Marco Belpoliti, TUttoLibri - La Stampa 26/9/2015, 26 settembre 2015
DIETRO «COMIZI D’AMORE». PASOLINI ESPLORA IL SESSO NELL’ITALIA DEL BOOM
L’inizio è folgorante. Pasolini con il microfono in mano in una via di Napoli: «“Sentiamo un po’ cosa sanno dirmi questi malandrini. Senti tu sai dirmi come nascono i bambini, lo sai dire?” Bambino: “… Mi so’ scordato”. Pasolini: “Se me lo dici ti faccio un bel regalo”. Altro bambini: “ ‘O dico i’ “. Pasolini: “Dillo tu”. Bambino: “Dalla pancia”». Prima ancora che scorrano i titoli di testa di Comizi d’amore il regista interroga la frotta dei ragazzini per sapere cosa sanno del mistero della natalità e di quello del sesso. Siamo nel 1963 e dopo i due capolavori di Accattone e Mamma Roma PPP gira l’Italia per una inchiesta filmata sulla sessualità, da cui trarrà un lungometraggio, più di un documentario, uscito l’anno seguente. I primi minuti del film colpiscono. Sono i bimbi a parlare, quasi degli angeli, ma anche dei malandrini, come li apostrofa il regista.
Quindici anni dopo, nel 1977, in occasione della versione francese di Comizi, Michel Foucault, ne scrive su «Le Monde»; il suo testo è ora nel volume Comizi d’amore (a cura di Graziella Chiarcossi e Maria D’Agostini, foto di Mario Dondero e Angelo Novi). Foucault si sofferma su questo esordio. I bambini sanno, ma non rispondono alle domande da adulti di PPP: «affermano il diritto di tenere per sé ciò che piace sussurrare. La cicogna è un modo per farsi gioco dei grandi, per ripagarli con la stessa moneta; è un segno ironico, impaziente che la questione finisce lì, che gli adulti sono indiscreti, che essi non entreranno nel gioco, e che il “resto”, il bambino continuerò a raccontarselo». Ha colto il punto di snodo di quel documentario: stiamo per entrare nell’epoca della tolleranza.
Pasolini ha intuito che qualcosa sta per modificarsi nei costumi sessuali degli italiani. Attraversa il paese da Nord a Sud, va tra gli tra gli operai e i borghesi, interroga gli intellettuali – Moravia, Musatti, Ungaretti, Ignazio Buttitta –, siede al bar con giornaliste e scrittrici – Adele Cambria, Camilla Cederna, Oriana Fallaci –, intervista militari e prostitute. Vuol sapere cosa pensano della famiglia, dell’amore, dell’orgasmo, della omosessualità, della verginità, del matrimonio. Ha intuito il punto di svolta. Il boom economico è già iniziato. Non sa bene cosa, non ancora come. Vagheggia il mondo popolare, contadino e sottoproletario, la gente del Sud; intanto sferza l’ipocrisia piccolo borghese. Musatti gli dice: non ti dicono la verità, mentono, non è una inchiesta attendibile. Con i mezzi cinematografici, con la macchina da presa, con la fotografia di Angelo Novi, PPP fa parlare i corpi, scandagli i volti. Il linguaggio delle espressioni vale più di quello delle parole. Trova un paese ancora arretrato, reazionario, specie nel Meridione, specie tra i borghesi. C’è anche evidente la contrapposizione tra giovani e adulti. Si parla di divorzio. Pasolini si sbilancia a suo favore, o almeno dice che la donna è emarginata nella società meridionale, che il maschilismo trionfa, il gallismo è ovunque.
Un altro capitolo di questa ricerca sulla sessualità sarà la trilogia che comincia con il Decameron: il trionfo del sesso, la sua liberazione. Gioia e piacere che gli italiani quasi negano, salvo tra le persone delle classi popolari, ma anche loro intrise di tradizionalismo. Un conflitto che poi esploderà negli anni Settanta sulle pagine del «Corriere della sera». Scriverà contro la liberazione sessuale, che ha reso i giovani nevrotici, brutti, con i capelli lunghi. Dirà che il terrorismo nasce da qui: nevrosi sessuale. E poi che il divorzio è una falsa conquista, che l’aborto favorisce la copula eterosessuale. Sono gli articoli racconti in Scritti corsari che tante polemiche faranno nascere soprattutto a sinistra: Pasolini è un reazionario?
Basta guardare le immagini del libro, le foto di scena, quelle scattate da Novi e da Mario Dondero, per capire cosa ha in testa PPP. In spiaggia, vestito di tutto punto, calzoni e camicia bianca, raduna intorno a sé gruppi di uomini e donne in costume da bagno. Sono facce indimenticabili, antiche, come le sculture delle cattedrali romaniche. Il boom sta conquistando la gente, ma l’Italia è ancora quella di secoli prima. Ha ragione Vincenzo Cerami, suo assistente alla regia, di cui qui è raccolto un testo illuminante: Pasolini coglie il modo di vestirsi, di pettinarsi, di parlare dei giovani. Non ha occhi e orecchie che per loro. Li ama spassionatamente. Sono queste le voci squillanti di questo film insieme alla sua vocina quasi da bambino, da angelo dirà Federico Zeri. Poi arriverà la delusione. Non si può più fare l’amore con loro, con i ragazzi. Sono diventati brutti, sciatti: piccolo borghesi. Che meraviglioso paese era l’Italia, scrive a proposito di un libro di Penna. L’ha percorso ancora una volta pieno di gioia, attenzione, disponibilità. L’ultimo viaggio nell’Eden della Penisola. Un film toccante, unico. Un documento su quello che eravamo, e subito dopo non siamo stati più.