Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 28 Lunedì calendario

IL MANAGER CHE VOLEVA EVITARE IL DISASTRO CACCIATO NEL 2007

Avessero dato ascolto al capo di allora del «brand» Volkswagen, Wolfgang Bernhard, che nel 2007 aveva deciso di aggiungere i dispositivi BlueTec ai motori diesel della Casa tedesca, questo disastro sarebbe stato evitato. Ma il sistema (si trattava di mescolare una sostanza chimica, l’urea, coi gas di scarico per neutralizzare l’ossido d’azoto) era complesso e comportava costi. Ed era stato sviluppato dai concorrenti di Mercedes insieme a Bosch. L’allora padre-padrone di VW, Piech, costrinse alle dimissioni Bernhard e pochi giorni dopo la Casa di Wolfsburg cancellò il piano BlueTec.
La storia l’ha raccontata il New York Times e getta nuova luce sullo scandalo. Anche se le ragioni dell’allontanamento del manager andarono oltre la scelta di una tecnologia controversa. Personaggio eccentrico, noto per i suoi giubbotti di pelle nera e perché amava andare in giro a cavallo di una Dodge Tomahawk, una motocicletta da 500 cavalli a quattro ruote, Bernhard era anche un manager ammirato (molteplici lauree, master e Phd in ingegneria ed economia) ma soprattutto temuto da colleghi e lavoratori ai quali aveva annunciato il trasferimento degli stabilimenti all’estero, se quelli in Germania non fossero tornati in utile.