologiche», chiarisce il parlamentare del Pd Fabio Lavagno. L’ultima, pista, quella che porta a Perugia, è stata aperta nelle scorse settimane con un primo contatto coi pm che istruirono il processo sul delitto Pecorelli. L’archivio del giornalista era particolarmente ricco, anche grazie ai suoi contatti col generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. E i commissari hanno avuto conferma che foto analoghe a quella del mistero sarebbero state archiviate col materiale d’indagine.