Angela Zoppo, MilanoFinanza 23/9/2015, 23 settembre 2015
ALITALIA, NEL TOTO-AD SALE GIORDO
Spunta un altro candidato eccellente nella corsa alla cloche di Alitalia. Da più parti si comincia a fare il nome di Giuseppe Giordo, fino a marzo scorso amministratore delegato di Alenia Aermacchi. Il profilo di Giordo corrisponde a quello dell’uomo-macchina che ha in mente il presidente della compagnia, Luca Montezemolo, che ha assunto ad interim le deleghe dell’ex amministratore delegato Silvano Cassano ed è intenzionato a mantenerne qualcuna di peso, come le relazioni internazionali e il marketing, una volta che la vacatio al vertice sarà colmata.
Giordo non è nuovo a candidature di peso; era stato indicato già come possibile capo-azienda di Finmeccanica prima dell’investitura di Mauro Moretti. Una volta uscito dall’orbita di piazza Monte Grappa, era dato in corsa per la poltrona di Enav, la società dei controllori di volo in via di privatizzazione, ora guidata da Roberta Neri. Il suo nome si aggiunge a quelli di Bruno Matheu (coo Etihad Equity Partners), Glen Hauenstein (chief revenue officer di Delta), Duncan Naysmith e Giancarlo Schisano, rispettivamente cfo e coo di Alitalia.
Intanto il ceo di Etihad, James Hogan, ha fatto il punto della situazione post-Cassano con il management di Alitalia. Il numero uno della compagnia emiratina, accompagnato da Matheu, era a Roma per il summit con i vertici dei vettori partecipati: Alitalia (49%), Air Berlin (29,2%), Air Serbia (49%), Air Seychelles (40%), Jet Airways (24%) e Darwin (33%). I conti del primo semestre 2015 infatti hanno messo in luce alcune debolezze che il piano di sviluppo congiunto non ammette. Non tanto per le perdite, 130 milioni di euro (erano circa 100 milioni nel primo trimestre), in linea con le previsioni del piano industriale, al netto dei danni stimati dalla compagnia per il rogo del 7 maggio scorso che ha limitato a lungo l’operatività dell’aeroporto di Fiumicino. Alitalia, con 1.077 voli cancellati e 5.652 posticipati, li ha quantitificati in 80 milioni di euro, anche se Adr, la società che gestisce lo scalo romano, contesta la cifra. Altro fattore negativo non imputabile alla gestione Cassano è il congelamento della rotta Roma-Caracas a causa delle restrizioni valutarie del Venezuela. Rispetto al trimestre precedente si è registrato comunque un incremento dei passeggeri, che sono cresciuti dai 4,5 milioni di gennaio-marzo ai 5,8 milioni del trimestre aprile-giugno, che ha portato il totale del semestre a 10,3 milioni. Migliorato di conseguenza anche il cosiddetto load factor, ossia l’indice di riempimento degli aerei, che è passato al 75% dal precedente 72,5%. Ma il problema restano i costi. Quelli del carburante soprattutto. Il meccanismo dei contratti di hedging, con i quali le compagnie bloccano il prezzo del jet fuel per proteggersi da eventuali rialzi, in questo caso è stato un danno più che un beneficio, perché la compagnia italiana si è assicurata quando il greggio era oltre i 100 dollari al barile, coprendo con i contratti hedging circa il 75% del suo fabbisogno. I dati relativi all’hedging sono tra i più sensibili per le compagnie aeree e, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, da aprile 2015 a dicembre 2016 Alitalia si sarebbe garantita forniture di carburante per un controvalore di 892 milioni di euro, mentre nel semestre avrebbe speso circa 380 milioni di euro per il pieno degli aerei. Un documento inviato da Deloitte al board di Alitalia, pur confermando che le performance sono in linea con gli obiettivi del piano, segnala anche criticità del network in alcuni mercati, come Russia, Giordania, Israele e Nord Africa, in aggiunta a problemi cronici, come la concorrenza delle low cost. Tutte sfide che il nuovo amministratore delegato di Alitalia si ritroverà sul tavolo.
Angela Zoppo, MilanoFinanza 23/9/2015