Eugenio Occorsio, la Repubblica 24/9/2015, 24 settembre 2015
MULTE, RIMBORSI E TITOLI BRUCIATI. UN BUCO NERO PER WOLFSBURG
Il Ceo della Volkswagen si è dimesso, ma bisogna preoccuparsi per la sorte dell’azienda stessa», scrive la newsletter Eurointelligence. Anche senza arrivare a tanto, il colpo per le finanze della casa di Wolfsburg è tale che se riuscirà a reggere sarà solo perché ha spalle solidissime. Lo scandalo, sommato a qualche problema di mercato, ha già spazzato via l’utile 2015: nel 2014 i profitti operativi erano stati di 12,7 miliardi di euro e quelli netti di 10,9 miliardi, su 202 miliardi di fatturato, in miglioramento rispetto ai 9,1 miliardi di utile netto e ai 197 miliardi di ricavi del 2013. Ma già nel primo semestre di quest’anno, come risulta dai documenti diffusi dalla casa, il ritmo di crescita nella vendita di auto era rallentato a causa della frenata cinese, mercato per la Volkswagen più importante dell’ America, nonché – scrive la relazione semestrale – al declino in Est Europa (altro mercato-chiave), Sud America e tutta l’area Asia-Pacifico. Rispetto ai 5,1 milioni di auto vendute nella prima metà del 2014, la Vw ne ha vendute 5 milioni nel 2015. Anche in virtù dei giochi incrociati dei cambi – ammette la relazione – il fatturato nei sei mesi è riuscito a crescere fino a 108 miliardi (+10%) e l’utile operativo a 8,8. Ma di macchine il gruppo ne stava vendendo meno. «Sarà difficile trovare spazio finanziario per le ingenti spese che dovrà affrontare », commenta Paolo Martino, analista di Frost & Sullivan. Paradossalmente, il gruppo aveva appena stanziato 7 miliardi di euro per uno sforzo di penetrazione sul mercato americano, visto che la sua quota era scesa dal 3 al 2% in un anno e che nelle altre parti del mondo gli spazi di crescita si stringono per le crisi economiche diffuse: i fondi servivano a incrementare la produzione dei veicoli a più sostenuta motorizzazione adatti alle strade degli States nelle 4 fabbriche americane (su 63 nel mondo), e ad adattare le macchine agli elevati standard di sicurezza ed ecologia richiesti dagli Usa. «Dai paraurti “formato autoscontro” fino alle emissioni che devono essere contenute nei 30-32 milligrammi di ossidi di azoto ammessi contro i quasi 70 tollerati in Europa», dice Martino. Tutto è finito con un disastro e i miliardi dovranno moltiplicarsi chissà quante volte. Intanto ci sono da pagare le multe, ancora imprecisate. La prima stima di 18 miliardi deriva dal calcolo dei 480mila veicoli interessati (il 6% della produzione annua della Volkswagen) con la multa-standard comminata dall’Epa di 37mila dollari a macchina, con l’aggiunta delle previste sanzioni da parte delle autorità statali che però sono passibili di aumento. Il tutto fa impallidire i 6,5 miliardi stanziati dalla casa come primo fondo. Si consideri che la stessa azienda dichiarava a metà anno una liquidità netta di 21,5 miliardi sulla quale però già grava la necessità di finanziare un aumento di capitale della Financial services division. Come dire che la cassa si sta esaurendo. Senza dire cosa succederà se saranno coinvolti gli 11 milioni di auto circolanti in Europa.
Gli studi legali stanno lavorando su un punto controverso: sulle macchine richiamate si metterà in regola il software, ma senza modifiche sostanziali saranno comunque fuorilegge. «Non escludo che debbano essere sostituite», spiega Wolf Michael Kühne, avvocato guarda caso tedesco dello studio Dla Piper. «I costi andrebbero fuori controllo. Però sarebbe un modo, mi consenta di definirlo tedesco, come accadde con lo scandalo delle mazzette Siemens, per dimostrare che l’azienda fa sul serio e vuole uscirne davvero affidabile ». Per ripristinare l’immagine della Costa Crociere, l’azionista Carnival ha speso 2 miliardi di pubblicità. «Qui bisogna mettere al lavoro un ufficio centrale di 8-9 persone più 30-40 squadre nei principali Paesi di 6-7 operatori esperti che contattino clienti, concessionari, autorità locali», dice Cesare Valli, capo della Sec-Pubbliche relazioni che ha gestito la crisi Thyssen e Gardini-Chicago board of trade. «La spesa iniziale non è inferiore ai 30 milioni, dopodiché bisogna partire con la campagna con slogan convincenti». Sui conti dell’azienda pesano infine, oltre ai rischi di risarcimento, i crolli (ieri arginati) sui mercati azionario e obbligazionario. Il titolo ha bruciato24 miliardi indue giorni di euro: colpo letale a qualsiasi aumento di capitale che servisse per fronteggiare l’emergenza. E l’obbligazione ha visto allargarsi a dismisura lo spread verso gli altri titoli industriali.