28 settembre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - SU MARTE C’È L’ACQUA SALATA
REPUBBLICA.IT
SU MARTE scorrono minuscoli ruscelli di acqua salata che compaiono durante i mesi estivi del Pianeta Rosso, lasciando striature scure la cui origine finora era un mistero. A dare l’annuncio della scoperta è stata la Nasa dopo un’attesa che ha lasciato per ore gli appassionati con il fiato sospeso. La prova arriva da Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) la sonda spaziale polifunzionale americana lanciata il 12 agosto 2005.
"È la prima prova che dimostra l’esistenza di un ciclo dell’acqua sulla superficie di Marte", ha spiegato Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). A fornirla è il gruppo dell’Istituto di Tecnologia delle Georgia guidato da Lujendra Ojha. Non si tratta certo dei canali d’acqua ipotizzati nell’800 da Giovanni Schiapparelli, ma di ’rivoli’ stagionali con tracce di sali che si formano solo in presenza di acqua.
Su Marte scorre acqua salata, le immagini dell’Orbiter
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Nonostante l’origine e la composizione chimica dell’acqua sia ancora sconosciuta, la scoperta potrebbe influenzare le teorie sulla possibile presenza di vita microbica su Marte, il pianeta più simile alla Terra all’interno del sistema solare. Gli scienziati hanno sviluppato una nuova tecnica per analizzare le mappe chimiche della superficie di Marte ottenute attraverso il Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa. Gli studiosi hanno trovato "impronte" di sali che si formano solo in presenza di acqua in piccoli canali scavati nelle pareti delle rocce attraverso la regione equatoriale del pianeta.
I ruscelli, osservati per la prima volta nel 2011, appaiono durante i mesi estivi del pianeta e scompaiono appena le temperature scendono. Gli scienziati avevano già ipotizzato che le tracce, conosciute come Recurring Slope Lineae (RSL), fossero attraversate da acqua corrente ma non erano ancora riusciti a realizzare delle misurazioni del fenomeno.
In proposito Flamini dell’Agenzia spaziale italiana rileva che si tratta comunque di una prova indiretta: "bisogna specificare", ha sottolineato, "che i dati mostrano la presenza di questi minerali, non di acqua. Tuttavia la presenza stagionale dei sali indica il depositarsi di acqua". Finora le immagini satellitari avevano osservato la formazione di linee scure, lunghe fino a 5 metri, lungo i pendii marziani, a latitudini e quote molto differenti. Queste linee scure hanno la caratteristica di comparire e allungarsi sempre più durante le stagioni calde per poi svanire in quelle più fredde. La capacità degli strumenti non permetteva però di definire con certezza se i canali potessero essere provocati dall’acqua oppure da qualche altro fenomeno ancora non compreso. La presenza di sali idrati negli stessi momenti in cui le linee si formano è adesso, per i ricercatori, la prova attesa da tempo dell’esistenza su Marte di acqua allo stato liquido, seppur in piccole tracce.
Lo stesso autore dello studio che sarà pubblicato sulla rivista scientifica Nature Geoscience, Lujendra Ojha del Georgia Institute of Technology, precisa: "Non stiamo dicendo che abbiamo trovato tracce di acqua. Abbiamo trovato sali idrati". E commenta così l’annuncio della Nasa che recita "Risolto il mistero di Marte": "Mi sembra un po’ esagerato. Ci sono ancora molti misteri che circondano le RSL".
Alla voce di Lujendra Ojha si aggiunge quella di Alfred McEwen, scienziato specializzato in planetologia della Arizona State University: "La scoperta conferma che l’acqua ha un ruolo nella comparsa di queste tracce ma non sappiamo se questa arrivi da sotto la superficie del pianeta. Potrebbe arrivare dall’atmosfera".
