Andrea Ducci, Corriere della Sera 28/9/2015, 28 settembre 2015
IL PASTICCIO DELL’IMU, EVASIONE ED ERRORI: BUCO DA 5,6 MILIARDI
Al ministero dell’Economia non la considerano evasione tout court, ma resta che all’appello mancano 5,6 miliardi di euro. La cifra emerge dal saldo tra il gettito teorico dell’imposta municipale unica (Imu) e il gettito effettivo incassato alla fine del 2013. I tecnici del ministero di Via XX Settembre classificano il buco con il nome di tax gap sull’Imu, la differenza, insomma, tra la stima degli incassi attraverso la tassazione immobiliare e quanto effettivamente ottenuto dalle imposte sulle case. I numeri nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza segnalano un forte scarto tra la cosidetta base imponibile teorica, pari a 2.615 miliardi di euro, e quella reale, ossia 1.844 miliardi. La differenza equivale a circa il 30% e si traduce in un tax gap di 5,6 miliardi di euro. Ben al di sopra di quanto il governo ha stimato (circa 3,5 miliardi) l’intervento per eliminare definitivamente la tassa sulla prima casa.
Fermo restando che le imposte sulle seconde case continueranno a esserci al ministero stanno valutando come risolvere il problema. Anche perché il tax gap dell’Imu nel 2013 si è rivelato peggiore rispetto a quello dell’anno precedente: nel 2012 all’appello sono mancati infatti 4,2 miliardi. In totale, insomma, nell’ultimo biennio le imposte sulle case hanno garantito alla finanza pubblica 9,8 miliardi di euro meno del previsto. Un dato preoccupante in termini numerici che, tuttavia, nel documento non viene trattato come una forma di evasione fiscale da combattere con ganasce fiscali e lettere intimidatorie dell’Agenzia delle Entrate. Secondo la nota di aggiornamento del Def la «tassazione immobiliare è maggiormente soggetta a forme non patologiche ma fisiologiche di tax non compliance , ovvero di bassa propensione all’adempimento dei contribuenti». La scarsa predilezione a pagare non è, in altri termini, dovuta solo all’intento di evadere. Una parte del buco da 5,6 miliardi è frutto, per esempio, di errori di calcolo nei versamenti. Un altro motivo viene legato a inadempimenti non intenzionali. Proprietari, cioè, che non pagano o pagano in parte «in conseguenza della mancata percezione da parte dei contribuenti, soprattutto non residenti, delle quote di proprietà degli immobili diversi dall’abitazione principale». Il mancato aggiornamento del catasto è un’altra ragione che alimenta il divario tra le attese e gli incassi effettivi. La crisi, poi, ha fatto il resto, spingendo i contribuenti a finanziarsi non pagando le imposte. Un fenomeno che i tecnici chiamano «evasione da riscossione». Chiarito che l’intenzionalità di sfuggire al Fisco è solo una delle ragioni del tax gap il documento restituisce una fotografia dell’evasione su base regionale, assegnando la maglia nera a Calabria (tax gap al 40,6%) e Campania (38%). La più virtuosa è la Valle d’Aosta (12,7%).