Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 28 Lunedì calendario

FABIO CAPELLO: «RISPETTATE GLI 1-0»

Il generale 1-0. Dalla Russia, dove ben altri generali – l’inverno su tutti – hanno vinto grandi guerre, la voce di Fabio Capello partecipa al dibattito sui risultati dell’Inter, entrato nel vivo con l’elogio di Roberto Mancini ai risultati di vent’anni fa del Milan del comandante Fabio e arricchito dalle opinioni di Arrigo Sacchi nell’editoriale sulla Gazzetta di ieri.
L’Inter è diventata una fabbrica di 1-0 e Mancini ha ricordato il suo Milan di vent’anni fa.
«Va fatta una premessa: solo il terzo di quei quattro campionati vinti tra il 1992 e il 1996 arrivò con un numero limitato di gol. Avevamo una difesa straordinaria e in quella stagione 1993-94 la forza della nostra retroguardia fu decisiva. Detto questo, l’1-0 è un risultato da rispettare».
Eppure una fetta di opinione pubblica non apprezza.
«Penso che si debba riflettere di più prima di liquidare l’1-0 come un risultato grigio. Contiene tre verità: una squadra ha vinto, ha saputo mantenere la propria porta inviolata e ha lottato per proteggere il gol. Poi bisogna considerare sempre che in campo c’è un avversario, e nel livellamento generale degli ultimi anni è sempre più difficile portare a casa i tre punti. Ribadisco: grande rispetto per l’1-0».
Mancini ha definito gli 1-0 del Milan di Capello una stella polare.
«Stima ricambiata. Considero Mancini un grande allenatore perché è bravo a farsi comprare i giocatori che desidera e perché sa adattarsi al materiale che ha. Nel calcio vale un antico detto contadino: produci il vino con l’uva che hai».
Equilibrio, carattere, spirito di sacrificio, fantasia: qual è la qualità più importante in una squadra di calcio?
«L’equilibrio, è fondamentale in campo e decisivo fuori. La gestione delle vittorie e delle sconfitte fa spesso la differenza».
Il problema tecnico di questi tempi?
«Ho letto le parole di Fabio Cannavaro e concordo con lui: si difende peggio. Quasi tutti nell’uno contro uno vanno in crisi».
Le ragioni?
«Non si lavora più sugli aspetti specifici: basta vedere la posizione del corpo nell’uno contro uno per capire che il problema è di scuola. Sull’aspetto culturale, dissento da Sacchi: a centrocampo si può difendere tenendo la posizione, ma in area si marca a uomo».
Sacchi solleva un altro quesito: il fatto che si apra un dibattito sulle vittorie dell’Inter significa che sta migliorando la nostra cultura sportiva? Il tempo, aggiunge, dirà. Capello che dice?
«L’ideale sarebbe vincere e divertire. Se però non ci rendiamo conto che il calcio di oggi è legato al business, non si va da nessuna parte. Ci sono club che non possono permettersi di non andare in Champions League. Per altri retrocedere significa rovinarsi. Se l’alternativa è tra vincere senza divertire e perdere divertendo, io scelgo sempre la prima. E penso che sia anche quello che vuole la maggioranza dei tifosi».
Esiste in Italia un calcio pre-Sacchi e un calcio post-Sacchi?
«Esistono i cicli. C’è stato quello dell’Ajax, c’è stato il Milan di Sacchi e c’è ora quello di Guardiola. Ma dietro a queste grandi epopee, ci sono sempre i fuoriclasse. L’Ajax sfiorì quando perse Cruijff e Neeskens. Il Milan di Sacchi esaltò il pressing e sfruttò al meglio il fuorigioco nella fase difensiva, ma tutto ciò fu reso possibile grazie ai campioni. Ora c’è Guardiola che ha vinto con il Barcellona e continua a farlo con il Bayern, addormentando tutti con il possesso palla, ma ha sempre avuto fiori di calciatori. I cinque gol di Lewandowski martedì sono emblematici».
Mourinho è nei canoni del calcio alla Capello?
«Stimo Mourinho perché ha sempre le idee chiare: sa dove andare e che cosa fare. Per la stessa ragione mi piace Mihajlovic. Ho parlato con lui a Dubai e ho capito che ha la testa giusta per arrivare lontano».
Nella sua esperienza attuale per Fox Sports sta seguendo i grandi campionati europei: il panorama attuale?
«In Germania il livello è migliorato, ma le difese sono ancora rivedibili. In Inghilterra mi aspettavo un Manchester City dominatore assoluto, ma quando manca Aguero è un problema: vendere Dzeko è stato un errore. In Spagna c’è un bel Celta, ma Barcellona e Real Madrid restano le superpotenze».
Capello è stato uno dei pionieri tra gli allenatori prestati alla tv, seconda voce a Telemontecarlo nei primi anni Ottanta. Com’è cambiato il calcio in tv da allora?
«I colleghi sono bravi e preparati, ma c’è un eccesso di covercianismo . Penso che bisognerebbe usare un linguaggio più semplice perché non ci rivolgiamo solo agli addetti ai lavori, ma a milioni di persone».