Emiliano Liuzzi, il Fatto Quotidiano 26/9/2015, 26 settembre 2015
ALLERGICO ALLE CRITICHE, MONTECITORIO SU TWITTER BLOCCA I “FOLLOWER” SGRADITI
Vietato scrivere commenti sgraditi sulla pagina Twitter della Camera dei deputati: pena la cancellazione. Che in gergo significa essere “bloccati”: non leggere i tweet, nessuna possibilità di risposta né di commento. Il problema è che quella pagina, nonostante sia gestita da un nutrito gruppo di giornalisti che fanno capo ad Anna Masera, ex firma de La Stampa, è una pagina pubblica, fatta coi soldi pubblici e che parla (non sempre) della cosa pubblica.
Quello che gli utenti si chiedono è se sia lecito essere bloccati per aver scritto commenti sgraditi: “Già è tanto che ci sia qualcuno che segue la pagina”, dice Giulia Di Vita, deputata dei 5 Stelle, “bloccarli anche è offensivo. E soprattutto: quali sono le regole e chi le ha stabilite non si sa”.
Il problema c’è, la lista dei bloccati negli ultimi giorni è lunga, nonostante i follower del profilo istituzionale siano un numero contenuto, 89500. Un problema da niente se non fossimo nel fantastico mondo di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio che ha fatto dei social una propria missione comunicativa. Spesso, se non è il suo portavoce, capo ufficio stampa, capo comunicazione Pd e molto altro ancora, Filippo Sensi, se ne occupa addirittura in prima persona. E non lo fa per cazzeggio: ci crede. Renzi parla anche delle partite della Fiorentina, si congratula con Flavia Pennetta, ma annuncia anche grandi riforme, leggi, intima di stare sereni, se la prende coi gufi. Ora alla Camera sono meno sportivi, ma la pagina è comunque un mezzo di comunicazione e, di conseguenza, deve essere accessibile a tutti. L’ufficio è alle dirette dipendenze di Anna Masera che venne scelta dal presidente Laura Boldrini dopo un’attenta selezione: guadagna 6.500 euro netti al mese e dirige un ufficio di 25 professionisti.
Masera, che a La Stampa lavorava come caporedattore e che per ricoprire questo incarico ha preso l’aspettativa, sarebbe la mandante dei blocchi. La giornalista ha anche una pagina personale e anche per quella fa selezione. Un esempio che, per chi nel digitale crede, è assai discutibile. “Giusto rimuovere quelli che usano linguaggio sgradevole, ma molti di noi sono stati cacciati per le critiche alla Boldrini”, dicono in coro gli espulsi.
Emiliano Liuzzi, il Fatto Quotidiano 26/9/2015