Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 25/9/2015, 25 settembre 2015
Una settimana fa è esploso il caso Volkswagen, il percorso liturgico-mediatico sta facendo il suo corso, inutile intervenire se non ripetendo ovvietà, due in particolare, la Germania è “come tutti gli altri”, l’America “è spietata con i fabbricatori di trucchi”
Una settimana fa è esploso il caso Volkswagen, il percorso liturgico-mediatico sta facendo il suo corso, inutile intervenire se non ripetendo ovvietà, due in particolare, la Germania è “come tutti gli altri”, l’America “è spietata con i fabbricatori di trucchi”. Buona la prima, falsa la seconda (dipende da chi fa i trucchi). Per prepararmi alle prossime settimane, quelle dell’approfondimento delle analisi e delle diagnosi, ho fatto una specie di “rimpatriata” con alcuni miei collaboratori di quando ero a capo della Divisione Motori Diesel Fiat-Iveco (allora secondo Gruppo al mondo del settore). In conference call abbiamo cercato di rispondere a tre domande postici: a) tecnicamente, di cosa si tratta?; b) quale il presumibile grado di coinvolgimento del Vertice?; c) gli altri Costruttori avranno avuto comportamenti similari? Provo a sintetizzare la nostra analisi. 1 Prendiamo per buono il racconto di John German (nome-nemesi?), il celebre detective “ambientale” che, dice, voleva dimostrare che il “diesel” è più pulito del benzina, invece in corso d’opera scopre che VW truccava i dati e la denuncia. 2 Le centraline di controllo sono della “tedesca” Bosch (numero uno al mondo): si è affrettata a garantire la sua “verginità”. In effetti le centraline di controllo motore possono tenere in memoria svariati “data set” di iniezione, per adattarsi alle diverse condizioni di uso del motore e del veicolo (es: motore freddo/caldo; acceleratore min/max, rapporti di cambio, etc.). I “data set” vengono generalmente “costruiti-gestiti” dal Costruttore auto o motore, così come la strategia di scelta del “data set” più opportuno”. 3 Riconosciuto di essere in condizioni “omologazione” dal fatto che il motore stia percorrendo uno specifico spettro velocità/potenza/marcia versus tempo, oppure perché si riconosce l’inserimento sul motore o sulla vettura di specifici strumenti o sensori multifunzioni si ordina alla centralina di usare il “data set” specifico per omologazione, e il gioco è fatto. 4 Le prove dei prototipi avvengono secondo normale protocollo, una sequenza alternata di km in diverse condizioni d’uso e di controlli delle emissioni, con l’auto sui rulli o con il motore al banco freno. Se tutto è regolare, a un normale test il “tarocco” non si evidenzia, e chi esegue fisicamente le prove, può non sapere, né accorgersene. Tutto questo, teoricamente, non richiede di portare a conoscenza di molti funzionari quanto deciso in alto. E sempre in linea teorica si potrebbe addirittura sostenere un sabotaggio di un unico dipendente infedele. In questo campo, non credo che la VW (ha subito confessato e licenziato il Ceo) abbia la mitica professionalità delle Banche d’Affari anglosassoni che riescono a convincere Magistrati (predisposti) a credere che mostruose operazioni finanziarie a favore della Banca siano state fatte da un oscuro funzionario infedele. 5 E’ pacifico che questa strategia truffaldina sia stata processata all’interno dell’Engineering, ma non è credibile che aziende fortemente gerarchiche come quelle dell’auto non siano state autorizzate dal CEO, nella fattispecie del Vorstand (Consiglio di Gestione), mentre potrebbero esserne non edotti quelli del Consiglio di Sorveglianza (nel caso, mai termine fu più ridicolo). 6 Il resto della struttura dell’Engineering potrebbe non averne saputo nulla, in quanto il processo di sviluppo è del tutto “normale”, i protocolli all’apparenza applicati. Le centraline nascono per usare differenti “data set” in differenti condizioni: il fatto che tale capacità possa venire usata in maniera truffaldina, non influenza per nulla il processo di sviluppo. 7 Da un punto di vista tecnico il giochino appare talmente elementare da risultare imbarazzante (ricordate gli attivi cartacei del bilancio Parmalat?), e ciò apre scenari impensabili. Pare difficile non pensare che gli altri Costruttori, in gran parte con minori risorse di engineeering di VW, non abbiano fatto altrettanto. Sacrosanto che il mercato punisca il “truffatore scoperto” ma è tassativo che la procedura di controllo venga resettata e l’intero comparto riesaminato. 8 Il pericolo è che, dopo questo scandalo, per tranquillizzare l’opinione pubblica si emettano protocolli ancora più restrittivi (sulla carta), sapendo in anticipo che per raggiungerli occorrerà “taroccare” i dati, tanto per costoro il rischio è zero (salvo il pentimento-licenziamento, però con fantozziana liquidazione). Secondo le recenti teorie americane applicate alla Finanza, se scoperti pagheranno sì multe milionarie, ma i costi ricadranno sul “mercato”, quello che dicono di voler servire. Questo è il ceo-capitalism, un modello con una curiosa configurazione filosofica e operativa: non sopporta quadri di riferimento etico-normativi-legali ai quali sottostare e accetta ai vertici solo individui miserabili. Conclusioni? Il Ceo di VW si è dimesso preferendo passare per idiota, piuttosto che da truffatore, com’è in realtà. Quando i Ceo americani truffano sostengono invece che si tratta di desruptive innovation. Diceva Cossiga: “non sono delinquenti, sono banditi”. editore@grantorinolibri.it @editoreruggeri