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 2015  settembre 26 Sabato calendario

UN DANNO PER LA GERMANIA? I TEDESCHI SPACCATI A METÀ

Una mezza dozzina di Pinocchi versione Walt Disney, cartelli “basta bugie”. Ieri mattina, prima della riunione fiume dei vertici di Volkswagen, anche Greenpeace ha voluto esprimere la sua indignazione davanti al quartier generale della “macchina del popolo”, a Wolfsburg. E mentre i vertici decidevano il successore di Martin Winterkorn nella riunione più difficile dell’ultimo mezzo secolo, il governo sciorinava a Berlino nuovi, inquietanti dati sullo scandalo.
In serata si è saputo che il favorito dai pronostici, il capo di Porsche, Matthias Mueller, sarà il nuovo numero uno della Vw. Ma gli accadimenti degli ultimi giorni non devono aver scosso più di tanto l’opinione pubblica: un’indagine condotta da Zdf ha rivelato ieri che tre quarti dei tedeschi ritiene i dati sulle emissioni falsi. Altro dato sorprendente: solo il 54 per cento pensa che Volkswagen sarà danneggiata dallo scandalo, mentre il restante 46 per cento pensa sorprendentemente di no.
Intanto da Berlino si è saputo che sono 2,8 milioni i veicoli diesel Volkswagen truccati in Germania (su circa 54 milioni immatricolati in tutto il Paese), secondo quanto comunicato al Bundestag dal ministro dei Trasporti, Alexander Dobrindt. Nei giorni scorsi ha fatto sapere di aver avviato un’inchiesta sullo scandalo che ha travolto il più grande gruppo automobilistico tedesco.
Ma parlando con la Dpa, il ministro cristianosociale ha puntualizzando che la manipolazione delle emissioni riguarda anche furgoni e transporter, non solo le automobili. «In base alle informazioni che abbiamo raccolto, accanto alle automobili sono stati manomessi anche motori diesel di veicoli da trasporto», ha detto.
Per ora sono circa undici milioni i motori nel mondo manipolati, secondo quanto ammesso dalla stessa azienda. Accanto ai modelli Gof, Beetle, Tiguan, Passat e Jetta del marchio, la truffa riguarderebbe anche le Audi A1, A3, A4 e A6 e alcuni modelli Skoda come Fabia, Roomster, Octavia e Superb. E’ ancora prematuro fare valutazioni sugli effetti che riguardino le vendite, ma ieri un esperto del settore, Sebastian Lorenz di “Autoscout24” ha detto a Reuters che «al momento non registriamo in Germania alcuna flessione delle vendite, né delle vetture diesel nuove, né di quelle usate. Ma non ci sono neanche oscillazioni nei prezzi, da quando è emerso lo scandalo».
Mentre è ancora prematuro valutare le conseguenze sull’economia dello scandalo dello storico marchio tedesco, sembra certo che gli scossoni estivi della Cina che hanno gettato un’ombra sulle prospettive della ripresa mondiale, faranno sentire i loro effetti sulla Germania.
Pechino è un partner importante, per la prima economia europea. Basti pensare che proprio la Volkswagen lo scorso anno ha venduto in Cina 3,67 milioni di auto e ha creato due joint venture con Saic e Faw, rispettivamente la prima e la terza casa automobilistica cinese. Il Fondo monetario internazionale ha fatto dunque sapere che il rallentamento dei Paesi emergenti costringe già a rivedere le previsioni.
Gli economisti di Washington, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg citando Spiegel, hanno fatto sapere di aver tagliato le stime di crescita sia per il 2015 - dall’1,6 a 1,5 per cento - sia per l’anno prossimo, dall’1,7 all’1,6 per cento.
Decisamente non è un bel momento per il Paese di Angela Merkel.
Tonia Mastrobuoni, La Stampa 26/9/2015