Paolo Siepi, ItaliaOggi 24/9/2015, 24 settembre 2015
PERISCOPIO
Hollande è andato a mangiare da Bottura. Costa talmente tanto che il giorno dopo Moody’s ha tagliato il rating alla Francia. Gianni Macheda.
Fuga di notizie: spesso è inutile cercare una gola profonda. Meglio mettersi sulle tracce di qualche goletta che naviga leggera leggera. Dino Basili, «Tagliar corto. Mondadori, 1987.
Amo la Russia, sono amico di Putin, mi sento tanto francese quanto cittadino del mondo, e non penso di fare male a nessuno concedendomi la libertà di andare a vivere dove voglio e di amare chi voglio. Esattamente come quando mi spacco il muso con la moto, da solo, quando sono ubriaco: sono fatti miei, non faccio male a nessuno. Quindi che mi si lasci vivere a modo mio. Gérard Depardieu. la Repubblica.
Oggi l’astensione sembra essere diventata il problema principale della sinistra. In parte è inevitabile ed è colpa della realizzazione del progetto del Pd: l’Ulivo aveva più appeal perché era un percorso che teneva insieme persone con aspettative incompatibili sul futuro del centrosinistra, da Clemente Mastella a Fausto Bertinotti. Una volta realizzato il Pd, in tanti sono rimasti delusi. Filippo Andreatta, ordinario di scienza politica a Bologna. Il Fatto.
Anche autorevoli esponenti della sinistra come Luciano Violante (citando il giurista e Lord guardasigilli sir Francis Bacon secondo cui i magistrati devono essere «leoni sotto il trono») hanno finito con il dar forza a una visione gerarchica dei tre poteri dello Stato. Sennonché, al di là del fatto che Bacon si era dovuto ritirare a vita privata dopo una condanna per peculato, la nostra Costituzione non prevede gerarchie tra poteri, ma l’obbligatorietà dell’azione penale (che è garanzia dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge) e l’indipendenza del pm al quale è attribuita anche la disponibilità della polizia giudiziaria. Armando Spataro, procuratore della Repubblica di Torino. Silvia Truzzi (Il Fatto).
C’è chi mi domanda se si può ancora avere fiducia nell’Occidente. Il mondo si disintegra e si ricompone. Bisognerà vedere su quali basi. Se quelle «neoconfuciane» dove ciascuno ha un suo posto fisso, e ho l’impressione che qui si riproducano le caste, oppure se la coscienza individuale ritroverà la forza di progettare una nuova società, con la sua parte di utopia. Paolo Prodi, storico, fratello di Roma (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Prendete un veneziano come Luca Nichetto, che è partito da Venezia, la sua città-mondo, e ha scelto di lavorare nel mondo-città. Non ha ancora quarant’anni ed è uno dei designer più quotati nel mondo. Dieci anni fa a Porto Marghera ha aperto lo studio Nichetto & Partners, design industriale. Adesso la sua factory ha due sedi, quella di Marghera e una a Stoccolma, dove ora vive. Si sente veneziano ma non museale: «Va bene ripulire, ma bisogna anche ricostruire. Alla politica suppliscono altre cose, come la Biennale: è importante perché porta non i turisti, ma persone che capiscono Venezia, e magari ci inquinano bene con la loro contemporaneità». Maurizio Crippa. Il Foglio.
Demagogia è ciò che, con un termine poco comune, si può definire «politica delle sovrapromesse»: promettere tutto, anche quello che non ci si può permettere, e cercare facili benefici nel breve periodo che però non abbiano alcun impatto sul lungo periodo. È il comportamento delle opposizioni che annunciano «quando saremo al governo faremo grandi cose» o quello di chi cerca di farsi eleggere promettendo ciò che sa già non potrà mantenere. Piero Ignazi docente di politica comparata all’università di Bologna. (Virginia della Sala). il Fatto.
Er dibbattito se fa sempre più acceso, perché quelli, l’Italiani, scappeno sempre de più, e nun se sa ’ndò metteli. A certi nun je viè nemmeno in mente che, clandestini o no, l’Italiani so’sempre esseri umani e che questo è un esodo epocale. È ineluttabbile che ner 2035 l’Africa sarà quasi tutta bianca e nel Burundi la lingua ufficiale sarà er romanesco. Quindi la speranza è che, alle prossime elezioni, l’Africani nun se faccino fregà da li partiti populisti che vorebbero bombardà le coste Italiane ’ndo cojo cojo pe’ nun fa’ partì più nessuno. Nun è coi droni che se risorvono sti probblemi, ma andando a parlà coi capi delle tribbù italiane, cercanno de convinceli a mette li campi profughi ner loro paese (pare che le tribbù der Nord sieno le più facili da convince). Agro Romano. Il Fatto.
Torrida giornata di fine agosto a Vada (Livorno). Cielo blu smalto, non un filo di vento. Nell’ora più calda sto sistemando la casa. La finestra è spalancata. Il figlio di cinque anni giocherella con un piccolo dinosauro di plastica. Si affaccia alla finestra. Fuori, nella luce abbagliante del sole allo zenit, il tetto disegna sulla ghiaia un’ombra nera, netta. La voce di mio figlio: «Mamma, a cosa serve l’ombra?» Io, distrattamente: «Serve a dare un po’ di fresco in una giornata come questa». Silenzio. Lui continua a guardare la linea nera, in cortile. «Però», replica, «l’ombra c’è anche d’inverno. A cosa serve l’ombra, d’inverno?» In difficoltà, sto pensando a cosa rispondere quando il bambino si risponde da solo: «Forse, l’ombra serve perché siamo più contenti della luce». Io alzo la testa, disorientata. Poi: «Scusa, cosa hai detto?» Ma lui, già dimentico, di nuovo gioca con il suo dinosauro. Marina Corradi. Avvenire.
Si deve sapere che Il fatto di Biagi accusava un calo di ascolti per colpa di Striscia la notizia e i vertici della Rai non potevano permettersi di perdere nemmeno un telespettatore, perché altrimenti sarebbero stati accusati di favorire Mediaset. La Tv di Stato propose allora al giornalista 10 prime serate e 10 seconde serate per due anni. Biagi non accettò. Così come rifiutò lo spostamento del Fatto su Rai 3, preferendo togliere il disturbo con una buonuscita di 1,5 milioni di euro. La cosa più incredibile, passata del tutto sotto silenzio, è che fu lo stesso perseguitato a smentire la persecuzione in un dispaccio che l’Ansa diramò alle 20.13 dell’8 gennaio 2003, nel quale egli precisava di non essere stato «buttato fuori dalla Rai: al contrario». Nella nota scritta di suo pugno sottolineava: «Con la stessa ho raggiunto, di mia iniziativa, un accordo per me pienamente soddisfacente che gratifica, sotto tutti i profili, morali e materiali, i miei 41 anni dedicati alla Rai». Il titolo di una notizia così dirompente avrebbe dovuto essere come minimo «Biagi: nessuno mi ha cacciato». L’Ansa invece se la cavò con un anodino «Tv: ascolti; Biagi, Fatto era buon concorrente Striscia». Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Il primo spot pubblicitario nacque quando Eva offrì la mela ad Adamo e Adamo la mangiò. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 24/9/2015