Michela Allegri, Il Messaggero 27/9/2015, 27 settembre 2015
DA NOI UNA PENA COSÌ PESANTE NON SAREBBE ANCORA POSSIBILE
ROMA Quarantadue anni di carcere, omicidio preterintenzionale aggravato, per avere travolto e ucciso una giovane donna mentre passeggiava sulla Venice Beach Boardwalk. In Italia, una pena del genere non è mai stata inflitta. La condanna è non inferiore a 21 anni di reclusione se il guidatore venga accusato di omicidio volontario. Ma una contestazione così pesante potrebbe non tenere in sede di dibattimento, o sgretolarsi di fronte alla Cassazione.
IL NODO GIURIDICO
Perché c’è un nodo giuridico difficile da sciogliere: stabilire il confine tra dolo eventuale e colpa cosciente. Il reato “classico” contestato in caso d’incidente è l’omicidio colposo, che prevede una pena base che va dai 2 ai 7 anni. Un giro di vite c’è già stato qualche anno fa: nel pacchetto sicurezza Maroni-Alfano 2006-2008, sono stati previsti da 3 a 10 anni di carcere se l’omicidio colposo è commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale con le aggravanti della guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. Nel caso di morte di più persone, poi, la pena può salire fino a 15 anni. Dimostrare che si tratti di reati dolosi, invece, non è semplice. Nemmeno nei casi più eclatanti. Si pensi a un precedente che ha fatto scalpore: lo scorso marzo la Cassazione ha annullato la maxi condanna a 21 anni a carico di Ilir Beti, l’imprenditore albanese che, nell’agosto 2011, imboccò la A26 contromano e la percorse per 30 chilometri, travolgendo e uccidendo 4 ragazzi francesi.
IL PROVVEDIMENTO
Il governo Renzi da tempo punta all’introduzione del reato di omicidio stradale, con pene innalzate fino a 12 anni per chi provoca un incidente mortale sotto gli effetti di alcol o droga. Per Riccardo Nencini, vice ministro ai Trasporti, «prima di Natale potremo avere il provvedimento».