Ester Corvi, MilanoFinanza 26/9/2015, 26 settembre 2015
LE REGINETTE DEL DIESEL
Dopo il caso Volkswagen un altro colpo di scena nel settore dell’auto. Dal 1° gennaio 2016 l’Unione europea cambierà la metodologia seguita per i test di omologazione. Dalle tanto criticate prove sui rulli per calcolare consumi e gas di scarico si passerà finalmente alle più veritiere simulazioni su strada, con un esito paradossale.
A essere più penalizzate potrebbero essere, oltre alle macchine a benzina di grande cilindrata, le auto ibride, considerate l’alternativa ecologica ai veicoli tradizionali. I test attualmente in vigore favoriscono proprio queste due tipologie, visto che le prove per le auto ibride sono svolte prevalentemente in modalità elettrica e quelle delle supercar utilizzando un centesimo della loro capacità.
Il gap più basso fra consumi dichiarati e reali si rileva invece per i motori diesel, che continuano a essere la tipologia preferita dai consumatori europei. Nel caso delle nuove immatricolazioni, le auto diesel hanno in Europa un’incidenza sul totale del 53%, in calo dal 55,7% del 2011 ma in forte progressione dal 1980, quando erano solo il 14%, per superare il 30% nel 2000 e il 40% solo due anni più tardi. È infatti dal 1998 che la produzione e l’acquisto dei veicoli diesel è stata incentivata in molti paesi del Vecchio Continente.
La distanza con gli Stati Uniti resta abissale: la penetrazione delle macchine diesel sul totale di quelle nuove è solo del 2,6%.
E in Cina è ancora più bassa (1%).
Tornando all’Europa, i mercati che hanno una quota maggiore di auto diesel sono Spagna, Francia e Belgio, dove l’incidenza arriva al 65%. Nel caso dell’Italia, secondo i dati 2014 elaborati dall’Icct (International council on clean transportation), la percentuale è del 55% contro il 29% dei motori a benzina e solo l’1,5% delle ibride-elettriche, mentre il restante 14,3% è rappresentato da altre fonti di alimentazione.
Ma a livello di produttori in Eurolandia chi è più esposto? In pole position ci sono, guardando alle stime Icct pubblicate in un report di Morgan Stanley, le case automobilistiche Bmw e Daimler, con quote rispettivamente del 78 e 65%, seguite da Psa-Peugeot-Citroën (63%), Volkswagen (57%), Renault-Nissan (56%), Fiat e Gm al 39% mentre in ultima posizione con il 26% c’è Toyota, che è invece leader nelle ibride (27,8%).
Se dai produttori si passa ai marchi, ai primi posti in Eurolandia ci sono Volvo (90%), Bmw (78%), Audi (72%) e Mercedes-Benz (70%). Con quote di mercato inferiori, ma pur sempre superiori alla media (53%) si distinguono Volkswagen (56%), Renault (60%), Peugeot (62%), Citroën (63%) e Dacia (54%). Fiat è invece al 37%, contro il 53% del benzina e il 10% di altre fonti di alimentazioni. Nell’ibrido dopo Lexus (97%) si conferma Toyota (23,9%).
La penetrazione dei motori diesel, a parere degli specialisti di Morgan Stanley, è destinata a scendere nei prossimi anni, toccando il 49% nel 2017 per proseguire fino al 2020. Si tratterà però di un calo graduale a causa delle alte barriere che ne impediscono una drastica riduzione a partire dalle difficoltà nel cambiare tecnologia degli impianti produttivi: il passaggio dal diesel al benzina richiede considerevoli investimenti e tempi lunghi.
Non è ancora chiaro come l’Unione europea intenda fare le future prove di omologazione, ma è certo che saranno fatte su strada. Ci voleva lo scandalo Volkswagen per mettere fine a una vecchia diatriba, visto che le prime inchieste sulle differenze fra consumi dichiarati e quelli reali risalgono al 2009. Ma adesso sembra che, finalmente, qualcosa sia destinato a cambiare.
Ester Corvi, MilanoFinanza 26/9/2015