Sergio Romano, Corriere della Sera 26/9/2015, 26 settembre 2015
LE LICENZIOSE ACROBAZIE DI PITIGRILLI DALLO SCETTICISMO DI VOLTAIRE ALLA FEDE
Pitigrilli è uno scrittore noto per i suoi aforismi e le sue frasi ad effetto, meno nota è sia la sua attività di agente dell’Ovra, sia gli arresti e i confinamenti di importanti figure della cultura antifascista che permise di realizzare al regime fascista. Nell’ultima parte della sua vita lo scrittore, oltre ad avvicinarsi al cattolicesimo si avvicinò anche alla Democrazia cristiana e ad Alcide De Gasperi, ma il giornalista fu mai totalmente riabilitato politicamente e giornalisticamente?
Andrea Sillioni
Bolsena (Vt)
Cara Sillioni,
Dino Segre, noto per parecchi decenni al grande pubblico con lo pseudonimo di Pitigrilli, resta uno dei personaggi più difficilmente classificabili nel panorama letterario del Novecento. Nacque a Torino nel 1893 da un padre ebreo ma ateo e da un madre devotamente cattolica che fece battezzare il figlio quando aveva già 4 anni. Fin dai primi studi rivelò uno straboccante talento giornalistico e letterario. Il suo primo libro apparve all’inizio della Grande guerra, l’ultimo nel 1974, un anno prima della morte, e la sua bibliografia comprende, fra l’uno e l’altro, non meno di cinquanta romanzi che furono divorati da milioni di lettori e tradotti nelle maggiori lingue del pianeta. La materia prima era il sesso, la droga, l’adulterio e ogni immaginabile trasgressione sociale, ma il tutto condito e sfornato con una cultura enciclopedica, una intelligenza caustica, una buona dose di cinismo e uno stile ammirevolmente elegante. Questo cocktail piacque anche nelle aule universitarie, dove le sue conferenze avevano grande successo, e sedusse persino qualche intellettuale sovietico come il grande Anatolij Lunaciarskij, ministro della Cultura nei primi governi bolscevichi.
Ma vi sono due passaggi della vita di Pitigrilli in cui non è facile fare chiarezza. Il primo è quello del suo rapporto con il fascismo. Non era iscritto al partito e sembrava osservare il fenomeno dall’esterno con molto distacco. Ma dopo la fine della Seconda guerra mondiale fu accusato di avere lavorato per l’Ovra e di avere consegnato ai Servizi del regime un gruppo di intellettuali torinesi, in buona parte ebrei, che appartenevano a «Giustizia e Libertà». Molti ne sono ancora convinti e hanno trovato conferma in un libro di Mimmo Franzinelli ( I tentacoli dell’Ovra ) apparso nel 2000 presso Bollati e Boringhieri. Secondo l’autore, Pitigrilli si sarebbe messo al servizio della polizia segreta per ottenere protezione dalle minacce di un fascista violento che lo detestava. Oppure, secondo un’altra possibile interpretazione, avrebbe fatto la spia per andare a caccia di trame e di intrighi a cui ispirarsi nei suoi romanzi. Ma altri osservano che non è stata trovata una documentazione incontrovertibile. Indro Montanelli lo aveva conosciuto bene e diceva di non credere che Pitigrilli fosse capace di fare del male a qualcuno.
Il secondo passaggio è quello del suo rapporto con Dio. Nel 1948 pubblicò presso Sonzogno un libro autobiografico intitolato La fontana di Siloe in cui raccontò la sua conversione. Era accaduto nel 1940 mentre trascorreva una specie di soggiorno obbligato nella Riviera ligure. Dopo essere stato, sin dall’adolescenza, uno scettico e incredulo «volteriano», Pitigrilli aveva assistito ad alcune sedute di spiritismo in cui una medium dava prova di straordinarie doti ultraterrene. Non si lasciò sedurre dallo spiritismo, ma quelle esperienze misero in moto esami di coscienza e riflessioni che si conclusero con la conversione. Molti reagirono scetticamente e credettero che quel radicale mutamento di vita fosse soltanto l’ultima trama di un romanziere che cedeva ancora una volta alla tentazione di stupire. Ma nell’agosto del 1948 una rivista cattolica, Vita e pensiero , pubblicò un elogio della Fontana di Siloe che rilasciava alla conversione di Pitigrilli un certificato di autenticità. L’autore era un altro convertito: Agostino Gemelli, il medico positivista e anticlericale che aveva indossato il saio francescano agli inizi del Novecento e aveva fondato l’Università cattolica del Sacro Cuore, di cui fu rettore sino alla morte. Il saggio di Gemelli su Pitigrilli è riprodotto in una edizione della Piscina di Siloe pubblicata da Bompiani nel 1999 con una prefazione di Vittorio Messori.