Fabio Isman, Il Messaggero 26/9/2015, 26 settembre 2015
ADDIO A GIORGIO ISRAEL VOCE CORAGGIOSA DEL SAPERE
Da tre anni lottava contro un tumore, e ne aveva quasi pudore a raccontarlo; non poteva più parlare, ma quindici giorni fa, aveva pubblicato sul proprio blog una recensione a un proprio libro, La matematica e la realtà, capire il mondo con i numeri; e la scorsa settimana, indicato per mail all’editore a chi spedire gli omaggi del suo ultimo libro: perché Giorgio Israel, 70 anni, se ne è andato proprio nel giorno in cui Il Mulino metteva in vendita l’ultima fatica, Abolire la scuola media?, scritta con Cesare Cornoldi; lui si era riservato il capitolo sui “cicli della vita e cicli della scuola”. Con la solita «verve» polemica scrive del «bambino inventato», e della «scuola elementare e il misfatto realizzato» (parlare dei piccoli gli piaceva); chiede di «tornare al buon senso» e parla dell’«ignoranza sempre più diffusa della storia» e della scuola che «diventa un gigantesco carrozzone burocratico». Così se ne è andato lo storico della scienza e studioso di epistemologia, docente alla Sapienza fino al 2012, uno mai comodo, né facile.
Ha scritto 30 libri e oltre 200 articoli scientifici; e in Francia, ad esempio, ce lo invidiavano: ma era tra i componenti delle maggiori Accademie mondiali. Stava male, ma non molti sapevano; il 21 agosto, sul proprio profilo, aveva scritto: «La prova che non amo gli outing è che io combatto contro un cancro curabile ma assolutamente inguaribile da 3 anni e mezzo e non ho mai detto nulla»; ammetteva di essere a un punto dei più bassi e difficili, ma trovava la forza di «chiedere comprensione» perché le lettere «si accumulano e io non rispondo».
MESSAGGI
Il suo post aveva ricevuto 300 messaggi di incitamento, di speranza in un domani che purtroppo non c’è stato. Israel non le mandava certo a dire: negli ultimi tempi, la riforma della scuola non lo convinceva, ed aveva levato aspre critiche; proprio senza alcun timore reverenziale. Il docente di Storia delle matematiche all’Università lo si poteva almeno idealmente legare a un altro immenso matematico ebreo: Vito Volterra, uno dei pochi che rifiutò di giurare fedeltà al fascismo e di cui Israel ha contribuito a riordinare l’archivio, come a celebrare un altro famoso studioso, Enrico Fermi. Modelli matematici e Pensare in matematica sono tra i suoi titoli più noti; ma si affiancano, ad esempio, a Il fascismo e la razza, sulle responsabilità della scienza del nostro paese nella creazione delle leggi razziste. Il suo volto era spesso sorridente; ma sopra a quei baffi e dietro a quegli occhiali, Israel sapeva essere, se ce ne era il bisogno, anche aspro e duro. Su “Il Messaggero”, aveva scritto articoli importanti. Il «punto forte» dell’ultimo libro è che «il futuro della scuola italiana sia il futuro che si vuole riservare» a quella media; dei due autori, uno punta alla sua soppressione, e Israel invece alla riqualificazione. Ma, come sempre, non aveva paura di confrontarsi. Anzi, non aveva paura e basta. Che ora la terra gli sia lieve.