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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

MA ADESSO CI SONO I SOLDI PER DIFENDERSI DA APPLE?

Lunedì, mentre il dieselgate affondava le azioni Volkswagen, il Wall Street Journal svelava l’accelerazione di Titan, il progetto di auto elettrica della Apple. La coincidenza conferma che la casa tedesca si è cacciata nei guai proprio nel momento più sbagliato. Il settore dell’auto, di cui Volkswagen puntava a diventare il leader mondiale quest’anno, si trova nella fase iniziale di due grandi trasformazioni tecnologiche. La prima è quella delle auto elettriche, già una realtà di nicchia per i principali costruttori e probabilmente la norma per tutti nel giro di un decennio. La seconda innovazione è quella delle auto che si guidano da sole, i cui tempi sembrano più lunghi, ma comunque non lunghissimi. Non è certo che le grandi case automobilistiche sapranno avere un ruolo centrale in queste rivoluzioni, non è scontato che sappiano soppravvivere al cambiamento. Rischiano, perché non hanno i miliardi che servono a finanziare la ricerca e lo sviluppo per un’innovazione così radicale.
Nella presentazione con cui, lo scorso aprile, ha fatto outing sulla voglia di un alleato per Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne ha mostrato numeri molto chiari: tutti assieme i grandi costruttori di auto spendono più di 2 miliardi di euro a settimana nello sviluppo di nuovi prodotti, ma la ricompensa che ottengono per questo enorme sforzo di ricerca è molto magra. Il settore auto, infatti, offre margini di profitto piuttosto bassi rispetto ad altri comparti (gli utili di Volkswagen, per esempio, sono pari a solo il 6% dei ricavi) e uno scarso ritorno sull’investimento. Quindi, concludeva Marchionne, le aziende devono allearsi per condividere i costi dell’innovazione.
Il problema è che altrove, cioè fuori dal mondo dei grandi marchi che hanno fatto la storia dell’auto, c’è chi ha una gran voglia di costruire le macchine del futuro e anche i soldi per riuscirci. Sta succedendo tutto in California. A Palo Alto la Tesla Motors creata quasi dal nulla dal guru Elon Musk ha saputo imporre, con la Model S, il modello di riferimento per l’auto elettrica globale. La settimana prossima Musk presenterà il crossover Model X e per l’anno prossimo ha promesso il lancio della Model 3, auto elettrica da 35mila dollari, cioè quasi per tutti. Pur non avendo fatto ancora un solo dollaro di utile, la Tesla ha saputo incassare centinaia di milioni dai fondi di Wall Street, ha raggiunto una capitalizzazione di 34 miliardi di dollari e non ha trovato difficoltà a investire 5 miliardi per avviare i cantieri della Gigafactory, enorme stabilimento nel Nevada in cui dal 2017 realizzerà ogni anno più batterie agli ioni di litio di quante ne sono state prodotte nel mondo nel 2013. Difatti è alla Tesla che Apple ha soffiato – a colpi di bonus e aumenti di stipendio – decine e decine di ingegneri per costruire la sua auto elettrica. Secondo il Wall Street Journal l’azienda di Cupertino, ancora California, ha portato da 200 a 600 i dipendenti al lavoro sul progetto Titan e si è data l’obiettivo di avere un modello pronto per il 2019. Per chi finora si è occupato di computer e telefonini non è uno scherzo lanciarsi nel mercato dell’auto, ma i 203 miliardi di dollari che la Apple ha in cassa sarebbero sufficienti a comprare tutte le azioni di Volkswagen, General Motors, Toyota e Tesla, e avanzerebbe ancora qualche decina di miliardi. L’azienda dell’iPhone, la più grande del mondo, vuole costruire un’auto elettrica, ha le risorse per farlo e sa di potere contare su milioni di fan che non vedrebbero l’ora di sfoggiare il logo della mela sul cofano della loro auto. Nel frattempo auto che si guidano da sole percorrono da mesi – con qualche incidente ogni tanto – le strade di Mountain View, sempre California, la città di Google. Sono le auto su cui sta puntando forte il colosso della ricerca su Internet. Il denaro anche in questo caso non manca (nel 2016 la liquidità del gruppo raggiungerà i 100 miliardi) e l’azienda si è data l’obiettivo di mettere sul mercato la Google Car entro il 2020.
Per quell’anno dovrebbero arrivare nelle concessionarie anche i 20 nuovi modelli elettrici o ibridi di Volkswagen. L’Ad Martin Winterkorn lo aveva promesso giovedì scorso, prima che lo scandalo dell’imbroglio sulle emissioni travolgesse l’azienda. Il gruppo prevedeva di chiudere il 2015 con 12 miliardi di utili e 30 miliardi di euro in cassa. Il profit warning lanciato ieri significa che quegli utili non arriveranno. Adesso non è chiaro se il gruppo di Wolfsburg avrà i soldi per finanziare questa ambiziosa svolta elettrica prima che i geekdella Silicon Valley si prendano tutto il mercato.