Tino Oldani, ItaliaOggi 25/9/2015, 25 settembre 2015
IL GOVERNO TAGLIA LA SANITÀ, MA REGALA MILIARDI AI CONCESSIONARI DI AUTOSTRADE E AEROPORTI, DOVE CORRONO STIPENDI DA 700 MILA EURO
Ecco due notizie che fanno ribollire il sangue. La prima: anche se la spesa sanitaria nazionale è in linea con la media europea, come ha documentato l’ex commissario per la spending review Carlo Cottarelli, la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha deciso di dare un taglio alle prestazioni «a rischio di inappropriatezza», ben 208, tra cui tac, risonanze magnetiche ed esami di laboratorio. Lo ha fatto con un decreto in cui si prevede una sanzione pecuniaria per i medici che dovessero prescrivere degli esami superflui, o almeno giudicati tali dai controlli ministeriali. Le 208 prestazioni comportano ogni anno una spesa di 13 miliardi, e la Lorenzin è convinta che la somma potrebbe essere ridotta l’anno prossimo di almeno 180 milioni di euro, tagliando gli sprechi, a suo avviso frequenti (dal 10 al 40%) quando si tratta di tac e di risonanze magnetiche.
Che nella sanità vi siano degli sprechi, non è un mistero. La via maestra per ridurli è quella dei costi standard, invocati da anni, ma mai introdotti. Quelli per cui, ad esempio, in una regione si paga una siringa il quadruplo che in un’altra. Anche per questo, i medici non ci stanno a farsi colpevolizzare dal governo, e minacciano uno sciopero generale. In pratica, si trovano tra l’incudine e il martello: da una parte, il rischio di vedersi lo stipendio decurtato dal governo; dall’altra, quello di una denuncia penale da parte dei parenti di un paziente, al quale sia stata rifiutata una tac per accertare un tumore, rivelatosi poi fatale. Un rischio che molti medici hanno cominciato a coprire con una polizza, visto che il numero di simili denunce sta crescendo da anni.
Comunque vada a finire questa vicenda, è probabile che d’ora in poi le prescrizioni delle tac e delle risonanze magnetiche, che già richiedono lunghe file d’attesa, si ridurranno non poco, con un ulteriore scadimento della qualità del servizio sanitario, e qualche rischio in più per i pazienti. Tutto ciò per risparmiare, è bene sottolinearlo, appena 180 milioni di euro, una goccia nel mare magno della spesa sanitaria, che è di oltre 90 miliardi l’anno. Domanda per la Lorenzin: ne vale la pena? È con questi metodi che pensa di dare prova di buongoverno del denaro pubblico?
E qui veniamo alla seconda notizia che mi ha fatto ribollire il sangue. Mettendo insieme le notizie di varie fonti, compresi gli articoli di ItaliaOggi sulle concessioni autostradali regalate dal governo di Matteo Renzi agli enti locali del Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia (Autobrennero e Autovie Venete), il senatore Lucio Malan (Forza Italia), ha presentato ieri un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e a quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Nell’interrogazione, Malan rivela che gli «organi amministrativi dell’Autobrennero hanno una retribuzione annua di 714 mila euro, mentre lo stipendio medio dei 996 dipendenti è di 75.849 euro, cresciuto negli ultimi cinque anni del 15,6%, cinque punti più dell’inflazione».
Come i nostri lettori sanno bene, la concessione dell’Autobrennero è scaduta nel 2014, e il governo Renzi, invece di riassumere la proprietà dell’autostrada e di assegnarne la gestione con una gara pubblica, con un ricavo di 4-5 miliardi, ha scelto di riaffidarla gratis agli enti locali altoatesini, che ne sono già azionisti, con una gara «in house». Idem come sopra, per le Autovie Venete del Friuli, mentre per altre autostrade (per lo più del gruppo Gavio) si sta seguendo la strada della proroga. Il che, secondo i calcoli dell’economista Giorgio Ragazzi, porta a un regalo totale di 16 miliardi. Soldi che lo Stato potrebbe tranquillamente incassare con gare europee, destinando il ricavato a una robusta riduzione delle tasse, di certo superiore a quella di 5 miliardi promessa per il 2016 con l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa, sui terreni agricoli e sugli imbullonati.
Non solo. Oltre che ai concessionari di autostrade, il governo sta regalando miliardi anche a quelli degli aeroporti, altro settore che in 40 anni non ha mai visto una gara pubblica, benché prevista per legge. Il Bengodi di questo settore è ben rappresentato dagli aeroporti di Roma e di Milano. In cambio della concessione per Fiumicino e Ciampino fino al 2044, la società Aeroporti di Roma (gruppo Benetton) ha ottenuto nel 2012 dal governo di Mario Monti di pagare un canone modesto, pari a 31 milioni nel 2014 (28 milioni nel 2013), a fronte di ricavi per 700 milioni e un utile di 89,6 milioni. A Milano la Sea (Linate e Malpensa) versa un canone di 21 milioni a fronte di 660 milioni di ricavi e 33,7 milioni di utile («dimezzato rispetto all’anno prima per maggiori accantonamenti e spese di ammodernamento»).
Si tratta di business in forte crescita, come precisa il testo della convenzione Adr-governo Monti, in cui si prevede che i 41 milioni di passeggeri attuali di Fiumicino saliranno a 100 milioni nel 2044. Gli utili dichiarati sono il triplo o il quadruplo del canone annuo: se li moltiplicate per 40 anni, certe domande sono inevitabili. Siamo proprio sicuri che i governi del passato (Monti) e quello attuale gestiscano nel modo più appropriato un bene pubblico come gli aeroporti? Oltre alla «inappropriatezza»degli esami sanitari, vogliamo considerare anche quella dei canoni per gli aeroporti e delle concessioni gratuite per le autostrade? E sanzionare pure queste, no?
Tino Oldani, ItaliaOggi 25/9/2015