27 settembre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LE ELEZIONI IN CATALOGNA
REPUBBLICA.IT
BARCELLONA - La Catalogna ha deciso, e si prospetta un trionfo dei partiti indipendentisti: secondo i primi exit poll, pubblicati dalla tv locale TV3, il fronte indipendentista otterrebbe un’ampia maggioranza di seggi al parlamento della Generalit catalana (Junts pel Sì + Cup) e sfiorerebbe anche il 50% dei voti, arrivando al 49,8%. Una vittoria che, se confermata, supererebbe le previsioni dei sondaggi della vigilia e rischia davvero di innescare una valanga indipendentista dagli esiti incerti per la Spagna unita.
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Da Barcellona a Lleida, da Girona a Tarragona, quasi 4 milioni di catalani hanno votato per una tornata di elezioni regionali fondamentali per le aspirazioni indipendentiste dei partiti catalani. Gli elettori hanno votato in massa: alle 18 l’affluenza ai seggi era al 63%, oltre 6 punti percentuali in più rispetto alle ultime elezioni regionali.
Davanti ai seggi elettorali si sono create lunghe code. "Non si è mai vista una tale affluenza", ha detto una scrutatrice in un seggio di Barcellona. Nella sede elettorale di Sant Marti, sempre a Barcellona, l’attesa è stata tanto lunga che un uomo è svenuto.
IL CONFRONTO 2015-2012
Alle urne erano chiamati più di 5,5 milioni di catalani per elezioni a cui gli indipendentisti hanno voluto dare un carattere plebiscitario. La vittoria del fronte localista-indipendentista era fuori dubbio, la chiave del voto è però se i partiti favorevoli a una scissione (ovvero Junts pel Sì e la Cup) otterranno o meno la maggioranza di seggi (probabile secondo i sondaggi) e quella dei voti (più difficile alla vigilia).
In caso di doppia maggioranza, il leader catalano Artur Mas rivendicherebbe la legittimità politica di chiedere l’indipendenza, ma già una maggioranza solo di seggi metterebbe in crisi il fronte separatista. L’ampia affluenza alle urne, secondo gli analisti, rischia di favorire tra l’altro chi è contrario all’indipendenza.
RIEPILOGHI PER PROVINCIA Barcellona / Girona / Lleida / Tarragona
"Sono le più importanti elezioni del periodo democratico" dalla morte di Francisco Franco, ha scritto il quotidiano El Mundo, mentre per il catalano La Vanguardia quello di oggi è un appuntamento " speciale". Nell’eventualità che il voto popolare spinga alla secessione, e la Catalogna si autoproclami indipendente la Spagna perderebbe il 16% della propria popolazione (7,5 milioni di abitanti), un quarto delle esportazioni, un quinto dell’intera produzione economica iberica e centinaia di chilomentri di coste strategiche sul Mediterraneo. Ma allo stesso tempo la Catalogna sarebbe automaticamente fuori dall’Ue, alla quale dovrebbe fare domanda di associazione, come sarebbe toccato alla Scozia lo scorso 18 settembre, in caso di vittoria del referendum sulla rottura con Londra.
GLI ALTRI MOVIMENTI INDIPENDENTISTI
La Catalogna esprime rivendicazioni indipendentistiche derivanti dalle proprie specificità linguistiche e culturali. L’autonomia della regione, che comprende le provincie di Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona, è stata rafforzata con il nuovo Statuto approvato in referendum il 18 giugno 2006
I catalani sono chiamati alle urne per rinnovare il parlamento regionale ed eleggere il nuovo presidente della ’Generalitat’, nuovo governo autonomo. Ma in Europa, secondo la carta della European Free Alliance, i movimenti separatisti e autonomisti sono circa quaranta. Assolutamente eterogenei tra loro per genesi, struttura e strategia, si basano sulla rivendicazione del principio di autodeterminazione dei popoli, così come riconosciuto nel diritto internazionale. In Italia sono diversi i gruppi che ambiscono a un’indipendenza territoriale - veneti, friuliani, triestini, sardi - anche se il più noto resta quello della Padania libera, nato promosso dal partito della Lega Nord, nato nel 1989. In Gran Bretagna, oltre alla Scozia, esistono i movimenti separatisti della Cornovaglia, guidato dal Cornish Nationalist Party, e del Galles, con il partito Plaid. In Irlanda il partito Sinn Fein, fondato nel 1905, chiede la separazione dell’Irlanda del Nord. In Francia il Fronte di liberazione nazionale della Corsica è attivo dal 1976 ma nel Paese sono attivi anche i separatisti occitani e bretoni. La Spagna, oltre alla Catalogna, è animata dalle spinte autonome che vanno dalla Galizia alle Canarie: i Paesi Baschi con la lotta armata dell’Eta e la Catalogna rappresentano le realtà più radicate. Ecco una breve sintesi dei principali movimenti nazionalisti all’interno dell’Unione Europea
Il Partito Nazionalista Basco fu fondato nel 1895, basato sull’ideologia della purezza della razza basca. Nel 1959 nacque il gruppo separatista ETA (Euskadi Ta Askatasuna) di ispirazione marxista, responsabile dell’uccisione di più di 800 persone. L’attività armata del movimento è cessata nel 2011. Nel 1978 i Paesi Baschi hanno ottenuto un’ampia autonomia: le finanze pubbliche vengono gestite a livello regionale senza l’intervento del governo spagnolo
A un anno dal referendum per l’uscita dal Regno Unito del 18 settembre 2014, Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, ha chiesto alle opposizioni di appoggiare la sua battaglia per un secondo referendum
Dagli anni ’70 il Fronte nazionale per la liberazione della Corsica (Fnlc) ha intrapreso una lotta armata per l’indipendenza, ma lo scorso 25 giugno ha annunciato la deposizione delle armi senza condizioni
Il Partito Sardo d’Azione fu fondato nel 1921 e non ha mai interrotto la sua lotta
Il partito autonomista Süd-Tiroler Freiheit si riconosce nella comunità germanofona della provincia di Bolzano e chiede la secessione del Sudtirol dall’Italia e la sua annessione all’Austria. I risultati del referendum consultivo tenutosi nel 2014, lanciato dal leader del movimento Eva Klotz, ha visto la partecipazione di 61mila persone: il 92% dei votanti si è espresso per la ’riunificazione’ con l’Austria
Il movimento della Liga Veneta è stato fondato da Franco Rocchetta nel 1979 a Padova, sei anni prima della Lega Lombarda. Attualmente esiste come sezione della Lega Nord, guidata da Matteo Salvini. Nel 2013 in Veneto è nato anche Plebiscito.eu, un comitato apartitico e trasversale formatosi nel 2013.
Il Galles, che nel 1998 ha ottenuto attraverso un referendum la creazione di un governo e di un’assemblea locale, punta ad ottenere il pieno potere legislativo, oggi nelle mani di Londra
Dagli anni 70 al 1998 l’Irlanda del Nord è stata teatro di guerra. Nel 2005 l’Ira, movimento armato di ispirazione marxista, ha rinunciato ufficialmente alla lotta armata.
La trasformazione delle Fiandre in uno stato indipendente e sovrano è l’obiettivo della Nieuw vlaamse alliantie (Nuova alleanza fiamminga), il partito che ha trionfato alle ultime elezioni del 2010
n Germania il Beyernpartei è il movimento per l’indipendenza della Baviera e dal 1946 si batte per l’autonomia della regione del sud