Andrea Tarquini, la Repubblica 25/9/2015, 25 settembre 2015
«STUDIAVO LA SUPERIORITA’ DEI MODELLI TEDESCHI E INVECE HO SCOPERTO LA FRODE» –
«Sì, sono io lo scienziato tedesco che solo per caso, studiando e testando diversi modelli di auto in nome del rigore scientifico e del diritto dell’opinione pubblica mondiale all’informazione, ho scoperto il caso dei trucchi montati coi software su alcuni modelli Volkswagen. Eppure, pensate, avevo cominciato questo lungo lavoro anni fa, con l’intento e la speranza di dimostrare agli americani che le auto tedesche vendute negli Stati Uniti sono più pulite degli stessi modelli venduti sui mercati europei… ». Peter Mock, il ragazzo prodigio tipico figlio della nuova Berlino unita, massimo esperto di emissioni dell’istituto internazionale Icct (International council on clean transportation, un’autorevole ong ecologista competentissima nel ramo) ha narrato a Manager Magazin la sua avventura, la sua sorpresa, il suo sconcerto davanti alla scoperta.
«Via, in fondo non sono davvero sorpreso », narra Peter Mock, e continua: «Noi della Icct abbiamo presentato i risultati del nostro studio circa un anno fa, e abbiamo descritto con precisione, nel nostro rapporto, ogni stranezza o irregolarità che nei test reali avevamo notato su questo o quel veicolo. Nel documento non abbiamo chiamato per nome i vari modelli, ma l’Epa, l’autorità americana per l’ambiente, ha poi preso in mano l’inchiesta, ed è arrivata a scoprire di quali auto si trattasse».
Amara ironia: «All’inizio», narra Mock a Manager Magazin, «volevamo esaminare i dati di emissioni di automobili prodotte da tre costruttori tedeschi, ci eravamo posti onestamente l’obiettivo di provare, se possibile, che le auto tedesche nelle versioni offerte alla clientela americana sono più pulite rispetto agli stessi modelli nelle varianti vendute per il mercato europeo, perché le norme americane sono più severe». In altre parole, il suo scopo era indurre le autorità europee e i produttori, tedeschi e altri, del Vecchio continente, ad adeguarsi al rigore delle leggi americane in nome della salute di tutti.
Non sospettava, povero Herr Professor Mock, quale Vaso di Pandora avrebbe scoperchiato. Racconta ancora: «Abbiamo testato una Volkswagen Jetta, una Passat, e una Bmw X5», cioè la Golf con bagagliaio, la media più venduta da Vw e il prestigioso superSuv di lusso della casa bavarese numero uno mondiale del premium. «Auto Mercedes non ci sono state messe a disposizione… La Bmw ha dato buoni risultati, perché monta una combinazione molto efficiente di due sistemi di filtri delle emissioni ». Ben diversa la situazione sulle due Volkswagen: «In entrambi i modelli esaminati il costruttore ha montato solo un sistema di filtro. Nella Passat si chiama sistema Scr, inietta sostanze che puliscono i gas di scarico, nella Jetta lo Lnt System che richiede frequenti pulizie del filtro». Sistemi-flop entrambi, spiega Mock. Perché? Perché l’iniettore di sostanze deinquinanti nella Passat nell’uso su strada spruzza troppo poco liquido “detergente dei gas”, e nei tagliandi gli intervalli di pulizia del filtro della Jetta (quindi anche delle Golf con quel Diesel) sono troppo lunghi. Sarebbero necessarie pulizie più frequenti, ma aumentano il consumo. L’alternativa, ma costosa, è montare un filtro più grande. Oppure pulire frequentemente il filtro, costi annuali supplementari tra consumo e manutenzione appena 100/200 euro annui, poco rispetto all’imperativo della salute.
Come andrà a finire? Mock non ha certezze: in Europa, nota, circolano regolarmente auto che inquinano più delle norme, «abbiamo testato diversi modelli, tedeschi e non tedeschi». Con le future norme anti-inquinamento, la violazione diverrà ancor più grave. Purtroppo in Germania è sì proibito montare software che trucchino i dati, e la punizione può essere il divieto di circolazione per quel veicolo, però, conclude Mock, sanzioni penali precise non sono previste dalle leggi vigenti.