Qualunque sia la fonte, la prospettiva di acqua liquida stagionale apre all’ipotesi che Marte, considerato un pianeta freddo e morto, potrebbe ospitare la vita. Il rover della Nasa, Curiosity, ha trovato prove che in passato Marte possedeva tutte le caratteristiche e habitat adatti a ospitare vita microbica. Gli scienziati stanno cercando di capire come il Pianeta Rosso possa essere passato dall’essere caldo, umido e simile alla Terra al freddo e secco deserto di oggi.
L’ANNUNCIO DELLA NASA
ROMA - L’appuntamento con i giornalisti è fissato per oggi pomeriggio. Solo allora la Nasa rivelerà quale mistero, relativo alla missione esplorativa su Marte, è stato risolto. Ma le voci, sempre più insistenti, fanno pensare che sul Pianeta Rosso siano state trovate tracce di acqua (forse salata) allo stato liquido. L’annuncio è previsto per le 11 locali (le 17 in Italia) e la conferenza stampa che prenderà il via alle 17.30 (ora italiana) sarà trasmessa in diretta streaming dal sito dell’agenzia spaziale americana. All’incontro presso il quartier generale di Washington, partecipa anche Lujendra Ojha, che da studente scoprì segni della presenza di acqua su Marte. Conservando la suspense la Nasa ha promesso la "soluzione di un mistero di Marte".
La presenza di acqua su Marte non è una notizia, ma finora era stata rilevata solo in forma ghiacciata ai poli, in un contesto che la Nasa ha sempre definito ostile alla vita. A marzo gli scienziati dell’agenzia aveano detto che ci sono evidenze che un tempo un oceano, in alcuni punti profondo vari chilometri, copriva un quinto della superficie del pianeta. "Se annunceranno che hanno trovato acqua facilmente accessibile, in forma liquida, sotto la superficie, che è una delle teorie che abbiamo ascoltato per anni e anni, avrebbe conseguenze enormi per la possibilità di vita sul pianeta e per la sostenibilità degli uomini", ha detto al Boston Herald l’ex capo della missione Nasa per Marte Doug Mccuistion.
MARTE PIANETA ROSSO
MARTE è il pianeta "rosso" per definizione, per via delle grandi quantità di ossido di ferro che contribuiscono e non poco a dargli questo colore. Ma al di sotto della superficie ci sono altri materiali che conferiscono diverse sfumature al terreno marziano. Lo evidenzia Media Inaf, il notiziario online dell’istituto nazionale di astrofisica, segnalando come rocce di colore grigio trovate da Curiosity durante recenti trivellazioni in regioni scure stanno a indicare il passato vulcanico e violento del quarto pianeta del sistema solare. I ricercatori, prosegue Media Inaf, sembrano essere in possesso proprio di un pezzettino di roccia marziana che starebbe a testimoniare questo tipo di terreno: si tratta di un frammento di un meteorite - di cui il notiziario aveva già parlato - proveniente dalla crosta marziana (cioè lo strato più a contatto con l’atmosfera), trovato in Marocco nel 2011.
La particolarità di NWA 7034 (le lettere stanno per North West Africa), soprannominato "Black Beauty" (bellezza nera) è che ha 4,4 miliardi di anni, datazione che lo rende uno dei più antichi meteoriti mai trovati sulla Terra. Diverso da tutti gli altri frammenti analizzati finora perché ricco d’acqua e carbonio organico, Black Beauty pesa 320 grammi ed è essenzialmente un pezzo di roccia basaltica (quindi magmatica) cementata molto scura e particolare. Sono più di cento i frammenti di Marte raccolti sul nostro pianeta, ma nulla di simile era mai stato trovato. Il tipo di composizione della roccia è molto comune nei campioni lunari, ma non in quelli marziani.
