Guido Santevecchi, Corriere della Sera 26/9/2015, 26 settembre 2015
CHI È «XI L’AMERICANO» –
È molto probabile che Xi Jinping sia, tra tutti i leader che la Cina ha avuto dalla fondazione della Repubblica Popolare nel 1949, quello che ha avuto più rapporti diretti con gli americani.
WikiLeaks ha rivelato un lungo documento classificato del 2009, quando Xi era ancora vicepresidente, dal quale sappiamo che l’ambasciata Usa di Pechino aveva tra le sue fonti un suo caro amico. E questo amico, un professore universitario, raccontò che Xi era «un sopravvissuto della Rivoluzione culturale», uno che aveva deciso di scampare a quegli anni di follia maoista «diventando più rosso del rosso», sempre con l’obiettivo di arrivare al vertice.
Su Xi ci sono testimonianze anche di cittadini americani comuni, come la famiglia di Muscatine, nello Iowa, che lo ospitò per due settimane a casa nel 1985, quando l’allora trentunenne funzionario di provincia era stato aggregato a una delegazione cinese che studiava le tecniche più avanzate per alimentare gli animali.
Quella famiglia di agricoltori dello Iowa fece dormire il giovane nella stanza del figliolo, partito per il college, ancora piena di manifesti sul football e Star Trek, che Xi sembrò apprezzare. In seguito confidò anche di amare film come Salvate il soldato Ryan «perché ha un senso di giustizia».
Eppure ora, tre anni dopo l’ascesa al potere supremo, gli analisti americani ammettono di non aver capito chi sia davvero il presidente cinese.
Il primo dubbio è quello sulla sua strategia economica: in gioco c’è il Bilateral Investment Treaty Usa-Cina, un accordo strategico per garantire i reciproci investimenti. Xi ha assicurato ai grandi industriali dell’hi-tech Usa che «basta dire Apriti Sesamo», perché la sua Cina vuole aprire il mercato al settore privato, ma non spiega se questo significa dare più spazio ai privati cinesi o anche dare pari opportunità alle grandi multinazionali. Xi ha discusso amabilmente con Mark Zuckerberg, il genio di Facebook, con Rupert Murdoch, proprietario del Wall Street Journal , ma Facebook e WSJ sono bloccati dalla Grande Muraglia della censura cinese. E Xi dice che il futuro del cyberspazio deve conformarsi alle «condizioni nazionali», quindi a censura e spionaggio se serve.
L’americano che lo conosce meglio è il vicepresidente Joe Biden: gli ha parlato per una ventina di ore nel corso degli anni ed ebbe l’impressione che Xi fosse «un uomo forte e brillante, ma ha l’aspetto di un politico che non sa se il suo lavoro finirà bene».
Un altro problema è che Xi ha smantellato il sistema di gestione collettiva della politica cinese attraverso il consenso. Ha accentrato tutto nelle sue mani e in quelle di una serie di nuovi collaboratori. Negli Stati Uniti in questi giorni l’uomo più vicino al presidente, almeno fisicamente, è parso Li Zhanshu, 65 anni: Li agisce da capo di gabinetto di Xi, una figura nuova nella nomenklatura. Un’altra personalità chiave è Wang Qishan, 67 anni, capo della Commissione centrale di disciplina del Partito comunista, l’uomo che dirige la campagna anticorruzione.
I consiglieri diplomatici di cui Xi si fida non sono più al ministero degli Esteri, ma membri di un «cerchio magico» costituito da vecchi compagni che hanno seguito l’ascesa del leader comunista.
E questo crea problemi ai negoziatori della Casa Bianca, che faticano a entrare in contatto e familiarità con i nuovi interlocutori.
L’unica indiscrezione filtrata sul nuovo modo di gestire la Cina è che ogni mattina Xi riceve nel suo ufficio di Zhongnanhai, accanto alla Città Proibita, un briefing condensato di dieci minuti sullo stato del Paese e del mondo.
Una presentazione che i consiglieri hanno modernizzato con l’impiego di video interattivi «perché il leader possa divertirsi anche un po’ mentre assorbe le informazioni necessarie».
Non resta che cercare di decifrare le sue frasi, compresi gli aneddoti: ha appena raccontato agli americani che «una volta a Cuba sono andato a bere un mojito al bar di Hemingway, perché volevo capire quello che pensava quando scrisse Il Vecchio e il mare ». Sempre che la storiella sia vera, resta un rompicapo.