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 2015  settembre 25 Venerdì calendario

BLANCHARD: JUVE, SCUSA PER LA BOTTA MA NE HO PRESE TANTE PER TE»

Da tifoso a giustiziere della Juventus in pochi mesi. Il 6 giugno a Berlino gridava «Forza Juve» dalla curva dell’Olympiastadion. Mercoledì ha gelato lo Stadium con l’incornata a tempo scaduto che ha regalato il primo, storico, punto in A al Frosinone. Nella scorsa primavera gli acuti-promozione contro Bologna e Carpi. Leonardo Blanchard sceglie sempre occasioni speciali per segnare.
Avvolgiamo il nastro dei ricordi: se le diciamo Berlino?
«Ero in vacanza dopo aver vinto il campionato. Con due amici, Vincenzo e Walter, organizziamo una trasferta last minute per la finale di Champions. Partenza all’una di notte da Grosseto, la mia macchina carica di bottigliette d’acqua, birre e panini del Mc Donalds. All’avventura per tifare Juve. Siamo arrivati alle 14 ad Alexanderplatz, dove ci siamo aggregati agli Juverrimi maremmani, un gruppo di tifosi di Orbetello».
La partita era alle 20.45.
«Abbiamo passato il pomeriggio a mangiare e bere, cantando i cori della curva a squarciagola. Il più intenso? “Fino alla fine forza Juventus”. Sono tornato a casa senza voce. Una giornata da brividi. Al gol di Morata è scoppiato il delirio, nelle esultanze ho preso anche un sacco di legnate. A fine gara guardavo i giocatori della Juve sotto la curva e sognavo di poterci giocare contro. Ora è successo, sembra una barzelletta. Ma è tutto vero».
Da bambino sognava di essere Nedved.
«Era il mio idolo, mi ero fatto crescere i capelli lunghi come lui prima che il babbo al mare me li rasasse a zero. Da ragazzo giocavo in avanti e segnavo parecchio. E’ stato a Baroni ai tempi della Primavera del Siena ad arretrarmi».
Davanti a Neto l’altra sera è stato di ghiaccio.
«Neanche in un sogno avrei potuto vivere un’emozione del genere. E’ stata la soddisfazione più grande della mia carriera».
A mente fredda cosa ricorda?
«La prima sensazione è stato il vuoto allo stomaco. Non ho capito nulla di quello che accadeva in campo. Me ne sono reso conto solo la mattina dopo, guardando le immagini in tv. Nell’esultare ho pensato a tutte le persone che mi vogliono bene e hanno sempre creduto non nel calciatore Blanchard, ma nell’uomo Leonardo. La notte non ho dormito un minuto dall’adrenalina».
Lei spesso riesce a piazzare la zampata vincente in attacco.
«Quando vado in attacco, ci provo sempre. Dovevo farmi perdonare qualcosa per il gol di Zaza e me lo sentivo: avanzo e faccio gol. Gol speciali? A Gubbio in Lega Pro il 3-2 al 95’ che ci ha permesso di giocarci la B sino all’ultimo. L’anno scorso la settimana magica con i gol a Carpi e Bologna, pesantissimi in chiave promozione».
Da juventino come sono i bianconeri visti da vicino?
«Dybala è tanta roba. Pogba e Cuadrado sembrano di un altro pianeta. Non capisco come mai non vadano a tutta: sembra quasi che si gestiscano. Con la giusta cattiveria possono vincere tutte le partite».
Come mai è arrivato in Serie A solo a 27 anni?
«Ho fatto degli errori, che però mi hanno fatto maturare. In passato avrei potuto fare scelte differenti, ma non rinnego nulla e rifarei tutto. Negli ultimi anni ho cambiato stile di vita, ho capito che bisogna stare bene fisicamente e non esagerare la sera. Quando sei nelle categorie inferiori e dentro di te senti di essere forte, cerchi alibi dicendo che manca la meritocrazia, quando invece i problemi sono altri. Esci la sera per far vedere alla gente che fai la bella vita da calciatore e combini cagate invece di concentrarti sul campo. Ora faccio il casalingo con la mia fidanzata e mio “figlio”, un boxer di nome Hiro. Passo la giornata a coccolarlo».
Obiettivi per il futuro?
«Dimostrare di essere all’altezza della Serie A. Sono legatissimo alla gente di Frosinone. Mi sento uno di loro. Mi hanno accolto in un momento difficile della mia carriera e voglio ripagare il loro affetto con la salvezza».
Chi le ha mandato il messaggio più bello per congratularsi?
«Il mio agente (Andrea Cattoli) che ha creduto in me quando giocavo in Lega Pro e ogni giorno mi sprona a migliorare. E’ stato fondamentale come i miei genitori e la mia ragazza Fulvia. Sono loro il mio punto di riferimento».