Per analizzarlo si è resa necessaria la tecnica di spettroscopia ad immagini e i ricercatori hanno potuto confermare quanto già scoperto dalla sonda della Nasa Mars Reconnaissance Orbiter. "Altre tecniche ci permettono di analizzare solo piccole porzioni. Quello che volevamo era avere una misura per l’intero campione, che è corrisposta ai dati orbitali", ha detto Kevin Cannon, della Brown University e autore principale dello studio pubblicato su Icarus. Lo studio mostra agli esperti cosa ci può essere sotto la crosta rugginosa di Marte, cioè una superficie che è stata modellata drammaticamente e più volte da impatti meteorici. (2008)
GHIACCIO SU MARTE
La Nasa: "C’è acqua su Marte
L’abbiamo toccata ed esaminata"
La missione è stata prolungata di cinque settimane, fino al 30 settembre
La Nasa: "C’è acqua su Marte L’abbiamo toccata ed esaminata"
La sonda Phoenix sul suolo marziano
WASHINGTON - La Nasa ha ufficialmente confermato oggi che c’è acqua su Marte. Le prove dell’esistenza di acqua su Marte sono state fornite dalla sonda Phoenix. "Abbiamo le prove", ha detto il ricercatore della University of Arizona William Boynton in una dichiarazione della Nasa.
"In precedenza avevamo osservato la presenza di acqua ghiacciata - ha aggiunto riferendosi alle osservazioni fatte con la sonda Mars Odyssey - ma questa è la prima volta che acqua su Marte è stata toccata ed esaminata".
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Infatti un campione del suolo marziano è stato prelevato ed esaminato dalla strumentazione della sonda Phoenix Mars Lander, ed è stato riscontrato che effettivamente si tratta di acqua. Tanto che, con il riscaldamento, si legge nel comunicato della Nasa, si è trasformata in vapore.
La Phoenix è dotata di una raffinatissima strumentazione, compreso uno spettrometro di massa, uno strumento capace di trovare tracce infinitesime di materiale organico e di verificare il rapporto tra i diversi isotopi di ossigeno e azoto, il cui valore può essere influenzato dai processi biologici. E’ stato attraverso questi strumenti che Phoenix ha ’assaggiato’ per la prima volta nella storia della ricerca spaziale l’acqua marziana. I risultati di quel test sono stati inviati a Terra grazie ai satelliti Mars Odissey e Mars Orbiter.
La Nasa, alla luce della scoperta, ha deciso di estendere di cinque settimane, fino al 30 settembre, la missione: "La Phoenix è a posto, e quindi vogliamo usufruire del vantaggio di avere questa risorsa in uno dei siti più interessanti di Marte", spiega Michael Meyer, lo scienziato a capo del Mars Exploration Program al quartier generale della Nasa. La sonda Phoenix è atterrata sul Polo Nord di Marte il 25 maggio scorso.
Nelle prossime settimane, verranno esaminati pertanto altri campioni. Obiettivo, capire se "in questa parte di Marte era possibile la vita". Mentre sarà compito delle prossime missioni capire se "in questo ambiente c’è anche la vita".
(31 luglio 2008)
LA STAMPA.IT
Su Marte c’è l’acqua. La Nasa ha organizzato a Washington una conferenza stampa dal titolo inequivocabile: «Mistero risolto». Non solo c’è l’acqua congelata ai poli, ma c’è acqua liquida e salata. In forma di rivoli-fantasma, che appaiono e scompaiono.
LA (NON) SCOPERTA
A raccontare la scoperta - o, meglio, la conferma di una serie di osservazioni che continuano da anni - un gruppo di esperti, veloci nell’esposizione e solenni nei toni. Ma il protagonista è stato Luju Ojha, giovane ricercatore del Georgia Institute of Technology. «Abbiamo raccolto le prove chimiche», ha spiegato, facendo scorrere una serie di slides e soprattutto mostrando la spettacolare animazione in 3D di un cratere marziano. È noto come «Hale Crater» e l’immagine era eloquente anche per i non addetti ai lavori. Dalla sommità si propagano tante linee scure e parallele, l’evidenza visiva che l’acqua - in certe condizioni - si manifesta come noi terrestri siamo abituati a vederla. Liquida, appunto.
