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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

QUANTI RISCHI SE L’HACKER SALE A BORDO

L’industria dell’automobile «sta affrontando una rivoluzione radicale, entro la fine del decennio trasformeremo le nostre macchine in smartphone a quattro ruote». Parola di Martin Winterkorn, numero uno della Volkswagen, che ha illustrato i piani dello sviluppo tecnologico per il 2020.
Tre i punti chiave: mobilità elettrica, accesso a Internet a banda larga per ricevere e comunicare dati all’esterno e sistemi di guida autonoma. Il Salone di Francoforte, non solo per la Vw ma per tutti i costruttori, è la vetrina nella quale mostrare al pubblico le meraviglie dell’era digitale. Al di là degli annunci, la sfida è complessa e piena di interrogativi.
Gli interrogativi
Cosa vogliono gli automobilisti 2.0 dai loro mezzi? Come conciliare il desiderio di essere sempre connessi con la difesa dei dati personali? Riusciremo ad abituarci all’idea che un robot sostituisca un umano al volante?
Prova a rispondere una ricerca curata dalla società di consulenza McKinsey, un lavoro di oltre due anni e mezzo condotto in tre continenti attraverso interviste e sondaggi con top manager, fornitori, aziende di information technology e consumatori. La tendenza che emerge è chiara: l’auto connessa piace, i clienti vogliono applicazioni e software sempre più avanzati che non si limitino a indicare la strada o il parcheggio più vicino. Vogliono sapere se c’è traffico, se in quel parcheggio c’è ancora un posto libero.
«Ormai avere un collegamento Bluetooth o wi-fi facile ed efficace è dato per scontato», spiega Michele Bertoncello, associate principal McKinsey & Company. «Uno dei grandi temi è la condivisione di dati personali: la stragrande maggioranza degli intervistati conosce le implicazioni sulla privacy. Ed è disposta a condividere alcuni dati con altre parti purché se ne riceva un vantaggio tangibile. E ciò vale soprattutto per i servizi di navigazione Gps, meno per quelli di messaggistica, giochi o media streaming. Le percentuali però variano da Paese a Paese: in Germania la privacy preoccupa molto di più che in Cina». Scorrendo i dati si scopre che il 76% degli intervistati non ha problemi nel comunicare la posizione del proprio veicolo al costruttore in cambio di un prodotto migliore. Impossibile per qualsiasi costruttore pensare di realizzare tutto in casa — programmi e app —. La strada è lastricata di alleanze: «la competizione nel campo della connectivity passerà attraverso grandi accordi fra case auto, produttori di hardware e di software. Questi ecosistemi digitali competeranno definendo standard comuni, sfruttando piattaforme aperte anche a sviluppatori esterni e condivise fra più costruttori». Ma soprattutto compatibili con gli smartphone che teniamo nel taschino: la battaglia Apple-Samsung da un po’ di tempo si combatte anche nell’abitacolo, da una parte c’è CarPlay, dall’altra Android Auto. Per non parlare del problema degli aggiornamenti: il ciclo di vita di una macchina in media dura 7 anni, quello di un telefonino 12 mesi. Dover smanettare con chiavette Usb, cavi o, peggio ancora, portare l’auto in assistenza per installare un nuovo sistema operativo, è considerata una tremenda seccatura. Il modello vincente — secondo il rapporto — è quello di Tesla: upgrade da remoto, chi è al volante deve soltanto spingere «ok» sull’enorme tablet al centro della plancia.
Hacker
Dove invece l’industria deve lavorare molto è nel campo della cyber sicurezza. Con le macchine imbottite di tecnologia un attacco hacker può avere effetti devastanti. «È una delle aree in cui si lavorerà di più: il 75% dei costruttori dichiara di non avere una chiara strategia contro le intrusioni informatiche. Soltanto il 30% degli executive ha detto di aver assoldato pirati amici per testare le difese dei loro sistemi. Nei prossimi anni le case assumeranno tanti esperti di settore» conclude Bertoncello. Infine il dilemma auto-robot: il 61% è per la legalizzazione delle vetture che guidano da sole, ma con qualche accortezza. Vuole sempre avere la possibilità di pilotare manualmente. Vatti a fidare dei computer.