Tino Oldani, ItaliaOggi 26/9/2015, 26 settembre 2015
TRE ANNI FA HILLARY CLINTON DICEVA CHE IL TRATTATO TTIP USA-UE ERA LA NATO ECONOMICA. MA ORA, PER VINCERE LE PRIMARIE, NON NE PARLA PIÙ
Interessa ancora a qualcuno il Ttip? Parliamo del trattato in discussione tra Usa e Ue per fare delle due sponde dell’Atlantico il libero mercato più grande della storia, con 800 milioni di consumatori e scambi potenziali pari a un quarto del Pil mondiale. Una cosa grossa. Ma per il Corriere della sera sembra sia diventato un argomento di scarso interesse, da liquidare nella rubrica delle lettere. Pur avendo tra le mani una bella polemica tra un autorevole bocconiano e una scrittrice affermata, è infatti nella pagina delle lettere che il giornale milanese ha confinato ieri un intervento di Giorgio Sacerdoti, docente di diritto internazionale alla Bocconi, e la risposta di Dacia Maraini.
In sintesi: a Sacerdoti, 72 anni, nel 2013 candidato nella Lista Monti, non è piaciuto per nulla un articolo della Maraini (classe 1936), pubblicato dal Corsera qualche giorno prima, e fortemente critico vero il Ttip. Critiche del tutto infondate, sostiene il professore, a cominciare da quelle sul pericolo della carne agli ormoni e sull’invasione degli Ogm e dei pesticidi Usa, vietati in Europa. A Sacerdoti il Ttip piace invece moltissimo, lo dichiara «benvenuto», e si dice convinto che il trattato favorirà «l’apertura reciproca dei mercati a prodotti e servizi bloccati da lacci e lacciuoli, come è il caso dei prodotti alimentari Made in Italy, e l’armonizzazione degli standard di sicurezza dei prodotti industriali per favorire l’accesso delle piccole imprese e le scelte dei consumatori». Di più: gli standard Usa sono migliori di quelli europei, tanto è vero che «il caso della Volkswagen dimostra che le autorità americane sono le più attente alla protezione dell’ambiente».
Per tutta risposta, la Maraini dice di essersi documentata per bene e che il negoziato Usa-Ue «è ancora sul tavolo». Anzi, «l’Europa sta facendo il braccio di ferro per conservare la propria legislazione», e per ora c’è solo una risoluzione favorevole del Parlamento europeo, che però «chiede lo scorporo dei servizi idrici dalla trattativa». Punto, e fine. Segue la lettera di un tal Mario Scarbocci, che parla d’altro. Peccato. Questa polemica tra un bocconiano e una scrittrice, in fondo, è una vera primizia, perché questa volta a scrivere del Ttip non sono i soliti addetti ai lavori (quorum ego), con articoli magari noiosi, ma personaggi noti del mondo della cultura. Dimostra che il tema sta diventando di interesse comune, compresi certi errori grossolani, dovuti a scarsa informazione: basta pensare che nel suo primo articolo sul Corsera la Maraini aveva incluso tra le materie del Ttip anche quelle che non c’entrano per nulla, come «la scuola, la sanità, l’ambiente, il lavoro e le tutele sindacali».
Già, la scarsa informazione. Non è per fare i primi della classe, ma Italia Oggi, senza tema di smentite, è il giornale che da più tempo dedica spazio e approfondimenti al Ttip. E lo ha sempre fatto con l’avvertenza di non fare mai il tifo per nessuna delle due parti in gioco, i favorevoli senza se e senza ma (come Sacerdoti), e i contrari altrettanto inflessibili (come la Maraini). In fondo, i fatti parlano da soli. E tra i fatti più recenti, nella ormai lunga vicenda del Ttip (le cui trattative sono iniziate nel 2013, e non si sa ancora quando avranno termine), ve ne sono due che meritano di essere segnalati.
Il primo. Negli Usa, l’entusiasmo iniziale per il Ttip si sta a dir poco raggelando. Barack Obama, suo primo fautore, voleva farne il fiore all’occhiello della sua presidenza. Ma nessuno è disposto a scommettere che il trattato possa chiudersi entro il 2016, con Obama ancora in carica. Anzi, perfino tra i democratici, il Ttip viene considerato un argomento poco spendibile sul piano elettorale. Il caso più clamoroso riguarda Hillary Clinton, che tre anni fa sosteneva convinta che il Ttip sarebbe diventato una sorta di Nato economica, legando Usa e Ue in modo ancora più stretto di quanto già non faccia l’alleanza militare. Ma da quando è scesa in campo come candidata alle primarie democratiche per la presidenza Usa, la Clinton non ha mai fatto cenno al Ttip neppure una volta. Anzi, come riferisce il sito politico.eu, il capo della sua campagna elettorale, John Podesta, in una riunione a porte chiuse si sarebbe detto molto scettico sul futuro del Ttip, che negli Usa ha avversari in entrambi gli schieramenti politici, avendo contro i democratici progressisti, i repubblicani protezionisti dei Tea Party e le Unions, i sindacati de lavoratori. Il che spiega perché nessuno dei candidati alla presidenza Usa 2016 sventola il Ttip nel proprio programma.
Quanto all’Europa, è vero (come dice la Maraini) che il Parlamento europeo ha votato in luglio una risoluzione a favore del Ttip, ma lo ha fatto mettendo bene in chiaro che non dovrà esservi compresa la clausola Isds (Investor state dispute settlement), relativa alle eventuali dispute giudiziarie tra gli Stati e le società multinazionali, clausola ritenuta troppo favorevole a queste ultime. Da allora, ecco il secondo fatto, la commissaria Ue al commercio, Cecilia Malstrom, sta studiando una soluzione di compromesso, tutt’altro che semplice, per istituire un tribunale diverso dall’arbitrato unico internazionale, rispettoso in primo luogo delle leggi europee. Ovviamente tutto ciò non piace agli Usa. Per questo, le trattative sono tuttora in alto mare.
Tino Oldani, ItaliaOggi 26/9/2015