LE FIRME DEI MINERALI
Quelle linee, che nel gergo dei geologi sono le straordinarie «Rsl» - acronimo di «recurring slope lineae» -, sono state individuate da un satellite in orbita marziana, il «Mars Reconnaissance Orbiter». Ha utilizzato la spettroscopia per analizzare, su diverse lunghezze d’onda, le «firme» lasciate da una serie di specifici minerali, i perclorati. Si tratta di «sali idrati», che si manifestano solo in presenza di acqua. E rappresentano perciò la «pistola fumante», sebbene indiretta: l’acqua c’è, anche se la sua «foto» manca ancora, sfuggendo alla curiosità universale.
L’ESPLORAZIONE SI AVVICINA
Ma per gli incontentabili il messaggio della conferenza stampa è stato chiaro: che cosa si potrebbe pretendere di più dagli strumenti? Nello studio appena pubblicato su «Nature Geoscience» i dati per gli specialisti abbondano. I solchi sono lunghi centinaia di metri e larghi cinque. È lì che scorre l’acqua durante l’estate marziana, svanendo d’inverno. E i dati strappati alle striature scure - che per tanto tempo avevano inquietato gli studiosi - diventano così una sorgente unica di informazioni. E ora anche l’esplorazione di Marte diventa un po’ vicina.
INTERVISTA A BIGNAMI
Più che una scoperta, una conferma. L’astrofisico dell’Accademia dei Lincei Giovanni Bignami spiega in cosa consista l’annuncio della Nasa sull’esistenza di acqua sulla superficie di Marte.
Abbiamo veramente scoperto l’acqua su Marte?
«In verità no, è stata osservata la sicura presenza di sali idrati, tracce di colate che ci dicono che deve essere scorsa dell’acqua liquida nella quale erano presenti sali. È importane sottolineare come l’acqua possa risalire solo al passato perchè su Marte, con un’atmosfera così sottile e a quelle temperature, non può esistere acqua liquida. Al massimo può esistere per pochi minuti dato che evapora poco dopo. Comunque l’osservazione fatta si tratta di un’eccellente conferma di quanto già trovato in passato. Non so se definirla una grande scoperta».
Allora qual è la novità dello studio pubblicato se sapevamo già della presenza di acqua su Marte?
«Noi sapevamo già dell’esistenza di una quantità consistente di acqua in profondità grazie a dei radar speciali che hanno rilevato diversi strati di ghiaccio. La novità sta nel fatto che non avevamo mai osservato così bene dei sali idrati sulla superficie. È stata fatta un’analisi dettagliata dei sali che sono una sorta di firma della presenza di acqua salata. In passato avevamo solo un’evidenza delle colate di questi sali, ora abbiamo una misura dettagliata».
In che modo abbiamo ottenuto quest’analisi più dettagliata?
«Grazie al satellite americano Mars Reconnaissance Orbiter che gira intorno a Marte ormai da molti anni. A bordo sono presenti degli strumenti che rendono possibile l’analisi della superficie di Marte e così sono riusciti a rilevare la presenza di sali idrati. Certo che uno studio su campioni prelevati dalla superficie marziana sarebbe molto più interessante».
Da dove proviene quest’acqua salata?
«Probabilmente proviene da un ghiacciaio sotterraneo che quando si scioglie fa fuoriuscire acqua sulla superficie. Essendo salata potrebbe rimanere liquida più a lungo e quindi scorrere sulla superficie stessa. Però gli stessi autori dello studio dicono di non aver capito l’origine dell’acqua salata. Il meccanismo più logico rimane comunque lo scioglimento di ghiaccio in acqua».
C’è vita su Marte?
«Di sicuro l’osservazione di acqua salata ne aumenta la possibilità. Prendendo come esempio il deserto Atacama in Cile, simile a Marte per aridità, lì si trovano comunità di colonie di microbi alofili. Una forma analoga di vita elementare potrebbe esistere anche su Marte».
Ora una missione umana su Marte diventa più probabile?
«No, dal mio punto di vista non cambia nulla. Se l’obiettivo è quello di trovare nuove risorse d’acqua è meglio andarle a cercare nei crateri delle comete, dove è presente ghiaccio non salato e quindi utilizzabile».